Arrestata Gina Cetrone, di "Cambiamo! con Toti". Le reazioni dei partiti

Usava gli uomini del clan di Silvio per riscuotere i suoi crediti e per favorire, più tardi la sua campagna elettorale a sindaco di Terracina.

E’ questa l’accusa con la quale gli agenti della squadra mobile di Latina hanno messo le manette stamattina a Gina Cetrone, dapprima consigliere regionale del Pdl e poi approdata al partito di Giovanni Toti “Cambiamo!”.

Con lei in manette altre quattro persone: Armando detto Lalla’, Gianluca e Samuele Di Silvio e il marito Umberto Pagliaroli. Molto gravi le ipotesi di reato contestate, che vanno dall’estorsione, ad atti di illecita concorrenza e violenza privata, il tutto con l’aggravante del metodo mafioso.

Gli imputati sono finiti dietro le sbarre su ordinanza del GIP di Roma Antonella Minunni, che ha disposto la misura cautelare.

L’accusa: gli accordi con il clan dei Di Silvio per riscuotere i crediti

Secondo la tesi degli inquirenti, che si poggia sulle testimonianze di alcuni pentiti come Renato Pugliese e Agostino Riccardo, la Cedrone, assieme a suo marito Pagliaroli utilizzavano uomini appartenenti al clan mafioso dei Di Silvio per riscuotere i loro crediti.

I due, attraverso la Vetritalia srl, società a loro riconducibile, avevano erogato una ingente fornitura di vetro ad un piccolo imprenditore abruzzese, che per via di alcune contestazioni avrebbe poi ritardato il pagamento.

Dopo una serie iniziale di minacce, la Cetrone avrebbe deliberatamente utilizzato esponenti del clan mafioso dei Di Silvio per riscuotere il credito dal loro debitore. L’uomo sarebbe stato minacciato e gli sarebbe stato intimato di recarsi immediatamente presso l’abitazione della Cetrone e del Pagliaroli.

Una volta sul posto, la vittima avrebbe ricevuto gravi minacce di percosse e ulteriori intimidazioni. Il tentativo di fuggire nella sua auto sarebbe stato addirittura vietato con la forza da Pugliese e Riccardo.

Dopo il grave atto intimidatorio, l’imprenditore si sarebbe così recato il giorno dopo in banca, controllato e minacciato a vista durante il tragitto dai malviventi: il risultato sarebbe stato un bonifico di €15000 eseguito seduta stante a favore della Vetritalia srl oltre a €600 in contanti, pagati direttamente a Pugliese e Riccardo per il disturbo.

La presunta alleanza mafiosa per le elezioni a Terracina

Ma non solo. Cetrone e il clan dei Di Silvio avrebbero collaborato non solo per la riscossione dei crediti, ma anche per intere campagne elettorali. Sempre secondo l’accusa, tra l’ex consigliere regionale e il clan dei di Silvio venne stretto un accordo per dare massima visibilità alla candidatura a primo cittadino nel 2016 a Terracina.

In cambio di una tangente di €25000 sborsata nei confronti dei Di Silvio, gli uomini del clan mafioso si sarebbero preoccupati di dare massima visibilità ai manifesti elettorali della Cetrone, strappando e minacciando chiunque avesse tentato affissioni alternative negli appositi spazi di Terracina.

“Era di dominio pubblico come la campagna elettorale di Cetrone era sostenuta dagli zingari e che alle spalle vi era almeno come rappresentante Agostino Riccardo (legato al clan Di Silvio e poi collaboratore di giustizia, ndr), persona che non conoscevo” dichiarava agli inquirenti come persona informata sui fatti, il 6 settembre 2019, Gianluca D’Amico, l’addetto alle affissioni dei manifesti elettorali dei candidati avversari di Cetrone.

Carriera di Gina Cetrone: prima imprenditrice poi in politica

Gina Cetrone nasce il 2 maggio del 1971, sposata con Umberto Pagliaroli. Dopo gli studi si impegna da subito a lavorare nell’azienda agricola di famiglia, produttrice di olio extravergine a Sonnino.

Dopo pochi anni, la Cetrone inizia ad occuparsi anche della gestione contabile dell’azienda di suo suocero e in particolare della vendita di prodotti in vetro per alimenti.

