Giovanni Toti, fresco di conferma nel ruolo di governatore della Liguria ha “attaccato” Matteo Salvini, leader della Lega, dalle pagine del Corriere della Sera per la sua reazione ai risultati elettorali.
“Da lui e dai suoi mi aspettavo sorrisi e brindisi“, ha sottolineato, “non i musi lunghi di questi giorni. Questa” ha spiegato,”dovrebbe essere la differenza tra il segretario di un partito e il leader di uno schieramento“.
Una evidente bordata all’uomo immagine di un partito che nel corso dell’ultima tornata elettorale è stato decisamente ridimensionato rispetto al turno precedente. La vittoria di Toti è stata supportata da una coalizione della quale la Lega fa parte, ma in dimensione praticamente dimezzata rispetto al 2015, che ora la vede porsi in terza posizione in regione a livello percentuale, dopo il movimento del Governatore Ligure e il Partito Democratico.
Nonostante in Liguria vi si stata la più grande vittoria del centrodestra nel corso della sua storia, nella Lega sono i musi lunghi ad andare per la maggiore a quanto pare.
E’ palese, guardando le percentuali, che molti di coloro che hanno votato per il carroccio alle scorse elezioni regionali abbiano deciso di confluire in “Cambiamo!” di Toti, il quale però quando si parla di “cannibalizzazione” di voti, spiega che non è questo il caso.
“Cannibalizzata? Analisi sbagliata“, ha sottolineato. “Questo è anche un suo successo, non solo della mia lista o di Fratelli d’Italia. Un candidato premier deve avere a cuore i numeri della coalizione, non solo quelli del suo partito. Deve intestarsi le vittorie“, ha evidenziato,”come faceva molto bene Berlusconi, e non gioire solo per un consigliere in più della Lega o un suo candidato al ballottaggio”.
Secondo Giovanni Toti, il problema di Matteo Salvini sta nella sua incapacità di gestire la coalizione, concentrandosi su battaglie personali che lo portano a perdere l’obiettivo e gli elettori.
“Per essere il capo, servono due cose. I numeri e la capacità di gestire la coalizione. I primi ci sono, la seconda per ora no. […] Si concentra solo sulle sue battaglie, va per conto suo. Non ascolta chi gli vuole bene. E a forza di dare spallate“, ha concluso Toti, “finisce per rimediare una lussazione dopo l’altra“.