Gdpr. Dopo un mese la spesa pubblicitaria ha iniziato a recuperare

La spesa pubblicitaria ha iniziato a recuperare un mese dopo l’arrivo del Regolamento generale sulla protezione dei dati che l’ha messa in crisi. Il panico degli inserzionisti verso la legge sulla privacy dell’UE si è trasformato in pragmatismo. Alcuni clienti hanno tagliato gli acquisti programmati tra il 20 e il 50 percento nei giorni successivi all’entrata in vigore del GDPR il 25 maggio, secondo quanto riferito da diversi acquirenti media nazionali.

A un mese dall’inizio, le spese sono in qualche modo migliorate rispetto ai livelli di applicazione pre-GDPR. Ora, i marchi stanno spendendo circa il 30 percento in meno sugli annunci rispetto a quello che era prima del 25 maggio, ha dichiarato un acquirente media presso un’agenzia indipendente. La spesa di advertising è diminuita per due motivi: in primo luogo, alcuni editori non avevano le strutture per garantire il consenso per la pubblicità mirata, il che limitava il numero di siti che gli inserzionisti potevano acquistare. In secondo luogo, gli inserzionisti erano cauti nello spendere budget in quei circuiti che non davano sicurezza di poter indirizzare i propri annunci in modo sicuro o legale.

Con il tempo queste paure si sono attenuate e la spesa è tornata a crescere in modo significativo. Due fonti media hanno detto che gli editori hanno visto che i tassi di consenso opt-in hanno raggiunto gradualmente il 75% da quando è arrivato il regolamento, il che ha convinto gli inserzionisti ad acquistare più annunci.

Jon Slade, responsabile commerciale presso il Financial Times, ha dichiarato che la domanda di nuove inserzioni è ripresa dopo cinque giorni dall’arrivo della Gdpr. Deutsche Telekom ha interrotto alcuni acquisti subito dopo l’entrata in vigore della legge, ma Gerhard Louw, responsabile della gestione internazionale dei media, ha detto che la spesa ora è tornata ai livelli pre-GDPR.

Mentre alcune aziende “potrebbero aver temporaneamente spostato i budget, stiamo assistendo a un ritorno ai metodi classici in modo generalizzato“, ha dichiarato Chris Hogg, direttore di Lotame in Europa, Medio Oriente e Africa.

Molti inserzionisti spostano la maggior parte della spesa dal targeting del pubblico a favore di strategie di targeting contestuale o accordi diretti con gli editori. Chris Ashton-Green, fondatore e chief revenue officer di Regit.cars, azienda di servizi automobilistici, ne ha tratto beneficio. La sua attività, che consente ai titolari di automobili di ottenere informazioni sull’acquisto e la vendita delle auto, ha riscontrato un aumento di interesse nei confronti delle attività dirette.

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