Vaccini Covid. Il lato oscuro del mercato

L’Interpol e l’antimafia avevano subito avvertito le istituzioni e i cittadini che la longa manus delle organizzazioni criminali di tutto il mondo si sarebbe mossa per approfittare della situazione Covid.

I vaccini sono usati dai vari paesi, e non è una novità, anche come mezzo diplomatico, come sistema di interpolazione per la geopolitica mondiale. Chi li produce o chi riesce ad acquistarli in quantità considerevoli inizia ad approfittare della situazione di scarsità per “dare una mano” a coloro che poi sapranno sdebitarsi.

I tre attori in campo, che cercano di giostrare le consegne dei vaccini, sono sostanzialmente la Cina, la Russia e gli USA, che si muovono come in uno scacchiere. I problemi delle forniture sono all’ordine del giorno e le possibilità di aumentare la produzione non sempre hanno tempi rapidi, elemento invece necessario per affrontare una grande vaccinazione globale.

I lati oscuri della rete

Diversi ricercatori e sicuramente anche le forze di sicurezza dei Paesi sanno che una buona parte del commercio sotterraneo di vaccini, veri o falsi, avviene nel “Dark web”, quella linea sottile che divide l’internet che usiamo tutti i giorni da un mondo parallelo, e nemmeno molto nascosto, che detiene il commercio di tutto quanto non è possibile fare alla luce del sole.

Forum, siti, chat e persino e-Commerce di ogni genere di merce. Droga, armi, medicinali, ed ovviamente vaccini.

Ci sono persino le “recensioni” dei venditori. Pare a prima vista un po’ ridicolo, ma il feedback che cerchiamo su Amazon od eBay, esiste anche nel Dark Web: se devi comprare merce illegale, versando il denaro in anticipo ad una persona od organizzazione, devi essere certo di non pagare a vuoto.

Ed ecco che le recensioni di altri acquirenti fanno fare buoni (o cattivi) affari ai criminali. Insomma, sono delinquenti di tutto rispetto, con tanto di stellette di apprezzamento.

Il mercato dei vaccini

L’Europa ha vietato ai paesi membri, l’acquisto diretto di vaccini Covid. Tutto deve passare da una decisione centralizzata. Il caso del Veneto è emblematico.

Ma esistono anche venditori che si rivolgono tranquillamente alle Regioni o agli Stati. Sono i broker. Coloro che hanno comprato dalle aziende produttrici enormi quantità di vaccini e che ora li rivendono al miglior offerente. Un lavoro forse eticamente discutibile per alcuni, ma legale.

Rinuncia ai brevetti industriali

Il vaccino, come tutte le produzioni, ha un suo brevetto, e le case farmaceutiche che lo producono non vogliono rinunciarvi a nessun costo. E’ stato chiesto da molti Stati l’annullamento volontario dei diritti di produzione per permettere a chiunque di creare nuovi vaccini, ma le case farmaceutiche hanno detto no.

Ma in fondo non è nemmeno questo il problema. Il problema ma è creare nuovi siti di produzione.

Anche l’amministratore delegato di AstraZeneca, in questi giorni al centro di polemiche per un lotto “strano” del suo vaccino, ha dichiarato: “Il problema non è condividere i brevetti, ma aumentare la capacità di produzione. Per approntare nuovi siti di produzione dobbiamo insegnare al personale del sito “come fabbricare il vaccino” e “posso assicurare che le nostre squadre sono mobilitate al massimo, ma non vi è modo per qualificare più persone”.

Come produrre più velocemente?

Ci sono alcune persone, che ovviamente non vogliono farsi conoscere, che fanno affermazioni abbastanza inquietanti: si produce di nascosto.

Il problema, a questo punto, non sarebbe il mercato “non ufficiale” del web, ma la produzione iniziale dei vaccini, dei siti di produzione “non confermati”. Come ha detto Pascal Soriot, “non vi è modo di qualificare più persone”, e quindi il limite di produzione sarebbe stato raggiunto in modo inesorabile.

Alcuni ipotizzano, ed altri ne sono più sicuri della loro stessa esistenza, che ci siano in giro per il mondo dei luoghi di produzione non ufficiali, dove il vaccino verrebbe prodotto per conto della case farmaceutiche, che sarebbero così sollevate dai problemi legali relativi alla certificazione di nuove produzioni.

