Ricatto sessuale online: cosa fare, cosa non fare. La guida completa

Che cosa fare e non fare in occasione di un ricatto sessuale online?

I ricatti sessuali online sono uno dei crimini informatici più comuni e gravi, che mietono ogni giorno migliaia di vittime, alcune portate sull’orlo della disperazione. In questa guida risponderemo alle principali domande sui ricatti sessuali online e daremo delle indicazioni su che cosa fare in queste situazioni e che cosa non fare durante un ricatto sessuale online.

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Come avviene un ricatto sessuale online?

La dinamica di un ricatto sessuale online segue un percorso piuttosto standard. Questa infatti non è l’iniziativa di una singola persona che decide di ricattare una vittima casualmente, ma è l’attività di gruppi criminali internazionali, solitamente provenienti da paesi come Burkina Faso, Filippine o Costa d’Avorio, che sono organizzati e specializzati nella sextortion online.

Le piattaforme sulle quali si viene normalmente contattati sono i popolari social network come Facebook, (Cosa fare in caso di ricatto su Facebook) Instagram (Cosa fare in caso di ricatto su Instagram) e TikTok, ma anche app come Telegram (Cosa fare in caso di ricatto su Telegram), Whatsapp e applicazioni di incontri come Meetic, Badoo o Meetme.

Tutto inizia sempre con la richiesta di amicizia da parte di una ragazza particolarmente bella e con un profilo verosimile, che normalmente conta circa dai 200 ai 500 follower. 

Assieme alla richiesta di amicizia giunge allo stesso tempo un tentativo di contatto attraverso la messaggistica istantanea, ovvero la chat della specifica piattaforma, che sia Facebook Messenger, la chat privata di Instagram o una nuova chat Telegram.

La persona si dimostra immediatamente interessata all’aspetto personale, raccontando qualche informazione su di sé, spiegando rapidamente la storia della propria famiglia e dimostrando da subito un interesse sessuale.

Con un misto di provocazioni e complimenti, la ragazza chiede di avviare una chat sexy.

Durante la chat, la ragazza inizia a spogliarsi e ad ammaliare il proprio interlocutore, chiedendo l’invio di foto personali. Se queste vengono inviate la ragazza rincara la dose, domandando insistentemente di inoltrare un breve video in atteggiamenti intimi. 

In alternativa, la donna potrebbe chiedere di avviare una videochiamata, durante la quale la ragazza fa in modo che la propria vittima si spogli, con l’intento di registrare non solo il suo corpo ma anche il volto, in modo che sia riconoscibile.

Non appena entrata in possesso di materiale compromettente il tono della conversazione cambia immediatamente: viene richiesto del denaro per non divulgare il materiale appena registrato alla propria rete di follower.

Molto spesso la richiesta viene giustificata dalla presenza di un parente malato, e per aggiungere un tocco di credibilità alla storia viene inoltrata un’immagine di una persona sul letto di ospedale, che ha urgente bisogno di cure.

La minaccia si fa sempre più seria. E’ fondamentale pagare una cifra di denaro altrimenti l’immagine verrà inoltrata ai propri contatti, uno per uno, rovinando permanentemente la propria reputazione.

A questo punto la ricattatrice utilizza una serie di tecniche per terrorizzare il proprio interlocutore. La prima è quella di richiedere una cifra molto alta, anche 10.000 euro. Se la vittima dichiara di non possedere quel denaro, il prezzo si abbassa gradualmente, fino a individuare una somma che la vittima è disposta a pagare.

Molto spesso la ricattatrice mostra alcune schermate dove si vede che il video sessuale sta per essere inoltrato alla chat di un proprio contatto. La donna, attraverso una analisi dei nostri profili social, riesce ad individuare le persone che più ci stanno a cuore: nostra moglie, la nostra fidanzata, i nostri amici più stretti.

La ricattatrice inizia un countdown, ovvero un conto alla rovescia, al termine del quale cliccherà sul tasto “Invio” e i propri contatti riceveranno il materiale.

Se tutto va come previsto dai ricattatori, la vittima sarà letteralmente terrorizzata e pronta a pagare. Il pagamento può avvenire in diverse modalità. La prima è attraverso PayPal, ma possono essere utilizzati anche dei bonifici bancari internazionali, delle applicazioni come SendWave, la ricarica di carte Postepay o lo scambio di criptovalute, come i Bitcoin.

