Aiuto dal Comune di Genova a 3mila imprese colpite dall’emergenza Covid

L’emergenza Covid strozza l’economia e il Comune di Genova accorre in aiuto. La giunta di Bucci ha infatti varato una serie di misure destinate ad agevolare circa 3 mila imprese locali. Grazie ai rimborsi sulla Tari e l’esenzione Cosap per gli ambulanti. Le categorie che possono beneficiare dell’aiuto sono gli operatori della ristorazione, le palestre e gli impianti sportivi. Ma anche gli alberghi e strutture ricettive, il commercio ambulante e il florovivaismo.

Misure che sono state proposte dal vicesindaco e assessore al Bilancio Pietro Piciocchi e dall’assessore al Commercio Paola Bordilli. Un aiuto legato alla tassa sui rifiuti. L’amministrazione di Bucci ha stanziato 1 milione e 200 mila euro a cui si sommano i circa 5 milioni precedentemente erogati a settembre. Ma c’è una novità: questa volta non si agirà tramite sconti ma attraverso contributi a compensazione.

Come funziona il nuovo aiuto su Tari

“Abbiamo cercato di agire nuovamente su Tari con un meccanismo diverso rispetto ai mesi scorsi, ovvero una riduzione della rata”, commenta il vicesindaco Pietro Piciocchi. “Ma opereremo con una serie di contributi commisurati alla parte variabile. Parte che è comunque quella legata all’effettivo utilizzo del servizio”.

Il contributo sarà commisurato alla riduzione della parte variabile del 30% per la ristorazione, gli impianti sportivi e le palestre. Del 20%, invece, per gli alberghi e le altre strutture ricettive. E sarà cumulabile con quello già erogato precedentemente. Il valore sarà di 50 euro minimo per ogni azienda interessata.

Tutte le utenze coinvolte, quindi quasi tremila, riceveranno nei prossimi giorni una mail via Pec dalla direzione Tributi. Nella comunicazione verrà indicato l’importo del contributo previsto, un link dove poter scaricare la domanda e dei recapiti a cui inviare l’istanza.

Ma attenzione, verranno inviate due lettere diverse. Una per chi è in regola con i pagamenti dell’anno 2019, l’altra per coloro che ancora non hanno pagato e che dovranno legittimarsi. Se il totale della tassa è già stato pagato si rilasciano le coordinate per ricevere la somma sul conto. Al contrario, il beneficiario dell’aiuto deve effettuare il versamento detraendo dall’importo dell’F24 già ricevuto l’importo del contributo. ”Questo perché non possiamo dare contributi a chi è in difetto nei confronti dell’amministrazione” ha precisato Piciocchi.

“La compensazione è uno strumento che va ad aiutare concretamente realtà che si trovano in difficoltà – ha commentato l’assessore Bordilli – si tratta di un aiuto ricavato da risorse del bilancio comunale e si aggiungono alle iniziative già prese in passato”.

Buone notizie anche per i venditori ambulanti

Un aiuto arriverà anche per le attività di commercio su area pubblica. La giunta ha infatti deciso l’esenzione, per dicembre 2020, del canone per l’occupazione del suolo. Mentre per le attività florovivaiste sono al vaglio nuovi sostegni che saranno definiti nei prossimi giorni.

L’assessore al commercio Paola Bordilli spiega che “l’obiettivo del Comune è dare un ristoro concreto e immediato a quelle attività imprenditoriali che hanno ora necessità di avere liquidità in cassa per poter poi ripartire. Abbiamo attivato queste misure per sopperire al ritardo e in molti casi anche alla mancata risposta del governo. Sono molte le categorie che in questo momento difficile hanno bisogno di certezze e risposte celeri”.

La Fipe: “servono ristori veri e sostanziosi”

Il quadro generale dell’economia ai tempi del Coronavirus è drammatico. E l’ultimo Dpcm del governo Conte mette in ginocchio soprattutto gli operatori della ristorazione. In Liguria, in particolare, saranno i ristoranti dell’entroterra che subiranno un forte colpo dai divieti natalizi.

