Il presidente della Turchia ha minacciato di inviare milioni di rifugiati siriani in Europa se l’Unione europea avesse definito la sua operazione militare in Siria una “invasione”.
“Apriremo le porte e invieremo 3,6 milioni di rifugiati“, ha detto Recep Tayyip Erdogan in un discorso ai deputati del suo partito AK.
Il leader turco è infuriato dopo una dichiarazione rilasciata dall’Unione Europea che ha invitato “la Turchia a cessare l’azione militare unilaterale” contro le forze democratiche siriane a guida curda nella Siria settentrionale.
L’UE vuole costruire una cosiddetta “zona sicura” nel territorio di cui intendeva impadronirsi la Turchia, affermando che il trasferimento forzato dei rifugiati siriani non avrebbe “soddisfatto i criteri internazionali per il ritorno dei rifugiati, come stabilito dall’UNHCR”.
“Qualsiasi tentativo di cambiamento demografico sarebbe inaccettabile” – continua la nota – “L’UE non fornirà assistenza per la stabilizzazione o lo sviluppo in aree in cui i diritti delle popolazioni locali sono ignorati”.
I commenti dell’UE si sono uniti a un coro di condanna dell’offensiva turca, lanciato mercoledì contro l’SDF e che ha già visto uccisi almeno otto civili, tra cui due bambini.
Numerosi Stati, tra cui Egitto, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Kuwait, hanno anche espresso il loro allarme. E’ stata convocata una sessione di emergenza della Lega araba per discutere dell’operazione, mentre il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà a giorni.
Erdogan ha difeso l’operazione del suo paese sostenendo che avrebbe sostenuto l’integrità territoriale della Siria affrontando il controllo curdo del nordest del paese.
“Non sono onesti, inventano solo parole”, ha detto Erdogan indicando l’Arabia Saudita e l’Egitto. “Tuttavia, creiamo azione e questa è la nostra differenza.”
Nello stesso discorso, ha affermato che “109 terroristi sono stati uccisi finora” riferendosi alle forze a guida curda.
La SDF, una milizia per lo più curda con un contingente arabo, è stata un alleato chiave degli Stati Uniti nella lotta contro lo Stato islamico (Isis).
Il gruppo, che ricevette armi e un significativo supporto aereo e terrestre dagli Stati Uniti, perse circa 11.000 combattenti nella lunga guerra prima di riconquistare l’ultimo pezzo del territorio dell’Isis.
Ma quella collaborazione ha fatto arrabbiare Ankara, che li considera invece un’organizzazione terroristica per il suo legame con i separatisti curdi in Turchia.
La Turchia, alleata della NATO, ha minacciato per anni un’offensiva transfrontaliera, ma sembra aver proseguito con l’offensiva da quando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha inaspettatamente dato ad Ankara il via libera per lanciare un’offensiva contro i curdi.
Trump ha ordinato il ritiro delle forze statunitensi dalla zona di confine e ha detto che gli Stati Uniti non avrebbero impedito un attacco turco contro i suoi alleati curdi.