Perché è giusto togliere i finanziamenti ai giornali. Di Maio, la Rai e l’informazione

Il 14 dicembre si è tenuta l’audizione del Ministro del Mise Luigi Di Maio presso la commissione di vigilanza Rai. Gli argomenti erano molti ma tutti incentrati sull’informazione Rai e privata e sulle nuove tecnologie applicabili in un futuro sempre più vicino per la comunicazione.

Non voglio qui fare un report di quanto detto, per questo inserisco il video integrale sotto. Voglio fare il punto su una delle scelte più controverse di sempre: il finanziamento pubblico all’editoria.

E’ giusto dare 2,5 milioni di euro di contributi all’Avvenire?
E’ giusto per un giornale come Libero Quotidiano ricevere soldi pubblici?
Agevolazioni al Corriere? Sconti fiscali a Repubblica o al Manifesto?

Si parla di difendere il pluralismo dell’informazione. Tramite i soldi che la politica dà ai giornali. E’ un ovvio controsenso. Come può essere libero dalla politica una persona che riceve dei soldi dai politici? E infatti la libertà d’informazione in Italia è pari a zero. O meglio, l’equidistanza dell’informazione. La neutralità è inesistente perché la libertà c’è e anche troppa fino a far diventare giornali privati organi di partito veri e propri e non penso ci sia bisogno di fare nomi come Repubblica, Libero, La Verità o altri. Se compri il Manifesto non ti aspetti certo di trovare un elogio al Ministro Salvini. Quindi la libertà c’è, equidistanza nessuna.

Se l’informazione vive dei soldi pubblici non sarà mai libera

E’ giusto togliere i fondi pubblici a tutti

Si è giusto. Come accade praticamente in tutti i Paesi del mondo, tranne poche eccezioni come la Francia, chi vuole fare impresa, vuole fare editoria privata deve confrontarsi con il mercato e con i suoi lettori. E’ giusto perché quasi tutte le imprese private vivono del loro lavoro e se hanno successo è solo perché fanno un prodotto buono e non perché supportano il politico di turno forgiando notizie ad arte.

In Germania si aiutano gli editori con sconti sulle tariffe postali (anche in Italia) oppure con una agevolazione fiscale limitata e non esclusiva. Ma se un giornale non fa lettori chiude. Semplice e democratico. E così in Usa o in Australia.

E’ giusto togliere il finanziamento alla Rai. Il canone è una gabella illiberale e non dovuta. Non solo perché il “prodotto” creato dalla Rai è di pessima qualità ma perché è inserito in modo forzoso in una bolletta che nessuno può fare a meno di pagare: la luce. E la inseriscono a tutti indistintamente, senza sapere se l’utente ha o meno un televisore. Per evitare di pagare il canone senza tv in casa devi scrivere tu e sperare che venga registrato per tempo.

Qualunque soldo arrivi dalla politica agli organi di informazione è pari ad una tangente legale che l’informazione dovrà pagare, volente o nolente. Lo farà anche e non solo per bisogno.
L’editoria deve essere libera, deve sostenersi da sola, deve vivere se lo merita. Questa solo è libertà.
Via quindi i fondi a Libero, alle testate “in lingua slovena”, al Corriere e alla Rai, via tutto. E ognuno si confronti con se stesso e la sua capacità di rimanere sul mercato.

Giorgio Muscas

Esperto in criptovalute mi dedico all'economia e alla politica. Il giornalismo è la mia vera passione

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