Pippo Rossetti. Intervista, il centrosinistra e il governo Toti

Sergio Rossetti, detto Pippo, eletto al consiglio regionale della Liguria con la lista Partito Democratico – Articolo Uno, ha visto evolvere il centrosinistra. Con lui cerchiamo di capire le diverse anime di una sponda politica che mira a riprendere il controllo della Liguria.

Consigliere Rossetti, si è candidato per la terza volta consecutiva. E con successo. È una cosa piuttosto inconsueta.

Sì. Noi abbiamo per statuto la regola dei due mandati e la possibilità di chiedere una deroga: la mia richiesta non ha trovato grandi oppositori. Penso che la mia esperienza sia stata prevalentemente da amministratore, non sono mai stato un quadro di partito, e quindi si può trovare in me ancora una persona della “società civile”.

Ho cercato di fare delibere e leggi da Onlus prestato alla Regione, poi ho fatto una campagna elettorale durissima dove sono andato porta a porta a chiedere fiducia, questa mi è stata data grossomodo nella misura che mi aspettavo, e questo mi fa dire che sono contento di partecipare a un gruppo.

Eravamo 30 candidati in Regione Liguria, siamo stati eletti in sei e solo due di noi avevano già fatto parte della compagine del consiglio regionale. Se la preoccupazione era che con Rossetti non c’è rinnovamento, diciamo che abbiamo ragazzi molto giovani e con esperienza sul territorio. Io non sono mai stato dentro al Palazzo, dentro ai giochi del partito, ho lavorato in questi dieci anni “sul marciapiede”, confrontandomi con le società, le associazioni, le imprese.

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Pippo Rossetti sei stato coordinatore di Base Riformista e non hai condiviso la scelta di Ferruccio Sansa come candidato.

Le perplessità non erano solo di Base Riformista, tanto è vero che si sono espressi diversi organi di partito e uno degli errori è di essere arrivati troppo lunghi sulla candidatura. La perplessità non era sulla persona, ma sullo scenario, sullo schema di gioco.

Per evitare un governo del centrodestra abbiamo bisogno di tenere un’ampia maggioranza, che consenta di avere i voti sia di chi si sente di sinistra, sia di chi è di centro ma pensa che la Regione abbia bisogno di un certo tipo di governo. Quando saremo usciti a ottenere questo ampio contenitore, ci saremo anche affermati.

Come si riorganizzerà adesso il centrosinistra ligure?

Organizzare un congresso del PD con il Covid, mi pare complicato. Ad aprile-maggio, avremo tre segreterie provinciali, Spezia, Imperia e Genova, e quella regionale che andrà al Congresso. Io penso che non si debba avere remore ad aprire una riflessione sui processi strutturali della crescita di questa regione.

Non dobbiamo andare dietro a parole simbolo – spiega Pippo Rossetti – ma tenere conto della situazione demografica, economica e infrastrutturale del territorio e prendere delle decisioni che consentono di ottenere speranza e futuro.

Anche se è stato affermato che c’è un “regime” legato al consenso di Toti, alla lunga nemmeno noi siamo riusciti a dire cosa si può fare. Dovremmo fare in modo che i giovani e le famiglie, guardando al futuro in Liguria, pensino di poter stare meglio e non pensino di doversi difendere dalla crisi, dai soldi che non ci sono e dal lavoro che si trova fuori.

Come ha fatto il centrodestra a vincere le ultime elezioni?

La giunta di centrodestra e Toti sono dei maestri nel non portare la discussione sui temi cogenti, sui dati economici, sull’aumento del debito, sulla disoccupazione e la fuga dei giovani.

Ad esempio, – continua Pippo Rossetti – sulla sanità si diceva che i privati avrebbero salvato la Regione Liguria: i privati non sono arrivati nemmeno laddove hanno vinto le gare, penso ad Albenga, piuttosto che a Bordighera o a Cairo. Ma con questo slogan sembrava che si dovesse avere una sanità migliore.

Esiste poi una conformità di messaggio che è in tutte le realtà locali: abbiamo visto che tutti i presidenti uscenti hanno avuto un buon successo. Il Covid e le disgrazie aiutano quelli che governano se sanno “raccontarla bene”.

