Johnson&Johnson ha comunicato all’Unione Europea di avere problemi di approvvigionamento che potrebbero complicare i piani per fornire 55 milioni di dosi del suo vaccino contro il coronavirus nel secondo trimestre dell’anno. Lo ha riferito un funzionario europeo all’agenzia Reuters. Il vaccino di J&J, che richiede una sola dose, dovrebbe essere approvato l’11 marzo dall’Ema e le consegne dovrebbero partire da aprile. L’azienda si era impegnata a fornire 200 milioni di dosi all’Unione europea per il 2021.
Rezza, «accelerare arrivando a 350mila vaccinazioni al giorno»
“Quello di cui c’è bisogno è un’accelerazione fortissima della campagna vaccinale. Se riuscissimo a fare 300-350mila vaccinazioni al giorno potremmo vaccinare tante persone entro breve tempo. Il che sarebbe davvero una cosa importante, anche perché nel momento in cui chiediamo sacrifici alle persone dobbiamo dare anche delle speranze”. Lo ha sottolineato Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, durante l’audizione informale in Commissione Igiene e Sanità del Senato sul tema dei vaccini anti-Covid. L’esperto ha ribadito la necessità di adottare la strategia del “contieni e vaccina”, ma velocizzando i tempi. “Se facessimo solo contenimento – ha avvertito – non daremmo speranza ai cittadini e se vaccinassimo senza contenere non riusciremmo probabilmente a portare a termine la campa vaccinale con successo”. E’ “essenziale contenere le varianti pericolose e mitigare l’epidemia per proteggere la campagna di vaccinazione. Per dare un’accelerazione alla campagna dobbiamo impegnare tutte le forze lì. Non possiamo rincorrere” l’epidemia “con forze che devono essere impegnate a vaccinare”. “Facciamo lo sforzo adesso – ha concluso Rezza – poi fra 3-4-7 mesi ne avremo conseguenze positive”.
Medici internisti, «troppa burocrazia intralcia vaccinazioni»
“Sui vaccini una burocrazia imperante sta distogliendo i medici, ospedalieri e di famiglia, da quelli che dovrebbero essere i loro veri compiti: curare e, per l’appunto, vaccinare”. A denunciare “il peso dei tanti adempimenti amministrativi che distraggono i medici dalle loro attività assistenziali” è Dario Manfellotto, presidente della Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri che “hanno in carico il 70% dei pazienti Covid – ricordano – hanno aderito al 100% alla vaccinazione e sono in prima fila nella campagna vaccinale” anti-Covid. Il presidente Draghi, evidenzia la Fadoi in una nota, proprio ieri ha sottolineato la necessità di privilegiare nella profilassi anti-Covid le persone più fragili e le categorie a rischio. “Però la selezione delle persone estremamente vulnerabili, che giustamente insieme agli ultraottantenni devono avere accesso privilegiato all’immunizzazione – spiega Manfellotto – viene richiesta da Regioni e Asl imponendo una procedura burocratica eccessiva con la richiesta di dati anagrafici, codice fiscale, codici di esenzione e altre informazioni che dovrebbero essere invece già a portata di click delle aziende sanitarie, se non fosse che solo un quarto dei fascicoli sanitari elettronici sono stati implementati con le informazioni sanitarie complete su ciascun assistito”. “Purtroppo questi dettagli prevalgono sulla valutazione clinica dei medici”, osserva il numero uno della Fadoi che aggiunge: “Oggi è di nuovo il momento del ‘whatever it takes’. Non lasciamo prevalere il ‘whatever it blocks’ della burocrazia”, invita, parafrasando le parole più note di Mario Draghi. L’impressione” del presidente degli internisti ospedalieri italiani “è che tutta questa burocrazia serva a mascherare il problema irrisolto della carenza dei vaccini e i criteri poco uniformi con i quali vengono distribuiti e somministrati, e a guadagnare tempo nell’attesa delle forniture di vaccini. E’ chiaro che bisogna dare delle priorità, ma bisogna indicare veri e propri criteri clinici condivisi e di facile applicazione”. “Mi chiedo infatti – riflette Manfellotto – che senso abbia ad esempio aprire le prenotazioni per immunizzare gli over 70 quando fino ad oggi è stato vaccinato appena il 23% degli ultraottantenni. Il ministero della Salute ha stilato una lista delle priorità in base al livello di esposizione al rischio: si segua quella senza creare ulteriore confusione e perdite di tempo. Abbiamo sempre affermato la necessità di un coordinamento unico per affrontare l’emergenza Covid. La nostra piena disponibilità al lavoro del generale Figliuolo – conclude il numero uno della Fadoi – nella speranza che semplifichi i percorsi e agevoli il lavoro di noi medici”.