Continua l’attacco del Movimento 5 stelle alle Organizzazioni non governative (Ong) impegnate nel Mediterraneo. Dopo le polemiche dei giorni scorsi, alimentate dal blog di Beppe Grillo, a parlare è oggi, da Mondragone (Caserta), il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. «Le Ong sono accusate di un fatto gravissimo, sia dai rapporti Frontex che dalla magistratura, di essere in combutta con i trafficanti di uomini, con gli scafisti, e addirittura, in un caso e in un rapporto, di aver trasportato criminali». «A chi dice che in questo momento è inopportuno attaccarle», dice, riferendosi poi direttamente all’autore Roberto Saviano, «dico che fanno parte di quella schiera di ipocriti che ha sempre finto di non vedere il business dell’immigrazione».
I migranti diventati italiani
L’attacco si inserisce in un quadro che — come raccontato da Dino Martirano sul Corriere — è di estrema complessità nella gestione dei flussi migratori. Gli arrivi dei migranti nel Mediterraneo nei primi 3 mesi e mezzo del 2017, hanno raggiunto quota 42.974 (36.703 sbarcati sulle coste italiane): secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), sono già 962 i morti in mare dal 1° gennaio al 19 aprile.
Il report di Frontex
Il rapporto cui fa riferimento Di Maio era stato rivelato in anteprima dal Financial Times alla fine dello scorso dicembre. In quel rapporto Frontex — l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera — aveva sollevato le sue preoccupazioni sulla possibile interazione tra Ong e trafficanti di esseri umani. Ai migranti verrebbero date «chiare istruzioni prima della partenza sulla direzione da seguire per raggiungere le imbarcazioni delle Ong». Nello stesso report, Frontex notava come spesso «le persone salvate dalle Ong non erano affatto disposte a cooperare con esperti» per ricostruire l’accaduto: «alcune di loro erano state specificamente istruite a non collaborare con le autorità italiane o con Frontex». L’agenzia europea ha più volte, da allora, sottolineato come l’attività delle Ong — che si spingono vicine alle coste libiche per compiere le proprie operazioni di salvataggio — rappresenti un incentivo per i migranti. Le organizzazioni hanno replicato difendendo il proprio operato. Aurelie Ponthieu, di Medici senza frontiere (l’organizzazione umanitaria Premio Nobel per la Pace nel 1999) ha spiegato che «il nostro lavoro è quello di trovare barche in condizioni di difficoltà. Le troviamo il prima possibile. Questa è una risposta ai bisogni che osserviamo in mare».
L’inchiesta
Poche settimane fa, la Procura di Catania ha aperto un’inchiesta conoscitiva sugli interventi in mare per soccorrere migranti da parte di Ong nel Canale di Sicilia. Il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro ha spiegato che, «insieme a Frontex e alla Marina militare stiamo cercando di monitorare queste Ong che hanno dimostrato di avere una grande disponibilità finanziaria». Frontex — che ha un budget di 2050 milioni di euro, e può schierare fino a 1500 persone per supportare un Paese europeo se il numero di sbarchi diviene ingestibile — ha criticato le Ong perché non sono collaborative nell’ambito delle inchieste. «Ma noi salviamo vite, non abbiamo il compito di lavorare come agenzie di sicurezza»,ha replicato Save the children.