Unione Europea Maastricht

Il trattato di nascita dell’Unione Europea, firmato a Maastricht il 7 febbraio del 1992, è entrato in vigore nel 1993. Nel 2018, al compimento del 25esimo anniversario sono stati quindi festeggiati sia il “compleanno” dell’Unione Europea che quello del Concilio dell’Unione Europea.

Il trattato non è stato solo un punto di svolta per ciò che riguarda l’integrazione europea ma per la prima volta si è lavorato non solo per trovare accordi economici ma anche per superare le differenze politiche. Un modo per creare un’unione delle popolazioni europee ancora più stretta, per dar modo ai cittadini di prendere loro stessi le decisioni attraverso i loro rappresentanti.

Il discorso tenuto da Jacque Delors, ex presidente della Commissione europea all’atto della firma del trattato è un esempio plateale di quelli che erano gli ideali di unione del tempo. L’augurio era quello di trovare, per i 12 stati dell’Unione, un maggiore beneficio dal lavoro comune, partendo dall’economia al fine di migliorare la dimensione sociale, prendendosi cura della sicurezza dei territori attraverso un approccio condiviso, agendo come un unica voce. Tutto questo ovviamente tenendo conto del contesto storico. Nel 1992 la caduta del muro di Berlino e la riunificazione della Germania erano avvenimenti freschi nella memoria di tutti e l’importanza della vicinanza tra Stati nell’affrontare le sfide comuni di sopravvivenza era un concetto molto radicato.

Ovviamente non si giunse alla firma del Trattato di Maastricht da un giorno all’altro: vi fu alle spalle un graduale lavoro di integrazione frutto di tutte le sfide che il mondo aveva vissuto negli ultimi 50 anni, tra cui il dover affrontare un dopoguerra difficile a margine del secondo conflitto mondiale. Diversi tentativi di creare un’ Unione Europea erano già stati tentati in precedenza ma è stato proprio il cambiamento degli equilibri con l’ex Unione Sovietica a dare una spinta ulteriore alle trattative per far fronte ad ulteriori ed imprevedibili cambiamenti geopolitici.  Il tutto lavorando su tre punti basilari: l’unione monetaria, una crescita in legittimità e democrazia delle decisioni comuni necessari in materia politica e una strategia di sicurezza e difesa comunitaria.

L’essenza del trattato di Maastricht

Il trattato segnava formalmente la nascita dell’Unione Europea: pur non essendo ancora una vera e propria costituzione era comunque un testo legale che comprendeva al suo interno più di 230 articoli e regole precise su come regolare i vari settori di pertinenza europea. Il documento, tra le altre cose, spingeva verso due obiettivi ben precisi: una moneta unica e una strategia di difesa e sicurezza comune, occupandosi anche del fattore “cittadinanza”. Il Trattato di Maastricht aumentò anche i campi di pertinenza dell’Unione Europea per ciò che riguardava le strategie comuni: tra di essi apparvero anche l’educazione, la salute pubblica, le reti trans-europee ed il lavoro. E non solo: esso gettava le basi per la cooperazione tra gli Stati Membri e l’Unione Europea stessa sia a livello economico che sociale. In questo modo il Parlamento Europeo ha guadagnato più potere: esso non solo aveva diritto di iniziativa, di petizione e di scegliere l’Ombudsman (difensore civico) ma conquistò il diritto di codecisione insieme al Concilio.

Esso rese quindi più collaboranti e responsabili dal punto di vista legale e civico le varie anime dell’Europa Unita.

I tre pilastri di Maastricht

Una delle caratteristiche fondamentali del Trattato di Maastricht riguarda la riorganizzazione delle competenze dell’Unione Europea in tre grandi pilastri:

  • La Comunità Europea
  • Regole comuni in materia internazionale e di sicurezza
  • Affari interni e Giustizia

 Questa struttura a “pilastri” è stata scelta anche per segnalare  dove e quanto l’Unione Europea avesse esclusiva legislativa competenza, dove la aveva in condivisione con gli Stati Membri e come dagli stessi sarebbe dovuta essere supportate. In caso di esclusiva competenza solo l’Unione può agire legittimamente, in caso di competenza condivisa gli Stati Membri possono agire solo se l’Unione Europea decide di non farlo.  Il trattato di Lisbona, nel 2009 ha migliorato ed incorporato questa struttura rafforzando la natura democratica dell’Unione.

