Liguria, inchiesta barriere fonoassorbenti: le accuse a Castellucci, ex AD autostrade

Si complica la situazione di Giovanni Castellucci, l’ex amministratore delegato di Autostrade e Atlantia. Scarcerato e indagato allo stesso tempo.

Il tribunale del Riesame infatti, ha deciso di revocargli i domiciliari dopo l’arresto nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Genova sulle barriere fonoassorbenti.

L’ex manager può tornare libero. Ma, non potrà esercitare la professione di ingegnere, nemmeno ricoprire incarichi direttivi in aziende pubbliche o private per un anno.

La scarcerazione è stata disposta perché Castellucci non ricopre più nessun incarico nelle società del gruppo coinvolte. Per cui non sussiste il pericolo di reiterazione del reato e “neppure viene ritenuto attuale e sufficientemente concreto il pericolo di inquinamento probatorio”.

Resta invece agli arresti domiciliari Michele Donferri Mitelli, l’ex direttore generale delle manutenzioni di Autostrade.

Ma Castellucci risulta indagato, sempre dalla procura di Genova, per la vicenda del crollo della volta della galleria Berté in A26.

Ma andiamo per ordine e ricostruiamo le vicende giuridiche dell’uomo più discusso di Autostrade.

Castellucci, la carriera fino al crollo del Morandi

L’uomo delle Autostrade nasce a Senigallia nel luglio del 1959. Si laurea in ingegneria Meccanica all’Università di Firenze. Successivamente consegue un Master in Business Administration alla School of Management dell’Università Bocconi di Milano.

Nel 2000 diventa amministratore delegato del Gruppo Barilla. Mentre l’anno successivo entra nel Gruppo Autostrade come direttore generale. Dopo cinque anni ne diventa l’amministratore delegato. Carica che mantiene anche quando il Gruppo Autostrade si trasforma in Atlantia.

Dal 2013 è anche consigliere di amministrazione di Aeroporti Roma.

Noto alle cronache per il terribile incidente del ponte Morandi di Genova del 2018, Castellucci si dimette l’anno successivo da amministratore delegato di Atlantia. In compenso riceve una fuoriuscita di oltre 13 milioni di euro. Soldi che gli sono stati sospesi due mesi dopo a causa delle indagini della magistratura sul crollo del viadotto che hanno coinvolto l’ex dirigente.

Nell’agosto del 2020, ha aperto una società di consulenza chiamata Heba Partners, insieme alla moglie e una figlia.

Le inchieste, l’arresto, le accuse

Nel 2018 l’Italia assiste attonita alla tragedia del crollo del ponte Morandi.

Dopo la strage di quel drammatico 14 agosto 2018, da una costola dell’inchiesta sul crollo del viadotto genovese, fuoriesce un’altra causa. Dalle carte della procura di Genova si indaga sulla tentata truffa per le spese sostenute per rimediare agli errori di progettazione delle barriere fonoassorbenti installate sulla rete autostradale, fatte passare per migliorie.

Definito “l’uomo senza scrupoli”, Giovanni Castellucci viene arrestato, concesso i domiciliari, l’11 novembre 2020. Con lui anche altri 5 dirigenti.

L’indagine, avviata un anno fa, fa seguito all’inchiesta legata, appunto, al crollo del ponte Morandi.

Su disposizione della procura della Repubblica di Genova le accuse sono di inquinamento probatorio, attentato alla sicurezza dei trasporti e frode in pubbliche forniture.

Nel fascicolo risulta indagato ex manager di Atlantia. Secondo l’accusa, la vecchia gestione di Aspi avrebbe ottenuto un tornaconto economico per diminuire i debiti assunti verso lo Stato.

Castellucci ora risulta anche indagato dalla procura di Genova anche per la vicenda dei tunnel autostradali. Si tratta dell’inchiesta denominata delle gallerie, aperta dopo il crollo della volta della galleria Bertè in A26 la Genova – Gravellona Toce il 30 dicembre dell’anno scorso.

Quella sera caddero oltre due tonnellate di cemento, fortunatamente nessun mezzo rimase coinvolto. Ma si aprì un’indagine giudiziaria su Aspi. Iniziarono quindi i controlli sulla rete autostradale che portarono ad innumerevoli interventi di manutenzione. Che a loro volta, hanno causato code chilometriche in Liguria e sostanziosi danni economici.

Giudici: “Totale mancanza di scrupoli”

Per i giudici del Riesame, che hanno revocato l’ex Ad di Autostrade e Atlantia, dai comportamenti di Castellucci “emerge un quadro di totale mancanza di scrupoli per la vita e l’integrità degli utenti delle autostrade”.

“Una personalità spregiudicata e incurante del rispetto delle regole, ispirata ad una logica strettamente commerciale e personalistica, anche a scapito della sicurezza collettiva”.

A loro parere non solo voleva compiacere gli azionisti di maggioranza, ma agiva anche per un proprio tornaconto economico.

Le condotte erano “tutte volte a una poliedrica e persistente politica del profitto aziendale. Soprattutto risparmiando le spese dovute, ma anche cercando di imputarle a capitoli non pertinenti perché potessero in parte detratte dai debiti verso la controparte”.

E ancora, scrivono i giudici: “i soddisfatti azionisti di maggioranza lo compensavano adeguatamente. Già nel 2010 riceveva compensi per oltre un milione e 250mila euro all’anno per Aspi e 750mila per Atlantia“.

La difesa di Castellucci: “Giudizi unilaterali”

“Siamo molto soddisfatti per la revoca dei domiciliari. Avevamo detto fin da subito che la misura ci sembrava sproporzionata“. “Dimostreremo l’innocenza. Quei giudizi sull’assenza di scrupoli sono unilaterali”. Così dichiara la difesa di Castellucci.

Per i legali dell’ex manager Adolfo Scalfati e Carlo Longari “i contenuti relativi alla pretesa responsabilità a carico dell’ingegnere Castellucci, riferiti nell’ordinanza del tribunale, rappresentano una valutazione puramente indiziaria. E non costituiscono un giudizio di merito il quale sarà affidato al giudice del dibattimento dinanzi al quale il dottor Castellucci dimostrerà la sua piena estraneità ai fatti”.

“Inoltre – proseguono i legali – le valutazioni indiziarie espresse dal tribunale del riesame sono il frutto delle sole produzioni e articolazioni accusatorie. La difesa ha chiesto al tribunale esclusivamente di valutare se l’arresto fosse misura compatibile con la posizione dell’ingegnere Castellucci”.

“E non anche di riesaminare – continuano i difensori – il merito della vicenda considerata l’impossibilità, nei tempi così brevi della procedura di riesame e dinanzi ad un dossier accumulato dall’accusa in un anno d’indagini, di dedurre argomenti e produrre documentazione contrari”.

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