I ricattatori affermano sempre che il pagamento permetterà di cancellare il materiale e di chiudere la questione, ma questo non avviene mai. La persona, per le più disparate motivazioni, richiede immediatamente altro denaro, fino ad arrivare a una sorta di pagamento regolare, che avviene generalmente ogni settimana od ogni 15 giorni, altrimenti il materiale verrà inviato.

Si consolida così un meccanismo estorsivo per cui la vittima, costantemente in preda alla paura, è obbligata ad eseguire dei versamenti periodici.

Quindi non esiste alcun parente malato?

Uno dei metodi con cui i ricattatori giustificano la loro richiesta di denaro è la presenza di un parente malato. Puntualmente viene inviata l’immagine di una persona ricoverata in ospedale, sul letto, con le flebo, in gravissime condizioni.

Si tratta sempre di un’ipotetica sorella o zia malata, con il cancro, che ha bisogno di cure urgenti. Si tratta di una bugia completamente inventata e ripetuta a tutte quante le vittime, che serve a supportare la storia raccontata dai ricattatori. Non c’è nulla di vero.

Ho ricevuto un messaggio con una comunicazione dell’Interpol

Alcune volte i ricattatori utilizzano una storia collaudata, che purtroppo sortisce ancora effetto in tanti casi. Gli estorsori inoltrano un fittizio messaggio dell’Interpol, che dice di aver individuato sul dispositivo computer o smartphone della vittima del materiale pedopornografico.

In seguito, si minacciano delle ripercussioni legali pesantissime, a meno che non si sia disposti a pagare una somma, in virtù della quale l’inchiesta verrà chiusa. È chiaro ed evidente che si tratta di un messaggio totalmente falso, anche perché non vi è nessuna somma che potrebbe convincere l’Interpol a non perseguire un pedofilo.

Eppure, questa comunicazione spesso ha effetto sulle vittime meno preparate, che si agitano ancora di più e cominciano a pagare per cercare di sfuggire al meccanismo ricattatorio.

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La minaccia di pubblicare foto e video ai miei contatti o su internet è reale?

La minaccia di pubblicare il materiale, o di inoltrarlo alla propria rete di contatti, è assolutamente reale.

Purtroppo esistono dei contenuti su internet, altamente fuorvianti, dove si afferma che questo tipo di minacce sono completamente fasulle e che in realtà non accade nulla: niente di più sbagliato.

E’ semplice questione di logica: se davvero non accadesse nulla, ben presto le persone imparerebbero che si tratta solamente di una minaccia innocua e l’attività criminale finirebbe nell’arco di pochi mesi. E invece la Sextorsion è un fenomeno che ha conosciuto una crescita vertiginosa negli ultimi dieci anni, e negli Stati Uniti si sono verificati addirittura dei casi di suicidio.

Questo significa che l’utilizzo del materiale personale è una ipotesi assolutamente verosimile e reale.

La prima cosa che fanno questi criminali è aprire dei gruppi Instagram, che permettono di condividere il materiale con un alto numero di follower in poco tempo. In alternativa possono creare dei gruppi su Facebook Messenger, contando sul fatto che l’arrivo delle notifiche permetterà alla propria rete di contatti di andare a visualizzare il contenuto.

Esiste poi la possibilità di pubblicare i video su YouTube o su altre piattaforme come Dailymotion o Vimeo. Solitamente viene creata una pubblicazione programmata, che verrà annullata solo dietro pagamento della somma.

I ricattatori possono anche creare degli interi blog contro la propria vittima. In questo caso la piattaforma più usata è Blogspot, la quale è semplice da utilizzare e ha degli strumenti di moderazione praticamente inesistenti. In questo caso, i ricattatori uniscono le foto e i video personali a titoli e parole altamente pericolose per la propria reputazione, come “pedofilo”, “sesso con minorenne”, “sesso con bambine”.

In alcuni casi succede che dopo la minaccia di inviare il materiale, eseguendo una serie di domande ai propri contatti, questi confermino di non aver ricevuto nulla. Questo non significa che il pericolo non esista, ma piuttosto che all’inizio i gruppi di ricattatori cercano di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, e dunque si limitano a minacciare la vittima senza inviare il contenuto.

