Fed, Bce, Bank of Japan e People’s Bank of China hanno 28mila e 800 miliardi di dollari il controvalore degli asset nei bilanci. Un incremento senza precedenti che rende chiaro l’enorme sforzo posto in essere per sostenere l’economia e stabilizzare i mercati finanziari travolti dallo shock della pandemia.
I piani creati appositamente per l’emergenza di acquisto titoli hanno contribuito a tenere in vita l’economia durante i periodi di chiusura completi. In modo diverso sono stati una terapia d’urto necessaria ad evitare che una crisi sanitaria si trasformasse in una crisi finanziaria. Qualora, ad esempio, il blocco delle attività avesse dato luogo a un’ondata di insolvenze sui debiti pubblici e privati.
Se siamo stati in grado di ridurre al minimo i danni bisogna ringraziare anche le banche centrali e la loro capacità di inventarsi soluzioni innovative a fronte di una crisi inedita.
Dopo un anno dall’inizio della pandemia Covid ora ci troviamo in una condizione molto più favorevole rispetto al 2020. L’economia ha buone possibilità di ripartire a pieno ritmo. Grazie ai maxi-piani di investimenti pubblici che sia l’Europa, con il piano Next Generation Eu, sia Stati Uniti, con i 1900 miliardi di dollari del piano Biden, si apprestano a varare.
L’economia però è ripartita troppo in fretta. E questo ha avuto l’effetto collaterale di generare inflazione. Inflazione favorita anche dal rialzo dei prezzi delle materie prime di produzione. Tutto questo ha avuto effetto anche a cascata sui tassi di tutto il mercato obbligazionario globale. BTp compresi i cui tassi, scesi sotto i mezzo punto percentuale dopo l’incarico a Draghi, ieri quotavano 0,68 per cento.