Scuole. Nell’incertezza non riapriranno in Liguria

GENOVA – “Nell’incertezza politica in Liguria le scuole non riapriranno” sono le dichiarazioni del Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti che minaccia di seguire l’esempio dei colleghi governatori regionali del Veneto e del Friuli Venezia Giulia che con una ordinanza hanno posticipato la riapertura delle scuole.

Giovedì 7 gennaio, la Liguria, come buona parte delle regioni italiane, dovrebbe tornare in Zona Gialla, considerato anche che lo era prima del Dpcm natalizio. Ma, nelle ultime ore si temono nuovi cambi di rotta da Roma che potrebbero pregiudicare la riapertura delle scuole e il funzionamento a pieno regime di attività come bar e ristoranti.

“Mi auguro che il Governo si prenda la responsabilità sennò farò un’ordinanza, come hanno fatto già altri governatori” ha dichiarato in televisione il Governatore della Liguria.

Le parole del Presidente Toti vengono dopo le dichiarazioni discordanti fra il Premier Conte e il Ministro Speranza. Il Presidente Conte ha dichiarato che la scuola avrebbe riaperto il 7 gennaio, poi però il Ministro Speranza ha convocato i presidenti di regione per comunicare cha la situazione è ancora incerta, perché tutto dipenderà se la regione è in Zona Rossa o in Zona Arancione.

A tal proposito, l’ordinanza firmata dal Ministro della Salute Roberto Speranza e pubblicata in Gazzetta Ufficiale recita: “Ai fini del contenimento dell’epidemia da Covid19, le istituzioni scolastiche secondarie di secondo gravo adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica, in modo che, dal gennaio al 15 gennaio 2021, sia garantita l’attività didattica in presenza al 50 per cento della popolazione studentesca. La restante parte dell’attività è erogata tramite la didattica digitale integrata”.

Sull’incertezza che regna sul “colore” delle varie regioni, ha precisato Toti: “Vorrei sapere da lunedì che intenzioni ha il Governo sulla scuola, perché se stasera cambiano le norme è una cosa, ma se da lunedì alcune regioni saranno arancioni o rosse una parte delle scuole richiuderà, quindi i ragazzi dovrebbero andarci solo giovedì e venerdì per poi stare di nuovo a casa. Che senso avrebbe riaprire le scuole?”

La mediazione nel Governo Conte

Dopo una giornata di tensione tra governo e Regioni sulla data del 7 gennaio il capodelegazione del Pd, Dario Franceschini, propone di rinviare l’apertura almeno a partire dal 15 gennaio. Le ministre di Italia Viva non ci stanno così come la titolare dell’Istruzione Lucia Azzolina. E nel mirino del M5S, ad un certo punto, finisce anche il ministro dei Trasporti Paola De Micheli. La riunione dura quasi tre ore: ha inizio poco prima delle 22, sebbene diversi ministri giungano a Palazzo Chigi alle 21. Il decreto sulle restrizioni in vigore dal 7 al 15 gennaio – con il weekend del 9-10 “arancione” e una fascia “gialla rafforzata” negli altri giorni – era ormai pronto.

Ma il Pd, al tavolo del Cdm, esprime una linea già emersa nel pomeriggio dal segretario Nicola Zingaretti: sulla scuola è necessario un rinvio. Franceschini pone il tema come una “questione politica”. E la data più adeguata per riaprire le superiori in presenza (al 50%), secondo i Dem, sarebbe quella del 18. “Il rinvio è segno di un caos inaccettabile. Non si doveva arrivare a questo punto quando lo abbiamo detto da mesi che le scuole avrebbero riaperto a gennaio”, sbottano le ministre renziane Teresa Bellanova e Elena Bonetti proprio mentre in tv Matteo Renzi torna ad attaccare frontalmente il premier Giuseppe Conte. Il clima si fa tesissimo. E il M5S se la prende anche con De Micheli. “L’organizzazione dei trasporti è stata totalmente assente”, sottolinea una fonte di governo pentastellata.

Alla fine la mediazione cade sull’11 gennaio.

Il Cdm dà il via libera al decreto che dal 7 gennaio entrerà in vigore introducendo, tra l’altro, un Rt più rigido per la classificazione di rischio regionali. E anche sui vaccini il decreto introduce una norma secondo cui, qualora un paziente non in condizione di esprimere il consenso libero alla somministrazione sia privo di un tutore legale, sarà il giudice tutelare a rinviare al direttore sanitario o responsabile medico la decisione della somministrazione. Ma lo scontro sulla scuola rischia di essere un’ulteriore coda velenosa dell’aria di pre-crisi che si respira nel governo.

Cristiano Vignali

Reporter Freelance specializzato in speciali storici, politici, culturali e d'attualità. Collabora con diverse testate online di carattere internazionale, nazionale e locale.

Lascia un commento