Ma se questa non paga passano sicuramente alle vie di fatto, utilizzando il materiale a loro disposizione. In questo modo la vittima, vedendo il concretizzarsi delle sue peggiori paure, è disposta a pagare per vedere l’immediata cancellazione del materiale compromettente.

Si possono bloccare i messaggi privati dei ricattatori alla propria rete di contatti?

Impedire ai ricattatori di tentare di inviare il contenuto alla propria rete di contatti è in linea generale impossibile.

Nella stragrande maggioranza dei casi i ricattatori eseguono lo scan dei propri follower quando ancora la minaccia non si è concretizzata, per cui l’atto di inviare il contenuto alla propria rete di conoscenze non può essere fermato prima ancora che avvenga.

Quello che si può fare è individuare in tempo reale, attraverso dei software di monitoraggio appositi, azioni come l’apertura di un gruppo Instagram o la pubblicazione di un video su YouTube e agire per ottenerne la rimozione immediata: in questo modo è possibile impedire che questo materiale diventi virale.

E’ possibile proteggere i propri contatti durante il ricatto sessuale?

Proteggere i propri contatti durante un recatto sessuale è assolutamente possibile.

L’importante è attuare la giusta strategia. Non esistono delle miracolose soluzioni hacker per impedire ai ricattatori di tentare di avvicinare i propri conoscenti, né fantomatici “protocolli” che possono scongiurare completamente i rischi.

Ma esistono delle tecniche comportamentali e una serie di impostazioni di privacy che possono notevolmente rallentare la diffusione del materiale e inibire la ricezione dei messaggi, il che complica in maniera sostanziale l’attività criminosa e contribuisce ad attuare la giusta strategia per uscire dalla situazione di ricatto.

Pagare i ricattatori può risolvere o limitare il problema?

Pagare i ricattatori non risolve assolutamente il problema. Purtroppo è noto che i ricattatori promettono alla vittima che, dietro pagamento di una prima somma, il contenuto compromettente verrà cancellato definitivamente e la situazione finirà.

Ma come le vittime che hanno provato a pagare sanno bene, non appena i ricattatori ricevono denaro ne chiedono immediatamente altro. Le loro minacce si fanno sempre più insistenti e addirittura si crea un meccanismo per cui si organizzano dei pagamenti periodici, sempre con la minaccia di pubblicare il contenuto.

Questo in realtà dipende dal fatto che i ricattatori hanno una sorta di “liste” delle vittime prese di mira in un determinato periodo di tempo. Nel momento in cui una vittima paga, la sua priorità all’interno di queste liste aumenta. I ricattatori sanno di poter ottenere del denaro da quello specifico soggetto e insistono.

Per i ricattatori le persone che pagano sono molto più appetibili rispetto ad uno che, per mancanza di denaro o per volontà, si rifiuta di cedere al ricatto.

Ecco perché la Polizia Postale, i Carabinieri e le Forze dell’Ordine in generale suggeriscono sempre di non pagare i ricattatori.

E’ chiaro che al mancato pagamento potrebbe esserci il rischio di inoltro del materiale alla propria rete di contatti, ma in questo caso bisogna utilizzare una strategia di contrasto alla pubblicazione, che porti i ricattatori a lasciar perdere in quanto ogni loro tentativo finisce con un nulla di fatto.

Cosa fare se sono sotto ricatto e sono minorenne?

Purtroppo può capitare che i ricatti sessuali coinvolgano dei minorenni. Se sei minorenne l’unica via di uscita è parlarne con la tua famiglia e i tuoi genitori.

È perfettamente comprensibile che un minorenne possa provare imbarazzo, che tema di essere sgridato e redarguito o che non abbia la confidenza necessaria per rivelare in famiglia una situazione tanto delicata, ma rimanere da soli, senza strumenti, di fronte a ricattatori altamente organizzati è molto peggio.

I minorenni devono subito comunicare in famiglia quanto accaduto, facendo leggere ai genitori il contenuto delle chat e chiedendo il loro aiuto.