E’ il 2009 quando la Cetrone, oltre all’attività imprenditoriale, decide di scendere in politica. Si candida come consigliere provinciale di Latina, iscritta nella lista del PdL di Armando Cusani.

Una carriera davvero sfolgorante, tanto che già nel 2010 ricopre per il PdL la carica di vicepresidente della Commissione Piccola e Media Impresa, Commercio e Artigianato, Vicepresidente della Commissione Speciale Sicurezza e Prevenzione degli Infortuni sui Luoghi di Lavoro e membro della Commissione Agricoltura.

La Cetrone riesce ad entrare anche nel listino di Renata Polverini all’ultimo momento, scalzando l’ex eurodeputato e fondatore di Forza Italia a Latina Stefano Zappalà. E’ il 2013 quando la Cetrone, aderisce al centrodestra nazionale-Fratelli d’Italia e si candida sindaco di Terracina con la lista “Sì Cambia”, anche se si troverà poi a sostenere il candidato sindaco di Forza Italia.

Arresto Gina Cetrone: le reazioni dei partiti

“Estorsione, illecita concorrenza, – spiega Alice Salvatore, Capogruppo regionale del MoVimento 5 Stelle e candidata presidente per la Regione Liguria – violenza privata con l’aggravante del metodo mafioso. Non vengono quasi le parole per commentare un’accusa del genere. È questa la scelta fatta da Cambiamo?

Sono questi i compagni di partito di Giovanni Toti e Giampedrone? Diciamo basta alla commistione politica affaristico-mafiosa. Il centrodestra, con a capo Silvio Berlusconi, – continua Salvatore – vuole riportare in Liguria questa gente. Cosa pensare di Giovanni Toti? O si fanno ipotesi gravissime, che non penso siano vere, o sicuramente è una persona che non sa controllare chi fa cosa nel suo mini partito.

“Davvero vogliamo rischiare che personaggi di questo calibro governino per 5 anni la nostra meravigliosa Liguria?”, chiede Salvatore. “Io dico no!”. Come diceva Paolo Borsellino: “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo. In Liguria sono riuscita a istituire la commissione Antimafia permanente, – conclude la pentastellata – proprio perché conscia del pericolo e memore del grande insegnamento che persone come Borsellino hanno dato a tutti noi.”

Gli arresti di oggi confermano “il rapporto tra la criminalità organizzata e alcuni ambienti politici di destra del capoluogo pontino”. Lo scrive in una nota comunicato il segretario del Pd Lazio, senatore Bruno Astorre.

“Più volte abbiamo denunciato i legami e le complicità tra esponenti della destra locale con clan mafiosi e oggi nuovamente abbiamo la dimostrazione grazie al lavoro straordinario della magistratura e alla collaborazione di alcuni pentiti l’inchiesta ha assunto contorni gravi e pesanti che portano alla luce non solo il sostegno dei boss a esponenti di Lega e Fratelli d’Italia ma l’uso del clan Di Silvio per estorsione, violenza privata con l’aggravante del metodo mafioso.

Una commistione tra politici e organizzazioni criminali locali – conclude Astorre – che deve essere fermata dai vertici nazionali dei partiti di destra che hanno la responsabilità politica e non possono proseguire a fare finta di niente”.

Immediata presa di distanza invece da parte del comitato promotore regionale “Cambiamo!” del Lazio. “In merito alle notizie stampa sull’arresto di Gina Cetrone, il Movimento politico “Cambiamo!” con Toti fa presente che Gina Cetrone non ha mai ricoperto incarichi nazionali e regionali all’interno di “Cambiamo” ma ha semplicemente fornito la propria disponibilità a collaborare sul territorio provinciale di Latina: cosa evidentemente non possibile dopo i fatti contestati alla Cetrone, accaduti nel 2016 e di cui “Cambiamo!” non era a conoscenza.

In un clima di piena fiducia nell’operato della magistratura, auspichiamo che Gina Cetrone saprà dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati”.

Giovanni Toti, fondatore di “Cambiamo!”, sottolinea in un post su Facebook come “la signora Cetrone, ex consigliera del Lazio arrestata per estorsione, non solo non riveste alcun incarico in Cambiamo!, ma la sua iscrizione al nostro movimento non risulta neppure formalizzata”.

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