Opposizione critica la norma ‘anti-Gandhi’: carcere per chi blocca le strade
Le commissioni Affari Costituzionali e Giustizia di Montecitorio hanno respinto tutte le proposte di modifica presentate dall’opposizione al ddl sulla Sicurezza, confermando l’articolo 11, che introduce pene detentive per chi blocca le strade. La misura prevede fino a un mese di carcere per chi da solo ostruisce il traffico e da sei mesi a due anni se il reato viene commesso da più persone. La legge attuale sanziona tali azioni con una multa da mille a quattromila euro.
L’opposizione ha criticato duramente la norma, ribattezzandola ‘anti-Gandhi’. Matteo Mauri del PD ha evidenziato come la nuova disposizione possa portare alla reclusione anche di studenti che organizzano sit-in davanti alle scuole, interpretandola come un chiaro intento intimidatorio per limitare le proteste pacifiche. Federico Cafiero De Raho del M5S ha accusato il governo di voler colpire il diritto di manifestare, criminalizzando il dissenso passivo.
Devis Dori, capogruppo di Avs in commissione Giustizia, ha definito l’articolo ‘anti-Gandhi’ una follia che comprime il diritto di manifestare, trasformando la nonviolenza in reato.
L’esame del provvedimento continuerà in commissione la prossima settimana, con l’approdo in Aula slittato al 25 luglio. Restano aperti vari nodi, tra cui l’articolo sulle detenute madri, che ha sollevato perplessità anche da Forza Italia.
Parallelamente, alcune associazioni di categoria, tra cui Copagri, hanno espresso contrarietà all’emendamento governativo che prevede una stretta sulla cannabis light, denunciando il rischio per molte imprese agricole.
La Lega ha ritirato una serie di emendamenti, inclusi quelli che proponevano la non punibilità per i pubblici ufficiali che usano armi o coercizione fisica per adempiere al loro dovere, e l’obbligo di arresto in flagranza per chi durante le manifestazioni usa caschi o altro per rendere difficile il proprio riconoscimento. Restano accantonati gli emendamenti sulla castrazione chimica per gli stupratori e le prediche in italiano nelle moschee.