In questo modo, i genitori avranno la possibilità di denunciare alle forze dell’ordine e di rivolgersi a servizi privati di pronto intervento che potranno, con la loro autorizzazione, proteggere la reputazione del minorenne ed evitare delle pesanti ripercussioni sulla vita del ragazzo.

Qualsiasi servizio di consulenza ai minorenni deve essere svolto sotto stretta osservanza ed approvazione continua dei genitori e nel pieno rispetto delle norme che riguardano i minorenni.

Denunciare alla polizia postale o ai Carabinieri è davvero utile? Cosa possono fare?

A volte le vittime si chiedono se denunciare un ricatto sessuale online alle forze dell’ordine sia davvero utile, o se Polizia postale o Carabinieri possono davvero fare qualcosa. 

La risposta è che bisogna sempre denunciare alle forze dell’ordine.

Innanzitutto, le forze dell’ordine possono dare degli utili consigli per gestire la situazione, aiutare la vittima a calmarsi e a ragionare, e ad attuare dei buoni comportamenti per non peggiorare la situazione.

Inoltre, si tratta di un dovere civico. Il ricatto sessuale online è riconosciuto come crimine in tutti i paesi del mondo, ed è quindi giusto, nel momento in cui si configura un reato, denunciare alle autorità.

Questo serve anche alle forze dell’ordine per raccogliere dati importanti e portare avanti delle indagini internazionali con l’obiettivo di sgominare definitivamente questi gruppi di ricattatori. Per questo motivo bisogna sempre denunciare.

Anzi, uno degli errori più comuni, presi dal panico, è quello di cancellare le chat con i ricattatori. Questo tuttavia impedisce di sporgere denunce, perché in mancanza di una prova del reato le forze dell’ordine non possono raccogliere la querela. 

Conservate sempre le copie delle chat con i ricattatori, rivolgetevi con fiducia alle forze dell’ordine e consegnate loro tutte le prove di quanto accaduto, attenendovi strettamente alle loro indicazioni.

Eliminare tutti gli account social può risolvere il problema?

Una delle prime reazioni di fronte ad un ricatto online è cancellare definitivamente i propri account social come Facebook, Instagram o TikTok.

In realtà si tratta di un errore. Cancellare i propri account social impedisce di fare due cose.

La prima è quella di segnalare eventuali account fake creati dai ricattatori. Nel momento in cui una segnalazione giunge ai dipartimenti di qualsiasi social network, se l’account originale, al quale è stata rubata l’identità, non esiste più, la segnalazione non può essere accettata e quindi l’account fake continuerà ad esistere.

Allo stesso modo, se è necessario eseguire delle segnalazioni per la diffusione di materiale personale che ci riguarda, la presenza del nostro account funzionante, con la nostra identità confermata, è fondamentale. In mancanza dell’account, le segnalazioni sono molto meno utili.

Per questo motivo, gli account sui social network devono sempre essere conservati. Semmai, con l’ausilio dei giusti consulenti, bisogna eseguire delle impostazioni di sicurezza e di privacy che permettano di rimanere invisibili ai ricattatori e di eseguire delle valide comtromosse.

Ha senso avvisare i miei contatti?

Avvisare i propri contatti di quanto accaduto è una possibile arma per limitare i danni dei ricattatori, ma deve essere valutata di caso in caso. 

In alcune situazioni, soprattutto quando il contenuto sta ormai diventando virale, avvisare i propri contatti chiedendogli di non aprire dei link, di non visualizzare delle immagini e di non dare seguito a nuove richieste di amicizia può avere un senso.

Altre volte però si andrebbero ad avvisare e a mettere in allarme dei contatti che non sanno assolutamente nulla di quanto sta avvenendo, ottenendo l’effetto contrario.

Per questo motivo, un’eventuale attività di avviso ai propri contatti deve essere valutata da consulenti esperti durante la fase di reazione alla minaccia della sextortion. Bisogna infatti avere la capacità di valutare quando è bene avvisare e quando è bene non avvisare la propria rete di contatti.

Tale valutazione dipende da svariati fattori, tra cui quale gruppo di ricattatori si sta affrontando, dal tempo trascorso dall’inizio del ricatto, dal tipo di materiale in possesso dei ricattatori, dalle tecniche che gli estorsori stanno utilizzando per attaccare i nostri social network.