Questo consentirebbe due cose: l’aumento immediato di dosi e la possibilità di vendere a Paesi che non vogliono aspettare il loro turno. Un esempio è la Cina, che si è focalizzata sui paesi a basso e medio reddito, in gran parte lasciati indietro, mentre le nazioni ricche hanno raccolto la maggior parte dei costosi vaccini prodotti da aziende come Pfizer e Moderna. E nonostante alcuni ritardi, in Brasile e Turchia, la Cina ha ampiamente capitalizzato sulle consegne più lente del previsto da parte dei produttori di vaccini statunitensi ed europei.

Per non perdere quote di mercato bisogna produrre di più, e alcune indiscrezioni parlerebbero di lotti di vaccino prodotti al di fuori delle “regole” e poi commercializzati dalle aziende principali. Diversi siti di produzione, in Croazia, Polonia e in Africa, sarebbero già stati individuati.

Ovviamente è una teoria: non c’è nessuna prova che sia reale, anche se molto logica.

La Russia promette un eldorado all’Italia

Con la firma dell’accordo Italia – Russia per la consegna del vaccino Sputnik V, si aprirebbe anche in Italia la strada della produzione, un passo potenzialmente molto importante per Mosca, impegnata ad espandere la sua portata di vaccini in Occidente.

L’accordo è stato annunciato dalla Camera di commercio italo-russa e dal fondo sovrano russo, noto come Fondo russo per gli investimenti diretti (RDIF), che ha sostenuto lo sviluppo di Sputnik V.

Ma il vaccino deve ancora ottenere l’approvazione normativa da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e delle autorità di regolamentazione italiane prima che la produzione possa andare avanti.

Decine di paesi hanno registrato il vaccino Sputnik V, ma l’approvazione dell’Unione Europea sarebbe vista da Mosca come una convalida significativa del suo lavoro scientifico e il tentativo del Cremlino di usare lo Sputnik per promuovere la sua influenza globale.

In Russia, gli sforzi per i vaccini sono in corso da mesi, ma rimangono relativamente lenti al di fuori delle grandi città come Mosca e San Pietroburgo.

Tanto è vero che il Cremlino ha reagito con rabbia ai commenti della presidente dell’EMA, Christa Wirthumer-Hoche, che avrebbe sconsigliato ai paesi europei di concedere l’autorizzazione di emergenza allo Sputnik V in Europa, prima della sua approvazione da parte dell’EMA.

“È in qualche modo paragonabile alla roulette russa. Vorrei fortemente sconsigliare un’autorizzazione nazionale di emergenza “, ha detto Hoche, parlando alla televisione austriaca, precisando che non c’erano ancora dati sufficienti sulla sicurezza del vaccino.

Il vaccino russo, insomma, deve ancora soddisfare gli standard dell’Unione Europea in materia di controllo di qualità ed efficacia.

I soldi e la pandemia

Forse giova ricordare un fatto accaduto a Jonas Salk, non tantissimi anni fa. Jonas Salk è lo scienziato a cui viene riconosciuto il merito di aver sviluppato il primo vaccino efficace contro la poliomielite.

Salk arrivò al risultato negli anni Cinquanta, in un periodo storico in cui questa malattia era ancora una delle più gravi tra quelle infantili. Grazie al suo lavoro, nel giro di pochi decenni, il problema delle epidemie di poliomielite fu drasticamente ridotto.

Quando il giornalista televisivo Edward R. Murrow chiese a Salk, il 12 aprile 1955,”chi” possedesse il brevetto per il vaccino contro la poliomielite, lo scienziato rispose: «Beh, alla gente, direi. Non c’è un brevetto. Puoi brevettare il sole?».

Ecco, forse questo è il lato più oscuro di tutto. Ed è anche il rischio che sta correndo tutta la popolazione mondiale. Sul vaccino Covid, troppi, tutti evidentemente, vogliono brevettare il sole.

Alessandro Trizio

Esperto in Cyberwarfare e Information Security. Ha studiato politica nazionale e geopolitica e vissuto in molti Paesi mediorientali dove ha approfondito i rapporti internazionali

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