Il primo pilastro, rappresentato dalla Comunità Europea, è l’unione dei precedenti gruppi comunitari relativi all’economia ed all’energia (carbone ed energia atomica).  Esso mette a disposizione degli Stati Europei un unico interlocutore. E’ al suo interno che si è riusciti a lavorare insieme per ottenere, passo dopo passo, la creazione di una moneta unica il primo gennaio del 2002.

I poteri comunitari sono poi stati estesi man mano anche all’area della ricerca, della coesione e dell’ambiente, ed ancora a quella del commercio dando modo all’organizzazione di poter legiferare in comunione con il Consiglio Europeo sulle stesse aree di competenza per le quali gli Stati Membri sono autorizzati a legiferare per se stessi.

Il secondo pilastro è rappresentato dalle regole comuni in materia di politica internazionale e di sicurezza.  Attraverso un trattato dedicato è stato stabilito che l’Europa parlasse con una sola voce per difendere i valori comuni, gli interessi fondamentali e l’indipendenza dell’Unione Europea e dei suoi Stati Membri al fine di mantenere la pace, la sicurezza internazionale e consolidare la democrazia ed il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Obiettivi da raggiungere stabilendo una proficua collaborazione tra stati sugli affari esteri e sulle problematiche relative alla sicurezza. Come? Attraverso attività diplomatica coordinata a livello globale, favorendo il dialogo tra l’Europa e paesi terzi in particolare con quelli appartenenti ad aree di importanza strategica. Un evoluzione del gruppo di Cooperazione politica Europea fondato nel 1970.

Il terzo pilastro del trattato di Maastricht si occupa di di fornire ai cittadini sicurezza , mettendo a disposizione tutta una serie di organi e regolamenti votati al controllo dei confini esterni, alla lotta al terrorismo (tra gli altri ha stabilito la nascita dell’Eurpol, N.d.R.), ed ad una comune politica in materia di immigrazione nonché ad una cooperazione giuridica in merito a casi di giustizia penale e civile. L’abolizione dei confini interni e la libera circolazione dei cittadini si è resa necessaria per trovare punti comuni tra i diversi sistemi degli Stati membri in materia legislativa: molte aree di appartenenza erano già state regolamentate grazie alla convenzione di Shengen del 1990. La stessa è stata poi rivista ed estesa proprio per aumentare la sicurezza interna degli Stati Membri.

L’eredità di Maastricht

Il trattato di Maastricht ha avuto un impatto positivo sui cittadini europei in molti aspetti della loro vita, tra i quali figurano la possibilità di studio, lavoro e viaggiare. Quella creata è un Europa della libertà: dove viaggiare vivere e lavorare liberamente negli Stati membri differenti dal proprio è possibile. La libertà di movimento e residenza dei cittadini nell’Unione Europea è uno dei principali diritti legati alla cittadinanza europea che il trattato di Maastrich mette a disposizione di ogni persona nata in uno stato membro.

Si può infatti rimanere per tre mesi in uno stato dell’Unione senza particolari visti: e si può permanere più a lungo se si dimostra di essere in grado di mantenersi economicamente, mentre gli studenti possono rimanere fino alla fine del loro percorso di studio. Il tutto godendo delle stesse opportunità di qualsiasi cittadino originario dello stato preso in considerazione sia a livello lavorativo che economico, tassazioni comprese. Nel 2017 erano circa 14 milioni i cittadini europei che hanno deciso di lavorare in uno stato europeo diverso dal proprio.

Sono diversi i diritti legati alla cittadinanza europea: quello di muoversi e risiedere nei confini d’Europa, quello di poter votare, quello di essere protetti dalla diplomazia di qualsiasi paese membro quando in viaggio fuori dall’Europa. Ed ancora la possibilità di appellarsi al Parlamento europeo e quello di presentare casi direttamente alla Corte di Giustizia Europea. Quel che è importante comprendere è che la cittadinanza europea non mina quella di origine ma la “completa” offrendo maggiori diritti e protezione.