Per questo tale azione deve essere attentamente valutata e non esiste una risposta definitiva alla domanda.

Bisognerà inoltre considerare che vi sono diverse modalità per avvisare i propri contatti. Si possono utilizzare diverse tipologie di messaggi, raccontare storie differenti, giustificare in un modo o in un altro la nostra richiesta di non aprire messaggi. La tecnica giusta permette di proteggere la propria reputazione, quella sbagliata di peggiorare la situazione. 

E’ giusto bloccare subito i ricattatori?

Questa è una domanda molto importante, sulla quale purtroppo c’è la maggiore disinformazione in rete.

Innanzitutto vi sono servizi e offerte commerciali estremamente scorrette che dicono di bloccare il ricattatore solo se si può acquistare il loro pacchetto. Tale idea, oltre che tecnicamente sbagliata, è profondamente disonesta.

La realtà è che i ricattatori vanno sempre bloccati su qualsiasi piattaforma e in ogni modo e le comunicazioni devono sempre essere interrotte, anche senza bisogno di rivolgersi ad un servizio o comprare una consulenza.

Si può affermare che è meglio eseguire delle operazioni di sicurezza preliminari prima di procedere al blocco dell’account, ma bloccare i ricattatori è comunque un’azione corretta, che infatti viene puntualmente suggerita dalle forze dell’ordine.

La fase più importante per uscire da questo tipo di situazioni è infatti successiva, quella nella quale i ricattatori cercano di utilizzare il materiale a loro disposizione, che va affrontata annullando e contrastando le loro mosse.

Quali leggi vengono violate durante un ricatto sessuale online?

  • Art. 629 c.p. (Estorsione): Questo reato si verifica quando qualcuno, attraverso violenza o minaccia, costringe un’altra persona a fare, tollerare o omettere qualcosa, ottenendo così un ingiusto profitto con danno altrui
  • Art. 595 c.p. comma III (Diffamazione): La diffamazione avviene quando qualcuno offende la reputazione di un’altra persona comunicando con più persone. Se l’offesa è recata con mezzi di pubblicità o in atto pubblico, la pena può essere la reclusione fino a tre anni.
  • Art. 615 bis c.p. (Interferenze illecite nella vita privata): Si configura questo reato quando si procurano indebitamente notizie o immagini relative alla vita privata di una persona, o si diffondono tali informazioni senza consenso.
  • Art. 528 c.p. (Pubblicazioni oscene): Il reato, depenalizzato dal d.lgs. n. 8/2016, riguardava chi produceva o distribuiva materiale osceno. Attualmente, per la maggior parte delle condotte precedentemente punite come reato, si applica una sanzione amministrativa pecuniaria.
  • Art. 610 c.p. (Violenza privata): Questo reato si verifica quando qualcuno costringe altri a fare, tollerare o omettere qualcosa mediante violenza o minaccia, con una pena che può arrivare fino a quattro anni di reclusione.
  • Art. 612 c.p. (Minacce): Chiunque minaccia ad altri un ingiusto danno è soggetto a una multa. Se la minaccia è grave o fatta in modi particolari, la pena può essere la reclusione fino a un anno.

Se il ricatto avviene da parte di un ex fidanzato o fidanzata?

Se il ricatto non proviene da una persona conosciuta da poco tempo sui social network e probabilmente straniera, ma da un proprio ex fidanzato o fidanzata, la situazione è completamente diversa.

In questo caso non si tratta di gruppi esteri di ricattatori, ma di una persona che si conosce fisicamente e con la quale si sono sviluppati dei rapporti nel passato, che sta utilizzando delle immagini normalmente scambiate durante una relazione a scopo di vendetta.

In questo caso non si parla di sextortion, ma di “Revenge porn“, cioè di “porno di vendetta”. Qui il reato è certamente molto più grave, perché avviene da una persona che si conosce e con la quale si sono avuti dei rapporti intimi, ma bisogna anche considerare che, se la persona è residente in Italia, è possibile agire in maniera molto più veloce ed efficace.

Una denuncia all’autorità per revenge porn porta ad una immediata indagine in tempi ristrettissimi per individuare e arrestare il ricattatore. Sul revenge porn vi sono inoltre delle recenti normative e nuove leggi che hanno configurato con più precisione il reato e inasprito notevolmente le pene.