Di converso, noi non abbiamo avuto la capacità di dare un segnale forte di una rivoluzione. L’alleanza con i Cinque Stelle, una piroetta sia per il movimento che per il centrosinistra, è sembrato più un rapporto di riflesso dei giochi di potere romani, piuttosto che una necessità, quella di liberare la Liguria dalla zavorra di Toti.

Toti ha diminuito i servizi pubblici e ha distrutto ulteriormente la sanità, che già non viveva di buona salute, con un bilancio assolutamente negativo. La Corte dei Conti dice che il costo del sistema non è coerente con i servizi che vengono dati, se lo dicono autorità terze è più credibile della solita opposizione.

Secondo aspetto, non abbiamo avuto la capacità di leggere che al centro c’è una alta liquidità, c’è Calenda, poi Bentivogli della CISL, c’era Renzi, la Bonino… insomma, il PD vive all’interno di arcipelaghi di tutti i tipi. Non conta tanto quanto pesa ciascuna piccola forza politica sommata alle altre. Il problema è che o si riesce a parlare ad un mondo, o no. Noi non ci siamo riusciti.

Toti ha sostanzialmente occupato i media e li ha occupati con una macchina editoriale che ormai si avvicina a quelle delle TV e dei giornali più importanti.

Ha organizzato il suo staff, spende tre/quattrocento mila euro, ha posizionato in ciascun gruppo di opposizione un addetto stampa, ha investito sui social, ha fatto il suo mestiere. E’ riuscito a rassicurare i liguri.

Poi se sapessimo perché abbiamo perso e se avessi io la risposta mi candiderei a fare il segretario nazionale, ma c’è da chiedersi perché 30-40 mila persone del Sistema Sanitario, che sono stati mandati allo sbaraglio con il Covid, poi hanno votato Toti. Evidentemente come centrosinistra ci manca una chiave che ci consenta di andare a parlare con dei mondi che in questo momento non comprendiamo.

Pippo Rossetti è un renziano, perché non è andato con Italia Viva?

Ero un renziano e non sono andato perché penso che le divisioni indeboliscano. Noi siamo partiti con grandi aspirazioni, con un’idea di maggioritario e di partito che doveva rappresentare una metà del paese. Il progetto di Italia Viva non mi ha convinto perché penso ad un sistema proporzionale, che deve essere pronto a lavorare anche con la Lega e con Fratelli d’Italia.

La divisione ha fatto male al PD e ha fatto male al centrosinistra, perché noi viviamo di rivendicazioni e conflitti mentre invece avremmo bisogno di un ampio respiro. Da qui alle prossime comunali abbiamo bisogno di prepararci per contrastare un fronte di destra che oggi in Italia è già al 40% e con cui io non riesco a colloquiare per i valori e principi che esprimono.

Sono ampiamente democratico, penso ad una società interculturale, penso che la libertà individuale debba sempre essere correlata ad una bene comune e questi secondo me non interpretano questi valori e questi principi.

Sul fronte del Covid stanno emergendo dei documenti che dimostrano una carenza organizzativa.

C’è un grande male della giunta Toti, che è la totale mancanza di programmazione, che sulla gestione ordinaria consente di mettere delle toppe ma la valutazione di cinque anni di sanità è negativa.

Il modello lombardo è inapplicabile per motivi economici: 11 milioni e mezzo di abitanti contro un milione e mezzo di abitanti. Ma è sbagliata proprio l’idea di un’ospedalizzazione. Infatti a Milano ti operano in modo ineccepibile negli ospedali, ma il territorio è abbandonato a se stesso. Tra febbraio- marzo-aprile nessuno ha programmato nulla.

Nel Veneto, sempre centrodestra, è stato fatto un lavoro sui positivi al Covid e il tentativo di circoscrivere la pandemia, a Bologna da subito le squadre a domicilio portavano medicinali che erano utilizzati negli ospedali.

