Domani è la giornata dedicata alla riunione della direzione del Pd, il dibattito sarà incentrato sul futuro del partito dopo la sconfitta delle elezioni politiche, con i dem sotto il 20%, il M5s nettamente primo partito del Paese e il centrodestra prima coalizione con Salvini sul ponte di comando. Renzi si ha dato le dimissioni ma ha indicato una linea da tenere alle consultazioni e fissando paletti anche sulla scelta del suo successore su cui si è discusso e si continua a discutere dal Pd ai giornali fino ai social network. Con Orlando ad accusare i seguaci di Renzi di aver volutamente messo sul tavolo il tema delle alleanze impossibili per non dover affrontare il fallimento elettorale. E l’altra anima della minoranza del Pd, Michele Emiliano, che invita invece ad un avvicinamento ai 5Stelle. E c’è chi, come Sergio Chiamparino, chiede che a portare avanti questo delicato passaggio sia un organismo collegiale e che sulle alleanze si esprima la base. La direzione si presenta, dunque, come il primo autentico e concreto passaggio per lo scioglimento di tanti nodi politici.
“Non aiuteremo la nascita del nuovo governo”, chiarisce il presidente Pd, che aggiunge: “Qualora sostenessimo un governo del M5S, in varie forme, sarebbe la fine del Pd”. “Secondo me quando si perde si sta all’opposizione: il voto parla chiaro. Non si può immaginare che il Pd vada al governo. Noi abbiamo perso, non si aiuta la nascita di un governo in questi casi. Non esiste in natura un accordo tra Pd e M5s”. “Considero il tentativo di obbligare il Pd a fare la scelta contronatura” di appoggiare un un governo M5S “una sorta di stalking”.
Orfini ha ribadito di avere la lettera con le dimissioni di Matteo Renzi da segretario, “una lettera semplice in cui si prende atto del risultato elettorale, rassegna le dimissioni e chiede di procedere agli adempimenti statutari”. Il presidente ha confermato che il segretario dimissionario “non parteciperà alle consultazioni al Quirinale” per la formazione del governo.
Il passaggio delle dimissioni di Renzi, ha continuato, “penso fosse assolutamente inevitabile, lo abbiamo condiviso. Ci consideriamo tutti dimissionari con lui” dopo “una sconfitta di quelle dimensioni”.
“La divisione tra renzismo e anti-renzismo – ha aggiunto – non ha molto senso. Renzi era il segretario del nostro partito perché così scelsero i nostri iscritti ed elettori e quindi era giusto sostenere e dare una mano a Renzi. Io non penso che oggi ce la possiamo cavare dando tutte le responsabilità a Renzi. Perché chi ha presieduto il partito ha le sue responsabilità. Chi ha fatto il ministro o ha governato il Paese, prima, durante e dopo, ha il suo pezzo di responsabilità”.
“Ogni singolo dirigente ha la sua parte di responsabilità. Quindi, abbiamo bisogno non di trovare il capro espiatorio, ma capire cosa non ha funzionato e come correggerlo, in una discussione la più larga possibile”, ha sottolineato Orfini.