In questo caso, è assolutamente necessario presentare denuncia alla Polizia Postale o ai Carabinieri e solo successivamente affiancare un servizio di consulenza privato che può aiutare a monitorare quanto succede su Internet.

COSA FARE IN CASO DI RICATTO SESSUALE ONLINE

In caso di ricatto sessuale online ci sono alcune azioni che devono essere fatte immediatamente. Vediamo le buone pratiche per reagire nel migliore dei modi a questa situazione altamente pericolosa.

Mantenere la calma

I ricattatori faranno di tutto per spaventarvi ed utilizzeranno ogni mezzo per confondervi. I criminali contano sul fatto che una vittima terrorizzata non riesce a ragionare con lucidità ed inevitabilmente compie degli errori. 

Per questo motivo, anche se è perfettamente comprensibile la paura della rovina della propria reputazione e le conseguenze di un’eventuale condivisione dei contenuti sensibili, bisogna cercare di mantenere la calma, ragionare lucidamente, ricordare esattamente i passaggi che sono stati fatti e valutare adeguatamente le conseguenze delle proprie azioni.

Bisogna sempre ragionare in termini di strategie per uscire dal ricatto più che cercare metodi per tenere calmi o accontentare i propri ricattatori.

Registrare copie delle chat

Uno degli errori più comuni è quello di cancellare le chat come reazione istintiva alla situazione. Bisogna assolutamente conservare tutte le copie delle chat, sia realizzando degli screenshot al proprio schermo, ma anche utilizzando le funzioni di backup all’interno delle più comuni applicazioni di messaggistica. 

Conservare le chat permette di ricostruire quanto accaduto ed è fondamentale per sporgere denuncia presso le forze dell’ordine. Solo conservando copia delle comunicazioni avremo prova del reato e quindi potremo vedere accettata la nostra denuncia da parte della polizia postale o dei carabinieri.

Anche affidarsi a delle agenzie di protezione della reputazione necessita di una copia delle chat: questo permetterà ai consulenti di valutare al meglio la situazione e darvi dei consigli immediati.

Impostare come privati i propri account social

Una prima reazione corretta è quella di mettere privati gli account Facebook, Instagram o TikTok. In questo modo vi sarà una prima protezione della propria rete di follower.

In realtà i ricattatori avranno già certamente registrato tutto l’elenco dei nostri contatti, ma perlomeno ostacoleremo immediatamente le loro mosse e renderemo più difficile rintracciare i nostri riferimenti.

Denunciare alle autorità 

Denunciare un ricatto sessuale online è fondamentale. Nel momento in cui si configura un reato è un dovere civico del cittadino sporgere denuncia.

Recatevi personalmente presso la questura o un comando dei carabinieri, dicendo di essere stati vittima di un reato informatico e in particolare di un ricatto sessuale online o sextortion. Sarete immediatamente accompagnati presso un responsabile che raccoglierà la denuncia, vi chiederà le chat con le conversazioni e vi darà immediatamente dei buoni consigli per gestire al meglio il pericolo.

Affidarsi a dei professionisti

La reputazione online è molto complessa e la sua gestione necessita di competenze particolari. Affidarsi a dei professionisti nella gestione dei ricatti online può essere una buona mossa perché permette di non rimanere da soli di fronte a questo pericolo e di ottenere in tempo reale i consigli comportamentali corretti per superare questa situazione.

COSA NON FARE IN CASO DI RICATTO SESSUALE ONLINE

Ecco invece delle azioni che non devono essere assolutamente fatte per gestire correttamente un ricatto sessuale online.

Pagare il ricattatore

Il primo e più importante errore è certamente quello di pagare il proprio ricattatore. È perfettamente comprensibile che la paura porti a sborsare del denaro per vedere la situazione terminare il prima possibile. Bisogna anche considerare che i ricattatori promettono che appena riceveranno dei soldi cancelleranno definitivamente il contenuto e scompariranno.

Ma è fondamentale sapere che questo non avverrà mai. Anzi, la realtà è esattamente contraria.

