Sono in molti tra i suoi a spingerla per una nuova corsa al Campidoglio. A poche ore dal tracollo dei grillini in Emilia Romagna e Calabria alle scorse regionali, il capogruppo Giuliano Pacetti la difendeva a spada tratta: “Si riparta dagli esempi delle amministrazioni virtuose a Roma e Torino”. Un’altra spalla arrivava dall’assessore al Personale, uno dei fedelissimi della sindaca, Antonio De Sanctis: “La vera politica si fa sui territori”. Come a dire: guardate nelle città a trazione grillina se il Movimento funziona o meno. Insomma, la sindaca il suo gruppo di supporter all’ombra del Marc’Aurelio ce l’ha. “
Tecnicamente, essendo al suo secondo mandato, non potrebbe presentarsi. Luigi Di Maio ha introdotto mesi fa il “mandato zero” che però non vale per i sindaci con alle spalle una consiliatura all’opposizione. Per Raggi si affaccerebbe allora l’ipotesi di una lista civica a sostegno del Movimento, progetto che però in diversi vedono di corto respiro e di non facile attuazione in termini numeric
Più probabile approdare a un ulteriore cambio di regole sui due mandati, d’altronde di principi cardine a cinque stelle ne sono stati scardinati già parecchi. A preoccupare piuttosto è il crollo del consenso anticipato dai sondaggi – l’ultimo diffuso dall’agenzia di stampa Dire elaborato da Teché dà Raggi al 10% – e ben palpabile tra i romani che sempre più spesso ne contestano l’operato. Rientrare tra i consiglieri di minoranza con la coda fra le gambe sarebbe una batosta non da poco. Meglio pensare a un piano b.
Insomma, Raggi sembra muoversi nel tentativo di occupare anche una casella nel nuovo assetto grillino ai piani alti. Equilibri tutti da rivedere, sui quali molto verrà deciso in occasione degli Stati Generali del partito in programma per marzo. D’altronde la sua omologa di Torino Chiara Appendino è finita subito nel toto nomi del post Di Maio. Perché non pensare anche per Raggi a un ruolo nazionale. Per lei tifano i suoi del Campidoglio, i”raggiani”, e quella fetta di Movimento delle origini capeggiata da Max Bugani, non a caso assunto di recente nella macchina capitolina come capo staff. Storico consigliere comunale di Bologna, prima numero due dell’associazione Rousseau, molto vicino a Davide Casaleggio, in ottimi rapporti con Beppe Grillo, oggi in aperta rottura con i vertici e con un pessimo rapporto con Di Maio. I due divorziarono in maniera alquanto burrascosa già lo scorso agosto.
Raggi e la battaglia anti Salvini
Un punto a suo favore e della sua area, ora che Di Maio si è fatto da parte e una folta corrente di grillini vuole una nuova fase caratterizzata da una più netta collocazione politica del Movimento. Basta con la “terza via”, quella equidistante dalle “ideologie”, e avanti invece nel campo progressista e, soprattutto, antidestra. A spingere in questa direzione ci sono le due romane, Paola Taverna e Roberta Lombardi, e lo stesso Bugani, che contro Salvini e la destra si esprimeva a chiare lettere anche quando era alleato di Governo.
Anche la sindaca sembra volersi ritagliare ora un ruolo da “anti Salvini”, con tanto di hashtag continuamente rilanciato dai suoi appena il leader della Lega tocca Roma: #salvinichiaccherone. Una linea che servirà in un eventuale nuova campagna elettorale romana, perché il Carroccio giocherà a fianco di Fratelli d’Italia una battaglia con ogni probabilità all’ultimo voto, ma anche nel grande cantiere nazionale. Un ruolo d’altronde non esclude l’altro.