Covid: per Toti il modello Liguria è la risposta

Entra in vigore oggi il nuovo Dpcm firmato Governo Conte, dopo giorni di riunioni e confronti con le Regioni e gli Enti locali. Misure che ci si aspettava, visti i numeri dei nuovi contagi. Toti soddisfatto,  Liguria presa come esempio; un po’ meno lo sono l’ANCI e i sindaci che si trovano una bella gatta da pelare.

Genova. È di ieri il nuovo provvedimento del Governo Conte che cerca di limitare i contagi: un nuovo Dpcm entrato in vigore oggi fino al 13 novembre, detta nuove regole per ristoratori, scuola, incontri, asl, ma anche per i sindaci.

Nuovi orari per le attività di ristorazione che potranno rimanere aperte dalle 5 alle 24 se vi è consumo ai tavoli, per un massimo di 6 persone per tavolo, altrimenti, se al banco, solo fino alle 18. Le consegne a domicilio non hanno vincolo di orario, come anche per i servizi negli aeroporti, negli ospedali e sulle autostrade. Sale gioco e bingo aperte fino alle 21.

I ragazzi continueranno ad andare a scuola in presenza, fatta eccezione per qualche chiusura temporanea per limitare i contagi, ma con modalità flessibili, ingressi scaglionati alle ore 9 e possibili turni pomeridiani. Alle Università hanno dato potere di regolarsi in base agli sviluppi della situazione epidemiologica, prevedendo la possibilità a distanza se fosse necessario. Sono sospese le competizioni sportive dilettantistiche, vietate sagre e fiere locali, mentre sono consentite quelle nazionali e internazionali, sospesi i convegni.

Alle Asl è stato dato l’obbligo di caricare, sul sistema Immuni, il codice chiave in caso di un caso di positività, cosa che ancora in molte regioni non avveniva.

Quelli che, però, hanno ricevuto la sorpresa più grande sono stati i Sindaci: durante la conferenza di domenica sera, il premier Conte ha riferito la possibilità, per i primi cittadini, di chiudere dopo le 21 vie e piazze dove si possono creare assembramenti. Si è scoperto, poi, che il termine “sindaci” è stato rimosso dal testo del Dpcm, aumentando così l’incertezza degli stessi.

Con il presidente Decaro, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani ci tiene a dire che la responsabilità non può essere scaricata in questo modo, perché non sono in grado di gestire queste chiusure: non è previsto, infatti, che la polizia locale si occupi di Covid. L’ANCI non parteciperà più ai lavori della cabina di regia Governo – Enti locali.

Tutt’altro è stato il commento del governatore della Liguria Giovanni Toti che si è detto contento del coinvolgimento che c’è stato i giorni prima la pubblicazione del decreto. Il presidente della nuova giunta si trova d’accordo con l’attuale premier e vede le nuove misure “soft” come una soluzione reale, oltre ai vari interventi mirati a livello locale, stile Modello Liguria. Toti, all’obiezione che così facendo si rischia di scaricare la responsabilità sui sindaci e governatori, obietta dicendo che per lui è l’approccio giusto: secondo lui solo gli amministratori locali conoscono sufficientemente bene il territorio e sanno come muoversi per affrontare le singole criticità.

Un po’ com’è avvenuto a Genova, per limitare i contagi, con le restrizioni nelle zone rosse del Centro storico, Sampierdarena, Certosa e Cornigliano: in queste aree è divieto assoluto di assembramento, ossia non è concesso fermarsi in spazi pubblici all’aperto se si è almeno in due persone.

Se i pareri dei politici sono divisi, lo stesso si può dire per quelli dei cittadini. I più colpiti da queste misure sono i commercianti che hanno visto crollato il passaggio, già dal primo giorno dell’ordinanza comunale. Nei vicoli del Centro storico di Genova, quello che si percepisce è che esistano zone ritenute più rischiose di altre, e si nota con il calo degli incassi che i commercianti stanno subendo, oltre al fatto che una zona come il Porto Antico sia stata considerata zona non a rischio. Gli stessi uomini della Polizia Locale sembra abbiano notato un calo del passaggio nelle zone di piazza Banchi e zone limitrofe.

C’è timore di un nuovo lockdown, molti artigiani e piccoli imprenditori non esitano a dire che nel caso di una nuova chiusura non sanno se sarebbero in grado di riaprire. Preoccupazioni anche in altri luoghi, come ad esempio per i negozianti dello storico Mercato Orientale di Genova che hanno visto una diminuzione del flusso di clienti. Anche nelle altre zone rosse si avverte lo stesso stato d’animo: complice il freddo si questi giorni, sembrano ci siano pochissime persone in giro, quasi come un nuovo isolamento.

Oggi, al coro dei commercianti, si aggiungono i ristoratori che con il nuovo Dpcm, si vedono diminuire, di nuovo, il numero di coperti possibili, oltre al loro flusso di clienti. Soprattutto nel Centro storico di Genova, l’importanza degli uffici, con l’aumento dell’utilizzo dello smart working, si fa sentire: molti ristoranti hanno perso i loro clienti abituali a pranzo perché gli uffici, dopo aver ripreso per un giorno o due, hanno di nuovo chiuso e i pochi, costretti ancora ad andarci, non si fermano più alla sera per l’aperitivo, ma vanno direttamente a casa, intimoriti dai contagi.

Se il nuovo Dpcm ha dato la possibilità di chiudere zone rischiose ai sindaci e ha dato misure restrittive ai ristoratori, il Governo ha dato un aut aut alle palestre che per ora sono state risparmiate. Grossa è la preoccupazione che dilaga nel web su una possibile chiusura dei centri sportivi, dove moltissime persone vanno, anche per staccare la mente dal periodo in cui ci troviamo: è stato Conte, durante la sua conferenza, a riferire il messaggio; se tutte le palestre e le piscine non si adegueranno alle norme anti-Covid nei prossimi sette giorni, queste rischieranno una possibile chiusura.

Tema non affrontato da questo Dpcm è quello della mancanza di personale sanitario: sarebbero pochi gli infermieri e i medici messi a disposizione. Nel frattempo in Liguria e, in particolare, a Genova la Croce Rossa della Vallescrivia è alle prese con lunghe attese davanti ai Pronto Soccorsi, dovute ad un sovraffollamento degli stessi.

Alessandro Capuano

Romano d’adozione, mi occupo di digitale da quando, a 12 anni, mi hanno regalato la prima console. Sono un fotografo incompetente ma curioso. La politica economica mi appassiona da sempre.

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