Roma, crolla il tetto della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami

Un crollo improvviso e nella chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, in Clivio Argentario. Erano appena le 15 quando praticamente tutto il tetto della chiesa è crollato. La Chiesa è stata costruita tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600 a due passi dal Campidoglio e da via dei Fori Imperiali. I lavori presero molti decenni, e si arrivò alla fine solo nel 1663. Ulteriori lavori sono stati fatti negli anni 30 quando la parte antistante la facciata su letteralmente abbassata per permettere un maggior passaggio verso il carcere.
La facciata infatti non è ad altezza strada ma ha una scala che permette l’accesso a quella che era prima l’entrata stradale.

La chiesa  al momento del crollo era chiuso al pubblico e non risultano persone ferite dal cedimento. Tuttavia, spiegano i vigili del fuoco, poichè l’edificio si trova in un’area aperta al pubblico e con tanta gente che transita nelle vicinanze, “tra le macerie sono in azione anche unità cinofile. Si tratta comunque di un crollo importante”. Lo schianto, improvviso, ha sprigionato una grande nube di polvere che è stata vista da lontano e le capriate in legno cadute in terra – ha detto il vicecomandante dei vigili del fuoco di Roma Marcello Lombardini – hanno danneggiato anche le parti interne della chiesa.

Il tetto crollato della Chiesa

Sul posto sono arrivati subito un’ambulanza e i vigili del fuoco. La chiesa è meta di visite, famosa per essere stata costruita sopra l’ex carcere Mamertino, che ha ospitato in prigionia i santi Pietro e Paolo. La chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, spiega la direttrice del Parco Archeologico del Colosseo Alfonsina Russo, “è di proprietà del Vicariato mentre la manutenzione è di competenza della soprintendenza archeologica del Mibac. Al parco del Colosseo compete invece il sottostante Carcere Mamertino”. “Il crollo del tetto ha travolto il bel soffitto ligneo cassettonato, che era del ‘600”, spiega ancora Russo che si trova sul posto insieme con il soprintendente archeologico Mibac, Francesco Prosperetti. “Siamo tutti qui fuori insieme con gli archeologi, gli storici dell’arte, i restauratori – spiega Russo – in attesa che i vigili del fuoco ci lascino entrare”.

Ancora ignote le cause del cedimento: non è ancora chiaro se nei giorni scorsi erano stati uditi degli scricchiolii e se l’edificio era chiuso solo per questioni di orari o anche per motivi di sicurezza.

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