La Liguria invece non ha voluto perseguire queste azioni, Toti è diventato il paladino di quelli che pensavano di convivere con la seconda ondata e lo ha dimostrato lasciando il cerino al Governo.

Se ci sono i morti è colpa del cerino, se i negozianti possono darti da mangiare e fare la ristorazione è merito suo. La capacità comunicativa di Toti è quella di porsi come quello che “se va male non è colpa sua”.

Ve lo ricorderete sul ponte, era imbufalito che non fosse stato nominato come commissario. E allora se Bucci avesse avuto successo, – spiega Pippo Rossetti – il successo era suo, se avesse fallito era colpa di chi non aveva nominato Toti come commissario. Vi ricordate la grande nave? Sky, le TV internazionali, una nave che diventa la casa del Covid-19… e alla fine si è speso un milione e mezzo di euro per non più di 30 persone consecutivamente seguite e le caserme nel Tigullio vuote, dove si potevano mettere gli stessi pazienti.

Avremmo dovuto trovare subito alberghi e strutture dove mettere il malato di Covid che non aveva bisogno della struttura ospedaliera, ma aveva bisogno di un medico.

Ma per fare altri esempi. Non vi sfugga che stiamo dicendo una cosa terribile ai nostri ragazzi. Stiamo dicendo che non devono andare a scuola il 15 dicembre perché poi devono andare a sciare il 26 dicembre. Noi non abbiamo aperto le scuole superiori perché dobbiamo consentire che ci sia la stagione sciistica, e questo messaggio arriva ai ragazzi. A me dicevano “prima di tutto la scuola”. Punto. Ora stiamo dicendo che è meglio non aprire la scuola, così tutti potremmo andare a sciare.

Per affrontare la pandemia ci volevano tre piani di organizzazione. E’ arrivata la pandemia e non abbiamo letto nessun documento che affrontasse questi tre piani. Ho detto a Toti: “Ma lo volete fare un piano alternativo per far sì che le persone abbiano diritto alle cure?”

Come si ripercuote l’emergenza Covid sulla cura delle persone che hanno altre patologie?

Tutte le statistiche ci dicono che ci sono più morti di patologie oncologiche e cardiologiche. Se tu hai un ictus e non sei in codice rosso, non c’è il reparto di neurologia del San Martino e sei persone nei reparti dell’ospedale. Abbiamo sospeso la chirurgia e abbiamo riempito i reparti di altre patologie.

Dato che ogni mese in Liguria ci sono 1000 nuove diagnosi oncologiche, se fossi Toti avrei chiesto ai medici dell’oncologia: “Questo mese, questi mille li abbiamo diagnosticati oppure no?” Se non li abbiamo diagnosticati, tra qualche anno avremo ulteriori persone, malatissime che comporteranno anche costi al sistema, ma che, soprattutto, vedranno infranto il loro diritto alla cura.

Tutti quelli che hanno gravi patologie sono terrorizzati dal Covid, perché diventano soggetti a rischio e non possono andare negli ospedali. Ma perché non hanno tenuto un organico separato e salvaguardato un ospedale solo per persone pulite?

Nella rianimazione di San Martino c’è un mobile. Mano a mano che arrivavano i positivi spostavano il mobile: al di là del mobile i positivi e al di qua del mobile i negativi, sul corridoio della rianimazione!

Una parte dei cittadini Liguri imputa alla sinistra una maggiore responsabilità per le cose che non funzionano, Pippo Rossetti che cosa risponderebbe?

Risponderei che se io entro in un posto che non è ordinato posso fare due cose: fregarmene e renderlo ancora meno accogliente, oppure provare a mettere ordine. Ma se io entro in un posto disordinato dopo cinque anni, e non sono riuscito a metterlo completamente a posto, non significa che sono stato io a metterlo a soqquadro.

Il Covid con il centrosinistra c’entra poco, perché la pandemia a febbraio-marzo avrebbe potuto sorprendere tutti, ma il fatto che a maggio, a giugno, a luglio non si sono presi i provvedimenti necessari sul personale, sulle strutture, sui ricoveri alternativi, sulla mancanza di comunicazione, non è scusabile.

