Un’azione di “sistema” che punti a migliorare il contesto nel quale si muovono imprese e cittadini. Il nuovo presidente di Confindustria Calabria, Giuseppe Speziali, intende ripartire dalle basi, dalla struttura della sociale e dall’economia regionale, per affrontare i problemi che ormai da anni sono di ostacolo allo sviluppo dcl tessuto produttivo. “In una regione come la Calabria, in cui quasi tutti gli indicatori economici sono al di sotto della media del Paese e dello stesso Mezzogiorno sono molteplici le urgenze sulle quali è necessario intervenire”. In cima all’agenda del nuovo vertice confindustriale calabrese c’è uno dci nodi più complicati da sciogliere: la semplificazione e la trasparenza nei rapporti con la pubblica amministrazione.
Perché partire da qui?
Speziali: Perché ritengo fondamentale puntare sulla snellezza e sulla tracciabilità delle procedure, occorre superare l’annoso problema dei ritardati pagamenti alle imprese. Si tratta di un aspetto non trascurabile e connesso agli altri fattori fondamentali per lo sviluppo del territorio.
A cosa si riferisce in particolare?
Speziali: In primis alle infrastrutture e alla legalità, ma non solo. Bisognerà concentrarsi su poche ma significative priorità a cui destinare le risorse comunitarie del programma operativo 2007/2013. Quindi, più che velocizzare la spesa è necessario qualificarla per far sì che le misure abbiano la dovuta efficacia. Altra vera emergenza sociale è il lavoro, su cui è necessario un nuovo e più forte patto sociale fra imprese, lavoratori e istituzioni.
I ritardi nei pagamenti alle imprese stanno bloccando molti investimenti. Come risolvere questa situazione?
Speziali: Le imprese calabresi sono sempre più interessate dagli effetti dei ritardi con i quali gli enti regionali e locali saldano i debiti contratti nei loro confronti. La questione ha ormai assunto una dimensione più che allarmante: in alcuni casi i ritardi superano abbondantemente i dodici mesi, alcuni addirittura si protraggono per diversi anni.
Una prima e immediata soluzione potrebbe essere quella di una norma regionale “sblocca crediti” che, in accordo con il sistema bancario e sulle base di quanto contenuto nella manovra di stabiliti del governo, sia capace di liberare liquidità per il tessuto economico calabrese oggi quantificabile, sanità esclusa, in oltre due miliardi di euro.
È altrettanto urgente far attuare la norma che prevede che la copertura finanziaria relativa ali appalti pubblici venga attestata dagli enti appaltanti, non solo per competenza contabile ma anche per disponibilità di cassa. Queste misure andrebbero accompagnate anche da una maggiore certezza della tempistica nell’attuazione degli atti della pubblica amministrazione e con la trasparente tracciabilità delle procedure per la definizione delle singole pratiche.
Altro punto critico resta quello dell’erogazione del credito. Quale linea proporrà nei tavoli di negoziazione con gli istituti al fine di ridare ossigeno alle imprese locali?
Speziali: In Calabria paghiamo lo scotto di un insoddisfacente intrerlocuzione con il sistema bancario, cui vanno aggiunti gli alti costi del credito, tra i più alti d’Europa. Risulta difficile ottenere linee di credito aggiuntive, anche da parte di imprese che presentano una buona situazione patrimoniale. Un ruolo forte può essere certamente svolto dai Confidi che, anche grazie a una specifica iniziativa della Regione, si sono aggregati per meglio rispondere alle esigenze delle imprese.
È attraverso specifici fondi di garanzia per le imprese che si può essere in grado di intervenire sia sul capitale circolante, quindi la liquidità, che sugli investimenti con il benefico effetto moltiplicatore che questi fondi hanno. Nell’immediato proporrò l’attivazione di un fondo di rotazione che supporti l’innovazione e la capitalizzazione delle imprese, nonché il consolidamento dei debiti nei confronti del sistema bancario.
È una soluzione capace di immettere liquidità immediata nel sistema produttivo calabrese. Accanto a tali misure è indispensabile la costituzione di una task force sul credito, composta da tecnici di banche di Confidi, associazioni di categoria e dalla Regione, per la messa a punto di nuovi strumenti che intervengano sul breve e sul medio termine finalizzati a non interrompere il ciclo dei pagamenti e il flusso di liquidità a sostegno degli investimenti delle imprese.
Molti suoi colleghi hanno puntato con decisione allo sviluppo di sistemi imprenditoriali di rete. Anche per lei questa è l’ottica giusta?
Speziali: Credo che nella nostra ragione sia la strada obbligata da seguire. L’87% del nostro tessuto produttivo è costituito da piccole imprese. È per questo che sulle reti e le aggregazioni di impresa si svilupperà l’iniziativa della Confindustria calabrese, anche perché sono convinto che è lo strumento più utile non soltanto a superare i limiti dimensionali delle nostre aziende, ma anche a qualificare al meglio, soprattutto sui mercati internazionali, le filiere produttive d’eccellenza della nostra regione. In questo senso abbiamo, come sistema industriale, già prodotto e stiamo concretizzando iniziative specifiche nel settore della nautica e della bioedilizia, e sono in fase di progettazione analoghe iniziative sull’agroalimentare e la meccanica.
I valori dell’export calabrese restano piuttosto bassi rispetto alle altre regioni italiane. Cosa si può fare per incrementarlo?
Speziali: È necessaria un’azione di sistema a medio termine finalizzata, da un lato, a valorizzare le produzioni regionali più mature, come agroalimentare, metalmeccanico, legno, dall’altro, a penetrare nuovi mercati. Il programma “Calabria Internazionale”, licenziato dalla Regione, cui abbiamo positivamente contribuito esame Confindustria, costituisce una pianificazione seria e strutturata che, se realizzata, potrebbe dare nuovo slancio alle nostre imprese sui mercati esteri.
