Usa, indagine sulle pressioni di Trump sul voto

Il senatore repubblicano Lindsey Graham dovra’ testimoniare a porte chiuse il 23 agosto davanti al gran giuri’ nelle indagini sul tentativo dell’allora presidente Donald Trump di ribaltare l’esito del voto presidenziale in Georgia.

Un giudice federale ha infatti respinto il suo ennesimo ricorso contro il mandato di comparizione emesso dalla procuratrice Fani Willis.

“Il pubblico interesse non sarebbe servito” concedendo una sospensione della decisione e un rinvio della testimonianza, ha motivato il magistrato. Graham, granitico alleato di Trump, pero’ intende presentare un ulteriore appello. Gli inquirenti intendono chiedergli conto, tra l’altro, di due telefonate da lui fatte a dirigenti elettorali dello Stato, nello stesso momento in cui Trump tentava di sovvertire il risultato del voto. 
    La Casa Bianca prende le distanze dall’indagine dell’Fbi sui documenti classificati sequestrati a Donald Trump nella sua residenza di Mar-a-Lago ma in privato i dirigenti dell’amministrazione sono diventati progressivamente preoccupati per i materiali che l’ex presidente aveva portato con se’ e per quello che intendeva farne. Lo riporta la Cnn. “C’e’ una profonda preoccupazione”, ha riferito un alto dirigente alla tv. Tra gli interrogativi anche se quelle informazioni potrebbero mettere a rischio le fonti e i metodi usati dall’intelligence per la loro raccolta. I dirigenti della Casa Bianca hanno mantenuto finora un quasi assoluto silenzio sulla questione, insistendo che spetta al dipartimento di giustizia commentare eventualmente l’indagine e sottolineando che il presidente Joe Biden non ha ricevuto briefing in materia per evitare ogni interferenza e rispettare l’indipendenza del ministero della giustizia.

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