La pizza di Cracco costa 16 euro e non piace ai napoletani

La pizza da ‘Cracco’ in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, ristorante del famoso chef, inaugurato il 20 febbraio scorso, propone una versione rivisitata della Margherita . Nell’angolo del locale si serve la “sua pizza” il cui impasto è molto diverso dal solito: contiene cereali insieme alla farina per renderla croccante ma la rende anche scura e la salsa di pomodoro è più densa: assomiglia al ragù e prevede anche pomodorini confit. Inoltre, la mozzarella di latte di bufala è aggiunta a crudo. Infine, una spolverata di origano, bandito nella ricetta originale, che prevede invece qualche fogliolina di basilico fresco. Il costo? 16 euro.

Le reazioni, sopratutto sul web non si fanno attendere, e forse erano anche voluti.

«Ho appena visto la margherita di Cracco e per un minuto ho pensato che l’avesse condita con le uova sode» dice una utente del social. Qualcun altro pensa al lardo, che pure spesso non mancano nei piatti dello chef. Il Fatto Quotidiano informa che la hanno assaggiata «i cronisti napoletani di Fanpage e assicurano che è buona anche se ci tengono a dare «un consiglio spassionato allo chef: scenda dalle stelle e venga tra i vicoli di Napoli, non dai pizzaiuoli star, ma tra quelli che quotidianamente, tra i vicoli, senza sosta, preparano pizze a portafoglio, sontuose fritte, calzoni. E riempiono bocca, occhi e naso di odori, sensazioni, sapori e tradizioni facendo di questa pietanza un qualcosa di unico al mondo».

Tra le star invitate da Cracco c’è certamente Gino Sorbillo, che di recente ha aperto a New York con Bill De Blasio che lo difende, in fondo è uno snack, dice in buona sostanza: «Ragazzi, a me lunedì scorso a cena l’interpretazione della Pizza di Carlo Cracco nella Galleria Vittorio Emanuele a Milano è piaciuta. Non è Pizza Napoletana e non viene venduta e presentata come tale, è la sua Pizza e basta. Noi partenopei dovremmo scandalizzarci di più quando troviamo in giro pizze che fraudolentemente vengono vendute e pubblicizzate come pizze della nostra tradizione addirittura con l’aggiunta di riconoscimenti Stg, Dop, Doc e roba del genere. Benvenuta Pizza Italiana di Carlo e Buona Pizza a tutti». Basilico fresco e mozzarella Stg, questi gli ingredienti del cosiddetto Disciplinare della Margherita da cui è partita l’ascesa dei pizzaiuoli sino al riconoscimento del piatto a bene immateriale dell’umanità, cominciò tutto nei ‘90 dall’Associazione Verace Pizza Napoletana. Un marchio.

La pubblicità gratis

E’ chiaro che la rivisitazione della pizza fatta da Cracco è qualcosa che non è nuova, tanti altri chef e pizzaioli doc hanno tentato di innovare in ogni modo un piatto che ormai è entrato nel comune collettivo di cibo italiano. Il fatto di averla chiamata Margherita o Pizza di Cracco è assolutamente un escamotage pubblicitario. Chi di noi avrebbe mai saputo della novità se non ci fosse stata questa polemica? Creata ad arte, ovviamente, nulla di male, è uno dei modi di farsi pubblicità, e Cracco, pur se famosissimo, ne ha bisogno, soprattutto dopo aver lasciato il programma che lo ha reso famoso al pubblico televisivo: Masterchef.
Un nuovo ristorante a Milano, non con prezzi proibitivi ma sicuramente non alla portata di tutti. Insomma perchè non risparmiare sulla pubblicità classica usando i social qualche “consenziente” chef?

Ripeto, nulla di male, anzi, al limite siamo costretti ad assaggiare la pizza di Cracco, con buona pace dei napoletani.

Alessandro Trizio

Esperto in Cyberwarfare e Information Security. Ha studiato politica nazionale e geopolitica e vissuto in molti Paesi mediorientali dove ha approfondito i rapporti internazionali

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