Richiesta e concessa un’ultima proroga ai periti del gip nell’ambito dell’indagine sul crollo del ponte Morandi. La fase più cruciale del secondo incidente probatorio.
Slitta ancora la consegna della perizia sulle cause del crollo che era attesa già un anno fa.
“Purtroppo l’emergenza Covid non ci consente di lavorare in presenza con gli ausiliari e le suddette attività, che richiedono un confronto continuo, sono svolte con notevole difficoltà, richiedendo tempi più lunghi rispetto a quanto preventivato”.
Con queste le parole i professionisti incaricati dal giudice per le indagini preliminari Angela Nutini hanno giustificato la loro istanza. Ed hanno ottenuto una proroga al 21 dicembre.
Di conseguenza, l’inizio della discussione in aula tra le varie parti in causa, quindi periti, avvocati difensori, consulenti e Procura, slitta ad inizio anno.
Più precisamente nell’arco di tempo compreso tra l’11 gennaio e il 1 febbraio 2021.
“Le successive udienze – fa sapere il gip – si terranno sino a esaurimento dell’incombente nei giorni immediatamente successivi, compreso il sabato”.
Un passo indietro: il terribile incidente
Il 14 agosto 2018, alle ore 11:36, sotto una pioggia incessante, crolla il celebre Ponte Morandi lacerando con un tremendo boato la città di Genova. Un tratto del viadotto sul Polcevera, un pezzo della storia ingegneristica italiana, si sgretola e porta alla morte 43 vittime, decine di feriti e centinaia di sfollati.
Una tragedia che ha segnato per sempre non solo la città ligure, ma l’intera Nazione. Uno degli incidenti più gravi avvenuti in Italia negli ultimi anni.
Qualche dato sul ponte Morandi
Il ponte Morandi era lungo 1182 metri, svettava ad un’altezza sul piano stradale di 45 metri. Attraversava il torrente Polcevera tra i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano, passando anche sopra la rete ferroviaria.
Fu progettato da Riccardo Morandi con lo scopo di connettere la nuova A10 con la A7, sovrastando un ampio parco ferroviario, oltre che case e industrie.
Ci vollero 4 anni per costruirlo e venne inaugurato nel settembre 1967.
Il viadotto Polcevera è stato una pietra miliare nella storia delle autostrade italiane, per la sua complessità di costruzione e per il risultato estetico.
Era un’infrastruttura strategica per il collegamento viabilistico fra il nord Italia e il sud della Francia ed era anche l’asse stradale fondamentale fra il centro-levante di Genova, l’aeroporto Cristoforo Colombo, il porto container di Voltri-Pra’, e le aree industriali della zona genovese.
L’inchiesta a seguito del crollo del Ponte Morandi
Dopo quella fatidica data di agosto la procura di Genova aprì un’inchiesta. Le indagini per accertare le responsabilità del disastro vede indagate quasi un centinaio di persone, fra cui i vertici di Autostrade per l’Italia, di Spea, di Aspi, i funzionari del Mit e del provveditorato alle opere pubbliche. Le accuse sono diverse: attentato alla sicurezza dei trasporti, di crollo colposo, falso, omicidio colposo e omicidio stradale colposo plurimo.
Il fatidico messaggio
“I cavi del Morandi sono corrosi”. Questo è il messaggio che scoprirono i militari delle fiamme gialle durante le perquisizioni seguite dopo la tragedia.
Il telefono è dell’ex dirigente di Aspi, responsabile manutenzioni, Michele Donferri Mitelli che manda quel testo via WhatsApp a Paolo Berti, ex direttore centrale operativo della stessa azienda.
La conversazione inizia con Berti che scrive a Donferri di iniettare aria deumidificata nei cavi del viadotto Polcevera per togliere l’umidita’. Donferri risponde che i cavi sono gia’ corrosi e l’altro risponde “sti cazzi io me ne vado”.
Entrambi si trovano ai domiciliari.
Gli attuali arresti
La Guardia di finanza ha dato il via a sei misure cautelari nei confronti di ex vertici e alcuni degli attuali manager di Autostrade per l’Italia. Ai domiciliari oltre a Michele Donferri Mitelli e Paolo Berti anche l’ex Ad di Aspi Giovanni Castellucci.
Le accuse ipotizzate dalla procura di Genova sono di frode in pubbliche forniture e attentato alla sicurezza dei trasporti. L’inchiesta è partita dopo l’analisi da parte dei finanzieri di alcuni dei documenti rivelati nel corso dell’indagine sul crollo del ponte Morandi.
Gli attuali manager di Aspi, per i quali sono state emesse misure restrittive, sono Stefano Marigliani, Paolo Strazzullo e Massimo Miliani. Anche per loro le accuse riguardano le criticità in termini di sicurezza delle barriere fonoassorbenti montate sulla rete autostradale.
Perizia dell’inchiesta sul Ponte Morandi: le continue proroghe dei termini
Il secondo incidente probatorio, nell’ambito dell’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi, è stato chiesto dalla procura di Genova a marzo 2019 ed è iniziato a maggio 2019.
Ad oggi, questo slittamento del termine di consegna della perizia si enumera come il sesto.
Come già enunciato, la relazione era attesa proprio un anno fa.
La perizia doveva infatti essere depositata a metà dicembre 2019. Ma già ai tempi, gli ingegneri avevano chiesto al giudice un lasso di tempo ulteriore di tre mesi per visionare il faldone di materiali e documenti che avevano in possesso.
Il termine era stato quindi spostato per marzo. Ma a marzo è scoppiato il Coronavirus, per cui il Paese si è bloccato. Quindi, c’è stato un posticipo al 14 giugno a causa dell’emergenza della pandemia, anche se a maggio la scadenza era stata aggiornata di nuovo, al 31 luglio.
E poi ancora, a metà luglio, prorogata al 31 ottobre, per poi essere allungata nuovamente di un mese, cioè il 16 ottobre scorso.
E la dichiarazione della portavoce del Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi, Egle Possetti, alla notizia della nuova proroga dei termini, non è tardata.
“Purtroppo questo Covid non ci aiuta in questo momento. Non è una fase positiva per qualsiasi situazione, immaginavo potessero esserci dei problemi”, ha commentato.
“Speriamo che con questo tempo aggiuntivo il primo febbraio, quando è fissata la data, avremo delle certezze e uscirà la verità”, ha aggiunto la portavoce con riferimento all’inizio delle udienze del secondo incidente probatorio. “Questa perizia è estremamente importante, speriamo in bene. Ora aspettiamo ulteriori 20 giorni poi vedremo”.