Taiwan vuole garantire ai suoi partner forniture affidabili di semiconduttori, o “chip democratici”, lo ha detto la presidente di Taiwan Tsai Ing-wen al governatore dello stato americano dell’Indiana Eric Holcomb, inoltre ha ricordato che le minacce della Cina devono essere di sprone ai suoi alleati per aumentare la collaborazione commerciale.
“In questo momento, gli alleati democratici devono stare insieme e promuovere la cooperazione in tutte le aree“.
Dal canto suo il ministero degli Esteri cinese ha espresso netta opposizione e ha inviato un serio messaggio di protesta agli Stati Uniti in merito al viaggio di Holcomb.
“La Cina si oppone sempre fermamente agli Stati Uniti che conducono scambi ufficiali con Taiwan in qualsiasi forma e sotto qualsiasi forma”, si legge in una nota.
Holcomb ha incontrato i rappresentanti delle più importanti società di semiconduttori di Taiwan durante la sua visita tra cui il più grande produttore di chip del mondo, Taiwan Semiconductor Manufacturing Co Ltd.
“La sicurezza economica è un pilastro importante della sicurezza nazionale e regionale“, ha affermato Tsai. “Taiwan è disposta e in grado di rafforzare la cooperazione con i partner democratici nella costruzione di catene di approvvigionamento per i chip“.
Holcomb vuole fermamente supportare l’industria tecnologica taiwanese portando avanti un progetto con MediaTek Inc, il quarto progettista di chip più grande del mondo per fatturato, per un nuovo centro di progettazione in Indiana in collaborazione con l’Università di Purdue.
L’invasione americana
Da parte cinese ovviamente si vede questo accordo come una vera e propria invasione di campo. In questo modo si ottengono due risultati, il primo fermare di fatto le velleità cinesi di invadere militarmente Taiwan, la seconda avvantaggiarsi tecnologicamente su tutto il mondo, compresi i partner occidentali degli Stati Uniti.
L’abbraccio degli Usa non sono solo strategici per le tensioni asiatiche ma puntano ad avere un rapporto molto stretto, praticamente unico, con Taiwan e le sue industrie, che, anche grazie a copiosi fondi statunitensi, diventano di fatto americane.
Accordi di sviluppo, in un mondo, quello tecnologico, che cambia quotidianamente mette al riparo da eventuali nuovi accordi, e soprattutto mette nelle mani americane i migliori cervelli asiatici e sposta l’egemonia tecnologica in casa.
Un altro passo verso il cambiamento degli Usa in potenza economica prima ancora che militare.