Le intercettazioni telefoniche portano a galla oltre agli illeciti di cui dovranno rendere conto gli indagati anche una completa mancanza di sensibilità verso le tragedia di tanti che hanno avuto a causa del Covid dei lutti.
La freddezza con cui si trattavano i dati è a dir poco agghiacciante.
Le accuse sono: falso materiale ed ideologico.
Ai domiciliari sono finiti la dirigente generale del Dasoe Maria Letizia Di Liberti, il funzionario della Regione Salvatore Cusimano e il dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati dell’assessorato Emilio Madonia.
Nell’inchiesta è indagato anche l’assessore regionale alla Sanità della Sicilia Ruggero Razza. Oggi gli è stato notificato un invito a comparire con avviso di garanzia. E’ accusato di falsità materiale ed ideologica. I carabinieri gli hanno anche sequestrato dei telefoni. L’assessore ha chiesto al presidente Musumeci di accettare le sue dimissioni.
L’assessore Razza al telefono con la dirigente del Dasoe Maria Letizia Di Liberti discute del numero di decessi per il Covid: “Ma sono veri?”. “Sì, solo che sono di 3 giorni fa”. “E spalmiamoli un poco…”, suggerisce. La dirigente dice quindi a Razza: “Ah, ok allora oggi gliene do 1 e gli altri li spalmo in questi giorni, va bene, ok. Mentre quelli del San Marco, i 6 sono veri e pure gli altri 5 sono tutti di ieri… quelli di Ragusa, Ragusa 5! E questi 6 al San Marco sono di ieri.. perché ieri il San Marco ne aveva avuti ieri altri 5 del giorno prima, in pratica. Va bene? Ok”. “Ok”. “Ciao, ci metto questi io”. A quel punto Di Liberti chiama il commissario per l’emergenza Covid Renato Costa: “Ho parlato con Ruggero. Gli ho mandato i dati. E Ruggero dice che sono troppi, c’è il problema della domenica e di non darli tutti!”. “Va bene”, risponde Costa. “Di spostarli a domani un poco.. ma te lo devo dire però, perché altrimenti…”. “Va bene gioia mia, certo!”. Ancora Di Liberti: “Quindi li abbasso a 285!”. E Costa replica: “285, va bene!”. “E domani… comunque là siamo”. “Va bene..”. “Li aggiungiamo, li spostiamo a domani”.
Disposti i domiciliari per il dirigente del Dasoe, Maria Letizia Di Liberti, Salvatore Cusimano, dipendente dell’assessorato regionale all’Industria, ed Emilio Madonia, dipendente di una ditta che collabora con la struttura per il flusso dei dati. Risultano indagati anche il vicecapo di gabinetto dell’assessore Razza, Ferdinando Croce e Mario Palermo, direttore del Servizio 4 del Dasoe.
Dal mese di novembre appena trascorso sono circa 40 gli episodi di falso documentati dagli investigatori dell’Arma, l’ultimo dei quali risalente a pochi giorni fa: il 19 marzo. L’inchiesta è nata dagli accertamenti su un laboratorio di Alcamo, in provincia di Trapani, che avrebbe dato esiti sbagliati dei propri tamponi. Al momento gli indagati sono complessivamente sei ma la lista sembra destinata a crescere.“
Il gip di Trapani parla di “disegno politico scellerato”. Positivi e decessi “spalmati” nel tempo per evitare, secondo gli inquirenti, che la Sicilia fosse messa in zona rossa. Dall’indagine, scrive il gip, “sembra estraneo il presidente della Regione Nello Musumeci, che pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite”. Oltre ai tre ai domiciliari sarebbero indagati il vice capo di gabinetto dell’assessorato Ferdinando Croce e il dirigente Mario Palermo.
Razza, inoltre, facendo riferimento agli indicatori alla base del calcolo dell’indice RT, dice alla dirigente di aver constatato anche il mancato allineamento dei dati contenuti nelle piattaforme della Protezione Civile con quelli dell’ISS.
“Ho letto le agenzie, inutile dire che in questi casi si resta sorpresi. Noi le zone rosse le abbiamo anticipate non nascoste: è storia. Ma bisogna avere rispetto per la magistratura, ho fiducia nell’assessore Ruggero Razza, se fosse responsabile da solo adotterebbe le decisioni consequenziali. Bisogna essere sereni e fiduciosi, sono convinto che la verità emergerà prestissimo”. Così il governatore della Sicilia, Nello Musumeci che ha aggiunto: “Quello che abbiamo fatto in un anno è stato improntato alla massima trasparenza, abbiamo sempre seguito la linea del rigore e della fermezza”. “Fino alla scorsa settimana – ha proseguito – abbiamo chiesto noi a Roma la zona rossa perché noi guardavamo al numero dei morti. Facciamo andare avanti le indagini, gli avvisi di garanzia servono a fare chiarezza, lasciamo lavorare e alla fine ne trarremo le conclusioni”.