L’Italia chiama i medici stranieri per aiutare a combattere il COVID-19

Con un totale di 5.000 medici in più necessari a causa della pandemia, il problema già presente in Italia della mancanza di personale medico è peggiorato.

Le autorità sanitarie hanno affermato che ci sono abbastanza ventilatori per far fronte alla seconda ondata ma non abbastanza medici per azionarli.

Delinea la questione Carlo Palermo, capogruppo nazionale del sindacato medici Anaao Assomed.

“Il problema che stiamo affrontando è che solo gli specialisti possono lavorare all’interno delle unità di terapia intensiva. Ciò include sia medici specializzati che infermieri. Le cifre non sono incoraggianti, tuttavia, abbiamo bisogno di 2.000 medici in grado di azionare macchine respiratorie”.

Il governo ha pianificato di aumentare il numero di posti letto in terapia intensiva da 5200 esistenti a un totale di circa 11.000.

Palermo ha detto che “significherebbe aggiungere più posti letto dove c’è già una carenza di personale medico, il che significa abbassare il livello di sicurezza e qualità delle cure”.

L’assunzione di medici in formazione che non hanno ancora terminato gli studi si è dimostrata una soluzione.

Le regioni in Italia possono prendere le proprie decisioni quando si tratta di salute pubblica. Nelle zone del nord del Paese, come il Piemonte e la Lombardia, le autorità locali si sono rivolte alle ONG chiedendo loro di inviare medici da tutto il mondo.

L’Associazione Medici Stranieri residenti in Italia è un gruppo che rappresenta un totale di 77.500 professionisti compresi gli infermieri. Normalmente sarebbe necessaria la piena cittadinanza per essere assunti, anche se vista l’emergenza un recente decreto ne ha consentito le richieste. Tuttavia, solo pochi dipendenti sono stati assunti in questo modo.

L’associazione ha presentato un appello al governo chiedendo che la legislazione venga applicata a livello nazionale.

Rappresentando solo l’8% del PIL del paese, l’investimento complessivo dell’Italia nel settore sanitario è inferiore alla media di altri paesi europei, come Germania e Francia. Una questione di vecchia data che ora sta ostacolando la lotta contro COVID-19.

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