Tra i deputati che hanno richiesto e ottenuto il bonus da 600 euro erogato dall’INPS spunta anche Marco Rizzone, del Movimento 5 Stelle, conosciuto in Liguria per aver spinto all’alleanza con il PD e aver sostenuto la candidatura alle Regionali di Ferruccio Sansa.
In territorio ligure anche il capogruppo comunale di Genova Luca Pirondini (M5S) e Alessandro Terrile del PD hanno ammesso di aver richiesto e ottenuto il bonus, pur sottolineando di non avere le stesse entrate del parlamentare.
Quello di Marco Rizzone è l’ultimo nome emerso in merito ai deputati sospettati di aver richiesto il contributo. La reazione del Movimento alla notizia non è mancata. Vito Crimi ha infatti diramato una nota nella quale il tema viene affrontato e le conseguenze rese chiare. “In relazione alla vicenda del bonus da 600 euro, destinato a partite IVA, lavoratori autonomi e professionisti“, si legge, “ho deferito il deputato Marco Rizzone al collegio dei probiviri chiedendone la sospensione immediata e massima severità nella sanzione“.
Ora non resta che attendere quali saranno le decisioni a margine dell’udienza prevista in Commissione Lavoro oggi a Montecitorio, dove verrà ascoltato anche il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico: con il suo intervento si verranno a sapere i nomi di tutti i coinvolti in questa brutta pagina della politica italiana.
Il funzionario dell’istituto di presidenza comparirà come testimone, ma è impossibile ignorare come da giorni ne vengano richieste le dimissioni, sia dai partiti di centrodestra, che da Italia Viva di Matteo Renzi
Tridico presenzierà all’udienza in videoconferenza: all’incontro parteciperanno anche i capogruppo dei vari partiti. La Lega presenzierà con Andrea Giaccone: la capogruppo Elena Murelli è stata sospesa insieme a Andrea Dara proprio per la vicenda dei bonus richiesti.
Oltre ai parlamentari sotto accusa, in questi giorni sono stati diversi i consiglieri regionali e comunali che sono venuti allo scoperto e hanno ammesso di aver richiesto il bonus da 600 euro per le partite Iva distribuito dall’INPS per motivazioni differenti.
Le reazioni alle domande sono state eterogenee e basate sull’effettiva necessità del richiedente. Quel che è certo è che ciò che è avvenuto ha scatenato voglia di chiarezza: LEU ha richiesto che l’INPS “faccia anche i nomi di quegli imprenditori che hanno richiesto la cassa integrazione pur non avendo avuto calo di fatturato oppure hanno messo in cassa integrazione i lavoratori facendoli poi lavorare da casa in smart working“.