La riapertura forzata è stata spostata di un giorno, per non andare contrastare la manifestazione di Roma, per i piccoli imprenditori del comparto dell’ospitalità a tavola (Horeca) associati a Mio Italia, che avevano annunciato la ripresa delle attività a pranzo e a cena anche senza autorizzazione del Governo. L’idea e la speranza dei partecipanti è che dalla mobilitazione nazionale possa arrivare qualche prima risposta alle richieste degli operatori di un settore, quello della ristorazione, che è chiuso praticamente da ormai un anno.
«Abbiamo deciso di riaprire dal 7 aprile e non da oggi – spiega il responsabile Mio per la Liguria, Emanuele Maranzana – perché questo pomeriggio ci sarà una grande manifestazione a Roma organizzata assieme a molte organizzazioni, dalla rete di #ioapro alle partite iva. La speranza è che qualcuno finalmente ci possa dare se non la possibilità di riprendere subito a lavorare almeno una programmazione sulle riaperture».
Sono i bar e i ristoranti che chiedono risposte sui sostegni con indennizzi ragionevoli e interventi sui costi fissi: «Il problema più grande sono gli affitti – spiega – perché ci sono già molti colleghi che hanno ricevuto lo sfratto». Le imprese aderenti a Mio, quindi, hanno scelto di attendere ancora un giorno prima di dare vita alla mobilitazione anche in Liguria.
«Questa sera faremo una riunione – prosegue Maranzana – e se le cose andranno come immagino domani chi aderirà all’iniziativa, aprirà a pranzo e a cena, ovviamente rispettando tutte le normative di sicurezza, distanziamenti, mascherine e tutti i protocolli. La nostra non è una provocazione, né un atto dimostrativo – conclude – ma una questione di sopravvivenza».
“Da un anno i piccoli imprenditori dell’ospitalità a tavola sono costretti a chiudere-aprire-chiudere, in contrasto con le evidenze scientifiche, senza prospettive, programmazioni, piani di rilancio, indennizzi ragionevoli, interventi sui costi fissi. Nulla. Non sono più padroni del presente e del futuro né di quello delle loro famiglie.
Con l’ultimo “decreto Sostegno” è stata prevista una elemosina, fra l’altro in arrivo dopo il 10 aprile”. “Se non arriveranno le risposte, decine di ristoratori sono pronti e decisi a tornare comunque ad aprire ai clienti a pranzo e – soprattutto – a cena. Non è una provocazione, né un atto dimostrativo, ma una questione di sopravvivenza“.