Genova. Sfollati ponte morandi. Torri faro potrebbero essere la soluzione

La situazione di chi ha perso la casa dal crollo del ponte Morandi di Genova è davvero critica. Il fatto di aver avuto appoggio in alberghi o situazioni di mergenza non cambia la gravità della situazione, centinaia di persone non hanno la loro casa, non sanno dove poter andare ma soprattutto non hanno più neanche un loro oggetto personale.

Le case sono, giustamente, sotto sequestro per il pericolo di un crollo del moncone del ponte, cosa che potrebbe accadere in ogni momento. Quindi è davvero impossibile far sgomberare le case dagli oggetti personali. “Quelli di ponte Morandi – 50 anni di servitù, 2 settimane di disagi e sofferenze, rivogliamo un futuro!“. Gli sfollati hanno fatto sentire la loro voce, ripetendo slogan che incitavano a non procedere a “nessuna demolizione, senza per noi una soluzione” e gridando: “Rispetto, rispetto! Veniamo prima noi delle imprese. Ridateci le nostre case!“.

La confusione è stata placata dall’intervento del sindaco Bucci: “Vi capisco, ma dobbiamo cercare di lavorare insieme“. Gli sfollati si sono seduti nei posti riservati al pubblico, mentre un’altra parte è stata sistemata in un’altra aula, dalla quale poteva assistere alla riunione grazie a degli schermi. La seduta andrà avanti fino alle 15, ma il primo cittadino ha già fatto una promessa: “Pensavamo di dare una casa agli sfollati entro novembre, invece probabilmente ci riusciremo entro fine settembre“.

L’idea è quella che sta prendendo forma sulle Torri Faro che sono in una via antistante il terminal traghetti di Genova. Sono due grandi palazzi che potrebbero, se le trattative con la proprietà vanno a buon fine, dare casa a tutti gli sfollati in una volta sola. Le case sono anche in buono stato in quanto di più recente costruzione rispetto a quelle di via Porro. Il consiglio regionale ha votato all’unanimità l’adeguamento del Pris, il programma regionale sulle infrastrutture strategiche, per consentire l’erogazione degli indennizzi da Autostrade agli abitanti che saranno coinvolti da demolizione e ricostruzione del ponte. Il valore riconosciuto agli immobili e alle 12 aziende coinvolte dovrebbe essere superiore a quello di mercato della zona, per metro quadro (che è sotto i mille euro). Probabile che venga considerato il valore medio di mercato della città.

Continuano intanto le pratiche per poter disporre il rilascio da parte della procura della zone del ponte che devono essere abbattute. Entro 5 giorni secondo il presidente della Regione Liguria Toti si avrà il piano di demolizione. Nelle prime ore si è parlato di dividere la demolizione in due parti, un troncone verrà fatto cadere tramite cariche esplosive e mezzi meccanici, mentre l’altro sarà letteralmente smontato pezzo a pezzo molto probabilmente da una delle più grandi aziende europee di demolizioni, la Despe, di cui il Ceo è Stefano Panseri. La Despe è una azienda leader nella demolizione all’avanguardia per mezzi e metodologie.

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