Quando i ricattatori si rendono conto che la propria vittima è disposta a pagare, non fanno altro che peggiorare le loro minacce e cercare di rendere il pagamento qualcosa di continuato e frequente, a seconda delle disponibilità finanziarie dell’interlocutore. Pagare non fa altro che peggiorare gravemente la situazione ed espone ad un pericolo maggiore.

Offendere il ricattatore

La rabbia potrebbe portare a litigare con il ricattatore o ad offenderlo pesantemente. Quest’azione non deve essere fatta, perchè sostanzialmente inutile.

I ricattatori sanno benissimo di trovarsi in un paese estremamente lontano dall’Italia e le vostre minacce non sortiscono su di loro il minimo effetto. Non hanno nemmeno paura dell’intervento delle forze dell’ordine, in quanto agiscono da paesi del terzo mondo che non temono gli interventi dei nostri poliziotti o carabinieri.

È semplicemente un’attività inutile, che porta la vittima ad agitarsi ulteriormente e che non migliora o modifica la situazione.

Cercare di rintracciare i ricattatori

Anche in questo caso è perfettamente comprensibile che vi sia la voglia e la necessità di rintracciare i ricattatori, ma si tratta di un’attività totalmente inutile.

Questi gruppi criminali hanno innanzitutto sede in paesi come Burkina Faso, Filippine o Costa d’Avorio e dunque agiscono da realtà dove l’applicazione della legge è estremamente difficile.

Inoltre, i ricattatori utilizzano delle tecniche altamente sofisticate per nascondersi, come reti private, VPN, server proxy, computer concatenati.

Tutte le informazioni che vi sono state fornite, come numeri di telefono, nomi e cognomi o luoghi dove vivono, sono sistematicamente false.

Anche se il pagamento viene fatto su ricarica di carte PostePay o conti correnti italiani, si tratta di prestanome che non possono essere identificati se non con delle indagini portate avanti da esperti delle forze dell’ordine dietro mandato di un giudice.

Cercare di rintracciare i ricattatori, inoltre, “drena” molte delle vostre forze ed energie, oltre che la vostra concentrazione. E’ meglio focalizzarsi esclusivamente sulla gestione del ricatto e sulla protezione della propria reputazione online.

Cancellare i propri social network

Altro errore da evitare è quello di cancellare i propri social network. Alcuni, presi dalla paura, ritengono che se cancelleranno i propri profili su Facebook, Instagram o Telegram o se disinstalleranno Whatsapp, risolveranno la situazione.

In realtà questa è una mossa sbagliata. Cancellare i propri profili impedisce di attuare una serie di azioni utili per contrastare l’attività dei ricattatori. Innanzitutto non è possibile eseguire delle segnalazioni, che invece sono fondamentali per cercare di annullare le loro mosse.

Inoltre, nel caso in cui creassero dei profili fake con il vostro nome e il vostro volto, in mancanza del profilo originale, i dipartimenti legali delle piattaforme non potrebbero accertare la violazione e non avrebbero modo di agire. 

È molto più utile mettere in modalità privata i propri social network e richiedere immediatamente l’intervento di consulenti e periti informatici che potranno dare istruzioni specifiche.

La corretta gestione dei social network è uno degli elementi fondamentali per uscire dal ricatto e va gestita nel migliore dei modi, senza prendere decisioni avventate o radicali.

Eseguire delle indagini per proprio conto

Alcune vittime di ricatto decidono di eseguire delle indagini per proprio conto: cercano di rintracciare i ricattatori, capire da dove provengono, da quale paese scrivono.

Non c’è nulla di male nel voler capire chi ci sta facendo del male e ognuno è assolutamente libero di svolgere in autonomia questo tipo di ricerche. Il problema è che si tratta di azioni inutili.

Questi ricattatori utilizzano account falsi, nomi completamente inventati, coordinate bancarie che cambiano ogni 24 ore. Quindi la ricerca delle loro generalità non ha un’utilità pratica, né vi è da parte del singolo cittadino alcuna possibilità reale di rintracciarli.

Gli unici che sono deputati a fare delle indagini sono le forze dell’ordine che, in collaborazione con l’Interpol, possono effettivamente coordinarsi con le polizie degli altri paesi per cercare di sgominare queste bande di ricattatori direttamente nei paesi dai quali operano.