Facebook. Cala il traffico verso i siti dei publisher

SimpleReach una grande agenzia di misurazione e analisi web ha effettuato una ricerca sul traffico portato da Facebook verso i siti dei publisher. Da gennaio a ottobre è stato analizzato tutto il traffico portato da Facebook ai siti web dei più grandi inserzionisti di tutto il mondo. Rispetto a periodi precedenti il traffico è calato del 32%.
Mentre gli introiti pubblicitari da parte del colosso di Zuckerberg sono aumentati in modo esponenziale così non è per i risultati di engagement.

Chi è calato

Le aziende che hanno investito su Facebook e che sono state misurate sono di primaria importanza, come:
Huffington Post, Fox News e BuzzFeed.
Non è quindi da ricercare nelle aziende analizzate la motivazione del calo di visite tramite Facebook, anche perché in altri ambiti hanno invece mantenuto o addirittura aumentato i loro risultati.

Quali le motivazioni?

Analisti di primaria importanza sono convinti che sia una precisa volontà da parte di Facebook il mantenere entro il proprio microcosmo l’utenza sia essa su app sia su desktop.
E’ probabile che avendo iniziato ad inserire notizie complete sui propri feed Facebook voglia mantenere il più possibile le persone all’interno del sistema.
Questo coincide anche con la possibilità, già attiva, di vendere prodotti nei gruppi, di creare quindi una specie di “mercatino” interno. Non ultimo il fatto di creare negozi completamente funzionanti all’interno di Facebook stesso.
Questo lo renderebbe un ecosistema totalmente autonomo.

Ultimamente l’innovazione grafica delle “note” di Facebook rendono questo metodo di pubblicazione praticamente uguale ad un blog, ulteriore segno della via che il colosso americano ha intrapreso.

Vuole tutto e completamente all’interno.
Un bene? un male? Lo vedremo, ma cosa possiamo fare?

Le soluzioni

Prima cosa da fare è non tentare di andare contro un mulino a vento, ci ha già provato qualcuno in passato e non gli è andata bene.
Quindi organizzarsi. Utilizzare a proprio vantaggio ciò che Facebook vuole fare per se.

Zuckerberg da più visibilità ai post che non hanno link esterni e vuole che la “notizia” o l’articolo sia fruibile all’interno del social? Va bene.
Creiamo un contenuto completo. Totalmente autonomo e leggibile senza lasciare il social. Foto accattivanti, testo appropriato e chiediamo una azione, una “call to action” autonoma.
Certo, penserai, facile a dirlo. Ma chi lo sa fare?
Ci sono tecniche specifiche per questo tipo di comunicazione, che in un certo senso esula dal social tal quale e si integra sempre più con Content Marketing e Advertising. E’ un mix molto importante che è necessario saper usare.

Iniziamo, prima di pensare di chiedere aiuto a qualche esperto, a fare delle prove.
Postiamo una serie di articoli, anche brevi, anzi, meglio se brevi, su un argomento specifico. Seguiamo con attenzione le analisi Insight precedenti e vediamo cosa fanno i nostri iscritti alla pagina o amici del profilo su questo nuovo tipo di post.
Ricorda, niente link, una bella foto e che tutta la notizia sia fruibile all’interno.
La prova migliore consiste in sono 3 post con foto e 3 post senza foto con argomenti simili, ma non uguali, per avere una statistica appropriata.

Dai risultati potremo capire se la strada è quella giusta.
Cosa fare dopo? Beh, te lo dico al prossimo articolo.

Intanto fammi sapere come vanno i tuoi test.

Alessandro Trizio

Esperto in Cyberwarfare e Information Security. Ha studiato politica nazionale e geopolitica e vissuto in molti Paesi mediorientali dove ha approfondito i rapporti internazionali

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