Dr. Antonio Metastasio (Camden and Islington NHS Foundation Trust): il disturbo bipolare

A cura del Dr. Antonio Metastasio, geriatra e psichiatra membro del Royal College of Psychiatrists e consulente presso Camden and Islington NHS Foundation Trust

Il disturbo bipolare ha una storia lunga quanto quella dell’umanità. Già Ippocrate, nell’antica Grecia, aveva descritto due i due poli opposti di questa condizione la Melancolia e la Mania. 

Successivamente numerosi medici e studiosi hanno descritto in varie maniere questa entità nosografica. Queste descrizioni tuttavia si basavano su modelli patologici che al giorno d’oggi sono difficili da accettare. Il primo studioso che ha dato una descrizione organica di questa patologia è stato il grande psichiatra tedesco Emil Kraepelin che coniò nel 1904 il termine di Malattia maniaco-depressiva. Kraepelin descrisse questa condizione in questa maniera: “In base a decorso ed esiti includerei nella Malattia maniaco-depressiva numerose forme considerate autonome: mania, depressione, follia circolare e periodica, stati misti, forme con oscillazioni dell’umore lievi ma continue. Queste forme costituiscono un processo morboso unico perché hanno una comune ereditarietà, un decorso ricorrente con intervalli liberi e, nel tempo, è possibile il passaggio da una forma ad un’altra”. Come si può intuire già da questa descrizione il disturbo bipolare presenta un alternarsi di fasi depressive a fasi in cui l’umore è elevato spesso intervallate da fasi di eutimia (in cui il tono dell’umore è “normale”).

Successivamente la descrizione di questa condizione si è arricchita e nel DSM-IV (il manuale statistico diagnostico della America Psychiatric Association) furono introdotte delle sotto-classificazioni comprendenti il disturbo bipolare di tipo I e di tipo II. Nel primo caso è presente un episodio maniacale mentre nel secondo un episodio ipomaniacale. 

L’episodio maniacale è caratterizzato da un periodo della durata di almeno una settimana (o più breve se così severo da necessitare l’ospedalizzazione) di umore elevato, espansivo e irritabile (disforico) nel quale sono stati presenti in modo persistente e significativo almeno tre dei seguenti sintomi: autostima ipertrofica o grandiosità; Diminuzione del bisogno di sonno; Spinta continua a parlare (logorrea). Fuga delle idee (l’ideazione è accelerata, la persona passa da un argomento all’altro in modo superficiale, anche solo per assonanza); Importante distraibilità; aumento del coinvolgimento in attività finalizzate edagitazione psicomotoria: la persona si muove in continuazione e cerca nuovi stimoli e nuove attività; Eccesso di coinvolgimento in attività ludiche con potenziali conseguenze spiacevoli o dannose, di cui la persona non si rende conto: (investimenti avventati, spese eccessive, importunare persone appena conosciute e disinibizione sessuale)

Questa alterazione dell’umore presenta livelli di gravità tali da compromettere il funzionamento lavorativo, le attività sociali o le relazioni interpersonali. Può inoltre essere necessario un ricovero in caso di manifestazioni psicotiche o per proteggere il paziente o altre persone. 

Mentre quello ipomaniacale è caratterizzato da: un periodo di umore elevato, espansivo e irritabile in modo persistente, che dura da almeno quattro giorni e che si distingue dall’umore abituale del soggetto (e non dall’umore depresso). Durante tale episodio si riscontra un cambiamento nel modo di agire solito della persona. Sia il cambiamento dell’umore che del modo di agire sono osservabili dall’esterno. Durante questo periodo devono essere stati presenti e persistenti almeno tre o quattro dei sintomi già descritti per l’episodio maniacale. In questo caso, l’episodio non comporta una compromissione nelle aree lavorative o sociali e non è necessaria l’ospedalizzazione, inoltre non si presentano manifestazioni psicotiche. 

Il disturbo bipolare viene trattato sia in maniera farmacologica (con stabilizzanti del tono dell’umore, antipsicotici e con cautela e solo se necessario con antidepressivi) che psicologica. I farmaci sono particolarmente efficaci ma vanno usati con cautela sotto stretto controllo medico a causa dei potenziali effetti collaterali. Nelle donne in particolare un’attenzione speciale va rivolta all’uso del Valproato di Sodio, un farmaco che può causare malformazioni fetali. Pertanto tale farmaco va sconsigliato alle donne in età fertile oppure, se è necessario l’uso, va associato a forme di contraccezione molto efficaci. Altri farmaci (specie gli antipsicotici di seconda generazione con l’eccezione dell’aripiprazolo e della cariprazina) possono causare un aumento di peso significativo, con il rischio di sviluppo di sindrome metabolica e di disturbi ormonali.

La psico-educazione svolge un ruolo fondamentale per ridurre la severità e la frequenza degli episodi sia depressivi che maniacali. Diventa fondamentale infatti, per il paziente ed i suoi familiari, riconoscere gli eventi ed i comportamenti che possono scatenare una ricaduta. È inoltre fondamentale riconoscere i sintomi prodromici (iniziali) tipo l’insonnia o una facile eccitabilità perché iniziare una terapia assertiva all’inizio di un episodio può portare ad una precoce remissione dei sintomi e ad una minor durata ed ad una minore severità dell’episodio stesso. 

Per le donne inoltre gli episodi depressivi sono più frequenti come anche le forme a rapida ciclicità. Queste caratteristiche psicopatologiche, oltre ai rischi di teratogenicità già menzionati, fanno si che la terapia sia differente rispetto a quella prescritta nei pazienti di sesso maschile.

Le donne con disturbo bipolare, inoltre sono a rischio di psicosi puerperale e quindi particolari cautele vanno considerate durante la gravidanza e nel puerperio. Durante la gravidanza è importante prescrivere farmaci che siano poco rischiosi per la mamma e per il feto e poi è importante monitorare la paziente dopo il parto (quindi la pianificazione della gravidanza è fondamentale in questi casi). 

Nonostante tutto, il disturbo bipolare in molti casi, è una condizione che si associa a particolari doti artistiche ed intellettuali e che quindi, se una corretta alleanza fra paziente terapeuta può garantire un’elevata qualità di vita ed un mantenimento di un livello di funzionamento elevato. 

Dr. Antonio Metastasio