La disavventura della Ever Given è stata per certi versi istruttiva. Non abbiamo imparato solo che tutto può accadere, anche qualcosa che si reputa difficilissimo, ma soprattutto la parzialità della nostra sicurezza come esseri umani.
La frase che più si sente in certi momenti è: “andiamo su Marte e non sappiamo…”
Certamente è un modo di dire, ma alla fine, non è tanto distante dalla realtà. Sappiamo mandare un Rover su Marte, ascoltiamo in tempo reale il vento del pianeta rosso ma abbiamo centinaia di navi ferme da giorni per un cargo incagliato nella sabbia.
Insomma qualche domanda dovremmo farcela.
Ma non è solo un fattore tecnico, è anche geopolitico. Abbiamo da decenni affidato ad un singolo Paese la capacità di tutte le nazioni di navigare e commerciare.
Sono anche evidenti le vulnerabilità di un mondo interdipendente, in cui un prodotto può essere creato e consegnato attraverso catene di approvvigionamento che collegano più continenti. Per il commercio globale, che sta già vacillando sotto le crescenti tariffe di trasporto, la carenza di attrezzature e lo spazio ristretto sulle navi a seguito delle interruzioni innescate dalla pandemia, l’incagliamento della ‘Ever Given’ non avrebbe potuto arrivare in un momento peggiore. Le interruzioni dovute alla chiusura del Canale potrebbero durare mesi e la congestione dei porti, la carenza di attrezzature e la carenza di capacità sulle navi dovrebbero intensificarsi.
Non dimentichiamo che anche i porti italiani ora riceveranno l’onda lunga dell’incidente e vedranno arrivare navi in numero triplicato, forse quadruplicato tutte insieme, congestionando e mettendo a dura prova la logistica.
Anche le spedizioni che non passano per Suez saranno influenzate, poiché le fabbriche aspettano che i componenti essenziali arrivino da altrove prima di poter realizzare prodotti da spedire. I prezzi del gas e del petrolio aumenteranno.
La Cina dipende da vaste importazioni di petrolio e minerale di ferro e ha probabilmente strutturato la maggior parte della sua politica estera – inclusa la sua ambiziosa iniziativa Belt and Road – al fine di proteggere le sue reti commerciali di vasta portata.
In altre parole, i punti di strozzatura come il Canale di Suez sono destinati a essere siti ancora più grandi di rivalità e tensione geopolitica. In tutte queste località dovremmo concentrarci in modo significativo sulla creazione di autorità internazionali che le gestiscano con apprezzamento per il loro carattere internazionale.
Investire in nuove capacità di navigazione o nuove strutture di trasporto non dovrebbe essere una fantasia ma una realtà, che veda magari tutte le nazioni partecipare al progetto.
Il trasporto merci non è solo business, è anche garanzia di vita quotidiana. E se sappiamo andare su Marte, dovremmo saper gestire i nostri prodotti in modo più moderno e funzionale.