In Italia, per Natale e Capodanno, si stima una perdita che si aggira intorno ai 720 milioni. Per la regione ligure, nelle prossime festività, il danno è di circa 30 milioni. Cifre importanti per una categoria che ha chiuso per prima e che, una volta che ha potuto parzialmente riaprire, ha dovuto investire molti soldi per mettersi in regola.

Alessandro Cavo è il presidente genovese di Fipe Confcommercio, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, l’associazione leader nel settore della ristorazione. Commenta desolato le direttive del nuovo Dpcm, un decreto che, a suo parere, colpisce nuovamente un settore già allo stremo.

«Mi hanno scritto da alcuni locali dell’entroterra, particolarmente apprezzati dai genovesi, che con la chiusura dei comuni non potranno fare praticamente nulla, per loro questo è un lockdown di fatto. E poi la mancanza delle aperture serali ci fa perdere il grosso del fatturato di dicembre, 7,9 miliardi a livello nazionale».

Alessandro Cavo, presidente di Fipe

Queste le parole del presidente di Fipe. «Noi eravamo d’accordo con l’ipotesi della zona bianca che aveva proposto il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti“. “Era una proposta molto sensata -continua Cavo – anche perché sarebbe stata basata sui numeri epidemici, scientifici, e non sul caso. La chiusura dei comuni, invece, non è stata spiegata, sembra più una cosa paternalistica. Ma per noi imprenditori che vediamo le nostre aziende in pericolo non è per nulla accettabile».

«Ci hanno dato i protocolli da rispettare, abbiamo investito per mettere in pratica tutte le norme, abbiamo messo i plexiglas, fatto le tavolate da 4 persone. Insomma il distanziamento è evidente, non capisco perché debba funzionare solo fino alle 18».

La ristorazione è al collasso

Secondo il decreto i ristoranti potranno aprire nei giorni di Natale e Capodanno, ma solo per pranzo. Decisamente insufficiente per Cavo. Che prosegue: «già negli anni normali è la linea di demarcazione tra la vita è la morte di un locale, figuriamoci in un momento come questo. Senza il lavoro della sera non credo che arriveremo neppure a metà dei ricavi dell’anno scorso. Soprattutto a Capodanno, che a pranzo fai veramente poco o niente».

C’è rabbia e la delusione negli animi di una categoria che si sente vittima di una persecuzione ingiusta. Hanno quindi deciso di lanciare un appello a livello nazionale per evidenziare le loro motivazioni.

«La sensazione è che sia sempre la ristorazione a pagare — continua il presidente della Fipe— forse perché siamo letti come un’area di superfluo, che può essere sacrificabile. Ma non si tiene presente che il nostro è un lavoro, con oltre un milione di dipendenti in Italia, che si lega a tutto il comparto agroalimentare. Noi facciamo 20 miliardi di acquisti l’anno che sono stati falcidiati, e questo ha ricadute su tutta la filiera».

Vuole misure più sostanziose Cavo che conclude «Ora la partita dipende solamente dal governo. A livello locale possono arrivare solo palliativi, giusto qualche intervento sulla tassazione che è utile ma purtroppo non risolutivo. Quello che serve sono ristori veri e sostanziosi. Anche perché a dicembre fai la maggior parte del fatturato e quest’anno le previsioni sono veramente disastrose».

Un aiuto che soddisfa le associazioni di categoria

Si ritengono soddisfatte le associazioni di categoria che commentano: “Confcommercio Genova, fin dall’inizio della pandemia da Covid-19, ha richiesto al Comune di Genova di prevedere minori esborsi da parte delle imprese per la Tari”.

“Il Comune, rispondendo alle nostre richieste e a dimostrazione della vicinanza alle imprese genovesi, ha deciso di destinare altre risorse. Questo per poter dare un ulteriore contributo ai settori ristorazione, alberghi, palestre e a tutto il comparto della somministrazione che non hanno potuto, e non possono tuttora, lavorare. Nonostante resistano e tengano aperte le loro attività per garantire il lavoro ai loro dipendenti”.

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