È necessario rafforzare l’azione nei confronti di mercati già maturi come quello europeo, con particolare riferimento a Germania, Polonia, Russia e Americhe, in primis gli Stati Uniti. Accanto a questa azione è importante sviluppare proposte esplorative verso aree geografiche nuove come Cina, Brasile, Canada e Australia.
Un programma concreto di medio termine non può naturalmente trascurare l’area di `vicinato” costituita dall’Africa mediterranea, sbocco geografico naturale per le produzioni della nostra regione che porrebbero essere supportate dall’importante infrastruttura logistica costituita dal porto di Gioia Tauro.
Una vostra “vicina”, la Puglia, ha reso il settore turistico il vero volano di sviluppo per il territorio. Anche la Calabria percorrerà questa strada?
Speziali: Il turismo, più di ogni altro comparto, può contribuire allo sviluppo dell’intera economia. È la risorsa naturale d’eccellenza che necessita, però, di essere gestita con un approccio un po’ più industriale e sistemico.
A dire il vero, anche su nostra spinta, la Regione ha recentemente licenziato il piano turistico triennale con significativi investimenti pubblici nel settore – circa 150 milioni di euro – che andranno a incidere su sistemi territoriali, infrastrutturali e sulle imprese.
La novità è quella di mettere in campo azioni incisive volte non soltanto alla promozione, come sinora avvenuto, ma soprattutto al miglioramento complessivo del sistema di accoglienza e di ospitalità. Peraltro in Calabria non si può parlare solo di turismo ma di °turismi”, balneare, montano, termale, enogastronomico, culturale, storico. Ed è su questa base che può concretizzarsi un serio programma di sviluppo finalizzato a destagionalizzare le attività.
Il Governo Monti ha riposto al centro del dibattito nazionale il tema delle liberalizzazioni. Quale impatto potrebbero avere sul sistema calabrese?
Speziali: Positivo, specialmente sul settore dei servizi. Le liberalizzazioni sono, per così dire, argomenti di una battaglia ormai storica che la Confindustria porta avanti da molto tempo.
Le imprese per competere devono misurarsi con la liberta di mercato e la competizione sana e aperta non può che portare benefici, in termini di qualità e costi, agli utenti finali. È evidente che liberalizzare significa anche rompere mercati chiusi e corporativi che, non a caso, proprio in questi giorni stanno protestando.
Lei si è dato favorevole alla regionalizzazione del patto di stabilità. Non teme possa rivelarsi un’arma a doppio taglio?
Speziali: Il patto di stabilità interno è senza dubbio uno dei più importanti strumenti per la razionalizzazione della spesa pubblica, ma gli effetti della sua applicazione si traducono in una fonte di rischio per le imprese, costrette a subire gli effetti dei ritardati pagamenti dei lavori, pur in presenza di risorse disponibili nei bilanci pubblici.
La soluzione per arginarne gli effetti negativi è proprio quella della sua regionalizzazione, ossia la possibilità di ridistribuire il peso del patto tra i vari enti locali della regione. In Calabria 81 enti locali sono soggetti al patto di stabilità interno, la Regione, le 5 Province e 75 Comuni. I due terzi dei calabresi vivono in un comune soggetto al patto.
Sul territorio tra il 5 e il 10% degli enti comunali risultano inadempienti. Fra un anno, più dell’80% dei comuni calabresi saranno soggetti al patto, oggi Io è il 18%. Per intenderci, se nel 2011 fosse avvenuta la “regionalizzazione” si sarebbero potuti sbloccare pagamenti per circa 100 milioni di euro.
Se a ciò si aggiunge l’effetto delle ultime disposizioni del governo in materia di “nettizzazione” dei fondi comunitari, che consentiranno alla Calabria di spendere 126 milioni di euro in più per ogni anno fino al 2014, si comprende bene quali benefici si otterrebbero.
Il gap più difficile da superare resta quello della criminalità organizzata. Molto è stato fatto negli ultimi anni da parte dello Stato. In futuro cosa determinai il suo impegno, come presidente di Confindustria, nella lotta alle mafie?
Speziali: Quello del contrasto alla criminalità organizzata è un punto prioritario del mio programma. È una precondizione per lo sviluppo oltre che essere una battaglia di civiltà. È necessario perciò che accanto allo sforzo enorme che stanno compiendo in Calabria le forze dell’ordine e la magistratura, si rafforzi e cresca sempre di più una coscienza civile forte e consapevole.
Ed è proprio il ruolo della società civile, oltre naturalmente a quello dello Stato, l’elemento più importante per vincere una battaglia difficile e dura come quella contro un’organizzazione criminale fortemente radicata sul territorio come la ‘ndrangheta. E bisogna partire dagli atteggiamenti etici dei nostri imprenditori, che devono esplicitarsi attraverso la denuncia e la collaborazione con le istituzioni locali preposte.
La Confindustria calabrese sarà al fianco e sosterrà tutti coloro che vogliono realmente cambiare le cose. Per questo con convinzione voglio affermare e ribadire che non c’è posto in Confindustria per chi non denuncia o, peggio ancora, per chi è colluso: e in Calabria questo vale senza se e senza ma.
Accanto a ciò cercherò di attivare uno stretto rapporto con le prefetture e le procure, in particolare quelle antimafia, per avviare un percorso di collaborazione concreta fatto non solo di solidarietà ma di predisposi-rione di strumenti di trasparenza e legalità in economia, come le “white list” nel campo dell’edilizia, il riutilizzo sociale ed economico dei beni confiscati, la realizzazione in Confindustria di un punto di sostegno per gli imprenditori vittime del racket e dell’usura.