Ci sono atti di eroismo che non nascono da una divisa o da un addestramento, ma da un istinto profondo: quello di non voltarsi dall’altra parte quando una vita è in pericolo. Sergio Cavoli non è un medico, né un soccorritore professionista, ma il 17 marzo 2021, ad Assemini, ha fatto qualcosa di straordinario: ha salvato una neonata che non respirava.
Quel pomeriggio, fuori dalla scuola elementare D. Scalas, Sergio stava aspettando sua figlia quando si è trovato davanti una madre disperata, con la sua bambina cianotica tra le braccia. Senza esitazione, ha preso in mano la situazione e ha eseguito le manovre di disostruzione pediatrica, riuscendo a far riprendere la piccola fino all’arrivo dei soccorsi. Un gesto che, forse, ha fatto la differenza tra la vita e la morte.
In questa intervista, Sergio ci racconta quei momenti carichi di tensione, il turbinio di emozioni che ha vissuto e l’importanza di essere preparati alle emergenze. Non cerca riconoscimenti, non si considera un eroe, ma la sua prontezza ha cambiato il destino di una famiglia. E, soprattutto, ha dimostrato che l’altruismo e il coraggio non hanno bisogno di titoli, ma solo di una scelta: quella di agire.
Ci racconti cosa è successo esattamente il 17 marzo 2021 fuori dalla scuola elementare D. Scalas di Assemini.
Sergio Cavoli: Era un normale pomeriggio, stavo aspettando l’uscita di scuola di mia figlia quando, all’improvviso, una madre ha iniziato a urlare disperata. Teneva in braccio la sua bambina, una neonata, e ripeteva: “Aiutatemi! Mia figlia non respira!” L’ho vista avvicinarsi correndo, aveva il terrore negli occhi. Quando si è fermata di fronte a me, mi ha letteralmente affidato la sua bambina tra le braccia. Non ho esitato un attimo.
Cosa ha fatto in quei primi istanti?
Sergio Cavoli: Ho guardato subito la piccola: era cianotica, il corpicino immobile, nessun segno di respiro. Ho urlato a chi era lì di chiamare il 118, fortunatamente un agente della Polizia Municipale presente sul posto ha immediatamente dato l’allarme. Nel frattempo, nel dubbio che ci fosse un’ostruzione nelle vie respiratorie, ho controllato rapidamente la bocca della neonata e poi ho iniziato la manovra di disostruzione pediatrica.
Come ha reagito la bambina?
Sergio Cavoli: Dopo la prima manovra sembrava essersi ripresa. Il suo respiro era ancora debole, ma era tornata a muoversi. A quel punto ho passato la piccola a un altro genitore per potermi rialzare da terra. Ma pochi istanti dopo la neonata ha chiuso di nuovo gli occhi e ha perso i sensi. La sua respirazione e la frequenza cardiaca erano diventate irregolari.
Cosa ha pensato in quel momento?
Non ho avuto tempo di pensare. L’ho ripresa subito in braccio e ho ripetuto la manovra, questa volta alternando pacche interscapolari a compressioni toraciche. Non sapevo se sarebbe servito, ma sentivo che non potevo arrendermi. Dopo qualche istante, la bambina ha avuto un forte rigurgito e improvvisamente ha ripreso colore. Quando ha riaperto gli occhi e il battito è tornato più forte, ho sentito un sollievo immenso.
Ha detto che la piccola ha stretto il suo dito per tutto il tempo…
Sergio Cavoli: Sì, non lo dimenticherò mai. Anche mentre aspettavamo l’ambulanza, non mollava la mia mano, come se sentisse che ero lì per lei. È stato un momento molto intenso. Quando i soccorritori sono arrivati e hanno caricato la bambina sull’ambulanza, sono rimasto accanto alla madre fino all’ultimo, cercando di rassicurarla.
Cosa è successo dopo?
Sergio Cavoli: Ho ripreso mia figlia, che per tutto il tempo era rimasta con un altro genitore. Siamo tornati alla macchina in silenzio. E lì, quando eravamo soli, mia figlia mi ha guardato e ha detto: “Sei stato bravo, papà. Sei il mio eroe.” Mi ha abbracciato e io non sono riuscito a trattenere le lacrime.
Il suo gesto ha avuto una risonanza importante…
Sergio Cavoli: Nei giorni successivi la notizia è stata pubblicata su Cagliaripad e su vari profili Facebook, incluso quello del Comune di Assemini. Ho ricevuto tantissimi messaggi, molti da persone che non conoscevo. È stato incredibile vedere quanta gente ha apprezzato quello che ho fatto. Ma la cosa più bella è stata ricevere un messaggio dai genitori della bambina, che hanno voluto ringraziarmi personalmente.
Lei non è un medico o un soccorritore, eppure ha saputo intervenire in modo decisivo. Come ha imparato a eseguire quelle manovre?
Non ho una formazione medica, ma ho svolto un corso di primo soccorso sia pediatrico che per adulti insieme a mia moglie quando è rimasta in attesa del nostro primo figlio nel 2006.
Inoltre ho letto articoli e visto video sulle manovre di disostruzione pediatrica, ma non mi ero mai trovato a doverle applicare. Per fortuna, in quel momento, ho ricordato tutto e ho agito d’istinto. Ecco perché voglio sottolineare l’importanza di corsi come quelli organizzati da Oriella Vadilonga, Ciro e gli istruttori dell’Accademia del Soccorso. Sapere cosa fare può salvare una vita.
Dopo quell’esperienza, ha cambiato il suo approccio al primo soccorso?
Sergio Cavoli: Assolutamente sì. Ho deciso di approfondire ancora di più queste tecniche, perché in situazioni del genere ogni secondo conta. Nessuno si aspetta di dover affrontare un’emergenza così, ma può succedere a chiunque. E bisogna essere pronti.
Se potesse lanciare un messaggio a chi legge questa intervista, cosa direbbe?
Sergio Cavoli: Non possiamo rimanere indifferenti quando qualcuno chiede aiuto. Se fossi rimasto a guardare, oggi racconteremmo una storia diversa. Formarsi al primo soccorso è un dovere morale. Un gesto semplice, come quello che ho fatto io, può fare la differenza tra la vita e la morte. Quel giorno qualcuno lassù ci ha voluto bene, ma dobbiamo essere noi a dare una possibilità in più alla vita.