Abbiamo messo in campo solo il 24 di aprile il laboratorio di Pietra Ligure, quando avevamo bisogno del laboratorio di Pietra Ligure dal 15 di marzo e avremmo fatto i tamponi a tutte le RSA di Savona.

Toti in 5 anni ha aumentato le tasse, ha raddoppiato le fughe fuori Liguria, – conclude Pippo Rossetti – non ha dato più servizi e ha tolto 1700 persone dal sistema.

La politica parla spesso di entroterra. Cosa si può fare ora per promuovere lo sviluppo?

Il centrodestra tradisce l’entroterra – precisa Pippo Rossetti – perché nel Recovery Fund non c’è nulla per le aree interne. Perché non gliene è mai interessato niente, se non quello di tenere buoni un po’ di cacciatori che hanno votato sempre la Lega, legittimamente, dal loro punto di vista.

C’era una idea di rilancio delle aree interne con il Ministro Barca del centrosinistra che ha manifestato una grande idea, ma ha incontrato diverse difficoltà di realizzazione. Noi oggi potremmo fare molto con il “New Deal Green” europeo: è un’idea diversa di una gestione dell’ambiente, non come un limone da spremere, ma come una risorsa da difendere e sviluppare, coltivare e mantenere.

Noi potremmo provare a giocare la carta della terza Riviera: la Liguria per 70 anni è cresciuta sulla Riviera di Levante e di Ponente. Lì ci sono stati investimenti privati ingenti, lì c’è un bellissimo territorio. Noi non dobbiamo contaminare l’entroterra, come abbiamo fatto con la “rapallizzazione” per capirci, ma abbiamo una straordinaria risorsa ambientale e turistica che potrebbe creare un turismo di altissima qualità.

Ma ci vogliono anche sanità, scuole, viabilità e trasporti, perché se devo fare un figlio e vivo in

un posto dove non arriva l’autobus, non c’è la scuola e se ti senti male non c’è il medico perché Regione Liguria ci mette un anno a sostituire il medico di medicina generale nell’entroterra, è chiaro che uno va a vivere fuori.

Con il Recovery Fund potremmo mettere dei soldi, anche perché alcune di queste aree come il Tigullio o la Valfontanabuona, sono anche aree che potevano avere una loro gestione logistica e industriale, non avremo più l’industria di un tempo, ma lì potremmo usare insediamenti importanti.

Ma su queste cose Toti non c’è mai stato, non era molto interessato, probabilmente non ha mai nemmeno fisicamente visitato quei posti, al di là di Novi Ligure in Liguria.

Immagina di mandare un telegramma a Toti

Direi a Toti di cambiare i suoi collaboratori, – continua Pippo Rossetti – visto che ha vinto le elezioni, direi di impostare un lavoro di pianificazione e programmazione e quindi di non impostare la sua politica per andare rapidamente a Roma.

Toti non è un governatore, Toti è un marchio: quando sembrava che si andasse a votare, lui era pronto a incassare. Poi hanno scippato a Salvini le elezioni, quando il giorno prima era salito sul suo carro, si è trovato su un carro senza ruote e quindi ha di nuovo ripiegato.

Nel 2023 noi andiamo a votare. Se vuole andare a Roma, ha un anno e mezzo o due anni per creare consenso. Ad esempio, i fondi europei con i finanziamenti a pioggia servono a creare consenso. Lui sta incrementando il numero di persone che lavorano per lui, e non per la Regione: la lista degli assessori, la lista degli uffici di presidenza, lo staff, l’ufficio stampa, tutte figure che vanno a sostenere la sua immagine e il suo partito.

Allora in un telegramma gli scriverei: “Mi raccomando Giovanni, hai vinto, togli tutti quelli che non hanno fatto bene e poi mettiti a fare una pianificazione. Dicci e pensa tra cinque anni cosa vuole essere la Liguria, non pensare a Roma.”

Alice Salvatore

Dopo un'intensa esperienza in politica, metto al servizio del pubblico le competenze maturate per fare vera informazione. Scopriamo insieme che cosa pensano politici e personalità pubbliche. Verba volant, Scripta Manent!

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