Europa per il sociale

Grazie al trattato di Maastricht la spinta verso il raggiungimento di una più forte equità sociale è aumentata e l’Unione Europea è divenuto uno degli strumenti primari di ottenimento, anche al fine di ottenere un maggiore livello di coesione.  Un esempio calzante è rappresentato dalla pensione: il lavoratore che si sposta in un altro stato europeo vede riconosciuto il suo emolumento “composito” grazie agli uffici di coordinamento preposti. Il Pilastro dei diritti sociali, firmato unitamente dal Parlamento, dal Concilio e dalla Commissione Europea il 17 novembre del 2017 in Svezia è diviso in tre categorie principali:

  • eguali opportunità ed accesso al mercato del lavoro
  • giuste condizioni di lavoro
  • protezione sociale ed inclusione

Anche la sicurezza rappresenta uno dei pilastri che hanno accompagnato il Trattato di Maastricht: con l’introduzione del JHA, il dipartimento di Giustizia e affari interni infatti è nata la rete di collaborazione degli Stati Membri in materia di immigrazione e cooperazione tra le forze dell’Ordine. E’ così che è nata l’Eurpol nel 1995 e la rete giudiziaria in materia criminale nel 1998. Il trattato di Amsterdam firmato nel 1997 ha introdotto il concetto di area di “libertà, giustizia e sicurezza” che deve essere assicurato con “misure appropriate” di controllo e asilo per la prevenzione ed il combattimento del crimine anche se solo nel 2004 si è giunti alla creazione del mandato di arresto europeo.

Il pilastro sociale europeo contiene tutto quello in cui l’Europa crede, e quindi la lotta contro la disoccupazione, la povertà e la discriminazione al fine di concepire un’Unione Europea che garantisca eguali opportunità per tutti.  In tale ambito il trattato di Maastricht ha reso l’educazione parte delle competenze dell’Unione Europea ed elemento chiave per creare delle strategie che consentano il superamento delle crisi socioeconomiche dell’area. E’ anche per questo motivo che l’Unione promuove programmi di scambio come l’Erasmus e l’Erasmus +, in grado di formare cittadini e lavoratori più preparati.

Anche i canali di comunicazione ed il loro controllo attuale sono un’eredità importante del trattato di Maastricht: l’Unione Europea, grazie ad esso, ha infatti la possibilità di creare reti trans-europee in materia di trasporti, telecomunicazioni ed energia. Un fattore questo che consente una maggiore crescita del mercato interno, un rafforzamento della coesione economica e sociale e la possibilità di unire paesi molto distanti tra loro.  I fondi provenienti dall’Unione sono stati in grado, fin dalla metà degli anni ‘90 di abbattere molte barriere, grazie ad oltre 9 miliardi di investimenti adoperati per superare il divario digitale tra gli stati con l’obiettivo, tra gli altri, di fornire entro il 2020 Wi-Fi pubbliche in più di 8 mila comunità.

Tra i campi di pertinenza del trattato di Maastricht vi è anche il sostegno ad una crescita sostenibile in grado di rispettare l’ambiente, migliorato poi successivamente dal Trattato di Amsterdam del 1997 e quello di Lisbona del 2007. L’Europa gioca un ruolo chiave in questo settore, come protagonista della creazione di regolamenti dedicati ed il rispetto di quelli esistenti, promuovendo un giusto comportamento contro i cambiamenti climatici: nel 2018, ad esempio, è  stato proposto ed approvato di rendere illegale l’uso di plastica usa e getta che dovranno essere invece composti di materiale totalmente riciclabile. Allo stesso tempo viene messo al centro anche il consumatore, con l’adozione di politiche, a partire da quella della privacy sui dati, volte a proteggere la persona ed i suoi diritti anche all’interno dei mercati di prodotti e servizi.

Europa stabile grazie all’euro

Come già anticipato, tra i pilastri dell’Unione Europea vi è quello di un sistema economico funzionale e comune: è per questo che è stata creata una valuta comune e si è lavorato per dare vita ad un sistema che facesse convergere le necessità dei diversi stati membri e una stabilità di prezzo. Sono stati inizialmente 12 gli Stati membri che hanno adottato l’euro come moneta nel 2002 e questa unione di intento ha portato non solo l’Euro a divenire una valuta internazionale di peso, ma ha anche reso possibile evitare di dover cambiare i soldi nel corso degli spostamenti e reso più semplice il trasferimento di fondi in altri stati.

Europa ed affari esteri comuni

Il poter parlare con una sola voce in ambito internazionale ha reso più forte la posizione dell’Unione Europea e dei suoi stati, in modo di ottenere e promuovere una maggiore cooperazione con stati terzi, sia dal punto di vista sociale che della sicurezza. In questo modo i 28 paesi dell’Unione sono stati in grado di ottenere un maggiore peso decisionale rispetto al passato in ogni ambito di interesse.

Alessandro Capuano

Romano d’adozione, mi occupo di digitale da quando, a 12 anni, mi hanno regalato la prima console. Sono un fotografo incompetente ma curioso. La politica economica mi appassiona da sempre.

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