Despe una storia di tecnologia e imprenditoria italiana

All’ordine del giorno sono i nuovi progetti di costruzione, nuove realtà che vengono costruite, e tante cose che nascono.
Quasi nessuno però pensa che tutto questo è possibile perché qualcuno pensa a togliere ciò che è vecchio o pericoloso e a fare spazio alle nuove attività.
Il mondo delle demolizioni ha un leader ed è Despe Spa, azienda totalmente italiana che porta innovazione e lavori di eccellenza in tutto il mondo, e non è una frase fatta, è realtà.

Di questi giorni, purtroppo, le bruttissime notizie di Genova, del ponte Morandi che è crollato portando via con sè tante vite innocenti. Dopo il forte dolore di tutta l’Italia nasce ora l’esigenza della ricostruzione.
Di portare nuova linfa ad una città colpita, di ritornare, anche per dare un senso alla tragedia di quelle persone, ad una realtà sicura e felice. Ovviamente si parte con l’eliminare ciò che rimane di pericoloso.

Sono rimasti due tronconi che ogni giorno sempre più vacillano. E rimane tutta una struttura del vecchio ponte che deve essere tolta per fare spazio al nuovo.
Qui entra in campo la forza e l’intelligenza del lavoro italiano: la proposta di Despe sul tavolo di Società Autostrade per l’Italia.
La storia della Despe Spa, società guidata dal Presidente Giuseppe Panseri, è molto lunga e avremmo molte cose da dire ma vogliamo focalizzare tutto su un lavoro effettuato nel 2009 proprio su un ponte, anche lui crollato, che per fortuna allora non fece vittime. Un ponte difficilissimo da trattare per chiunque, sia per la localizzazione sia per i materiali con cui si doveva lavorare: il ponte sul fiume Po di Piacenza.

Mezzi in azione sul Ponte da demolire
Mezzi in azione sul Ponte da demolire

Il lavoro per fare posto ad una nuova struttura è stato eseguito talmente bene e con mezzi così innovativi da meritarsi un premio come miglior lavoro del mondo ai World Demolition Awards del 2012. Addirittura è stato fatto un documentario dalla National Geographic Television. La demolizione comprendeva tutto il ponte, ma la più sfidante riguardava la parte sul fiume del ponte che andava eseguita senza danneggiare le strutture portanti, le pile, e senza nquinare il fiume sottostante con i detriti della demolizione. Il luogo di lavoro uno dei più difficili: il Po.

Uomini e macchine insieme hanno lavorato, tagliato, smontato e portato a riva intere parti del ponte senza alcun danno ambientale. Per evitare l’inquinamento del fiume con le macerie di demolizione, al di sotto dell’impalcato è stato portato un pontone (una vera e propria piattaforma galleggiante) con sponde alte con la funzione di raccogliere le macerie in caduta per gravità. Le travi in acciaio sono state poi sollevate per mezzo di quattro pilastri a traliccio ancorati ad un pontone in alveo e movimentati da un sistema idraulico di salita e discesa. Il pontone, con l’ausilio di rimorchiatori, ha poi raggiunto la riva dove una gru da 500 tonnellate ha sollevato le travi per poi calarle al suolo.

Un lavoro che ha visto decine di uomini, ingegneri e gli stessi figli di Giuseppe, Stefano e Roberto Panseri insieme ora per ora a seguire quello che, visto attraverso foto o video può sembrare quasi facile, ma che invece ha bisogno di essere controllato minuto per minuto ed ogni mossa pensata ed eseguita ad opera d’arte.

Stefano Panseri
Stefano Panseri

Questo è uno dei motivi per cui, nelle more della procedura di assegnazione, si fa sempre più spesso il nome della Despe per la demolizione del ponte Morandi, perché solo pochi uomini possono fare cose del genere, e l’Italia ha il meglio, un’azienda nostrana che porta lustro a tutte le aziende italiane del settore.

 

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