“Lo sforzo della riforma è stato dare un’immagine del processo penale in cui tutti potessero riconoscersi”. Le parole del ministro della Giustizia, Marta Cartabia, suggellano l’ok unanime, ma travagliato, del Cdm al testo. Sono state infatti le mediazioni di Draghi e della Guardasigilli a far rientrare il dissenso del M5s sulla prescrizione, evitando un via libera “azzoppato” per una delle riforme cruciali, nell’attuazione del Recovery plan.
Il M5s e il compromesso con Draghi
Per questo motivo i Cdm è iniziato con due ore di ritardo. La delegazione del Movimento 5 stelle, guidata dal ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, si è riunita in separata sede con il premier Draghi e la guardasigilli per cercare di sbloccare l’impasse sulla prescrizione. Una riunione lampo: i 5 stelle hanno assicurato il sostengo al testo in cambio di un’allungabilità (a discrezione del giudice) del termine entro cui completare i gradi di giudizio – a pena di improcedibilità – a tre anni in Appello e 18 mesi in Cassazione per i più gravi reati contro la pubblica amministrazione: concussione, corruzione, istigazione alla corruzione e induzione indebita a dare o promettere utilità. Esclusi da questo meccanismo rimangono i reati puniti con l’ergastolo – come l’omicidio e la strage – o quelli gravi come la mafia e il terrorismo. In fumo, però, finirebbero decine e decine di altri processi importanti, come quelli per bancarotta o reati di tipo colposo come la strage di Viareggio. Nonostante tutto i 5 stelle avevano dato il loro assenso.
Prescrizione due anni per l’appello o il reato sarà improcedibile
Nella proposta della ministra Cartabia la prescrizione si blocca definitivamente dopo la sentenza di primo grado, sia per gli assolti che per i condannati, ma a partire dal processo d’appello vengono introdotti termini massimi di durata dopo i quali il reato viene dichiarato improcedibile: due anni per il secondo grado e un anno per la Cassazione.
Nei casi di reati gravi o più allarmanti, come nei procedimenti particolarmente complessi, sarà possibile la proroga di un anno per l’appello e di sei mesi in Cassazione.
Per i reati imprescrittibili (ad esempio quelli punibili con l’ergastolo) non ci saranno limiti nemmeno alla durata dei processi, e — come avviene attualmente per la prescrizione — gli imputati che volessero comunque un giudizio definitivo avranno la possibilità di rinunciare alla improcedibilità.
I percorsi inammissibili «per difetto dei motivi»
Tra i suggerimenti della commissione ministeriale per la riforma del processo penale presieduta dall’ex presidente della Consulta Giorgio Lattanzi c’era quello di «prevedere l’inappellabilità delle sentenze di condanna e di proscioglimento da parte del pubblico ministero». Una novità gradita agli avvocati, bilanciata con una riduzione dei casi in cui anche i difensori possono presentare appello. Ma il ministro ha scelto di non percorrere questa strada che rischiava di scontentare tutti; verranno solo ribaditi i limiti già introdotti dalla Cassazione: l’appello, come il ricorso di legittimità, diventa inammissibile «per difetto dei motivi» nei casi in cui «non risultano esplicitamente enunciati e argomentati i rilievi critici rispetto alle ragioni di fatto o di diritto poste a fondamento della sentenza impugnata».