Una nuova analisi del governo di Theresa May sull’impatto della Brexit riconosce che il Regno Unito starà peggio fuori dall’Unione Europea sulla base di tutti gli scenari presi in considerazione. A rivelarlo è BuzzFeed News che ha avuto accesso a un documento riservato dell’esecutivo di Londra. La valutazione di impatto ha analizzato i tre scenari più plausibili sulle relazioni future tra il Regno Unito e l’Ue. Con un accordo di libero scambio, come quello evocato da May nel suo discorso di Firenze, la crescita britannica sarebbe del 5% più bassa nei prossimi 15 anni rispetto alle previsioni attuali. In caso di mancato accordo sulla Brexit, con il Regno Unito costretto a sottostare alle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, la crescita britannica sarebbe dell’8% inferiore nello steso periodo. Se il Regno Unito dovesse mantenere l’accesso al mercato interno dell’Ue, nel lungo periodo la crescita sarebbe comunque più bassa del 2% rispetto alla piena appartenenza all’Ue. Questi calcoli non tengono conto dei costi di breve periodo derivanti della Brexit, come le risorse finanziarie da dedicare ai controlli doganali o a altri aggiustamenti economici.
L’analisi di impatto sulla Brexit – rivela BuzzFeed News – è stata preparata dal Dipartimento per l’Uscita dall’Ue diretto da David Davis. Il governo avrebbe deciso di tenerla riservata per evitare di essere messo in imbarazzo. I ministri chiave dell’esecutivo May avrebbero ricevuto una presentazione del documento in incontri faccia a faccia, prima di una riunione del sotto-comitato per la Brexit del governo la prossima settimana.
Le regole della Brexit
I Ventisette sono pronti a concedere alla Gran Bretagna un periodo di transizione di 21 mesi, dalla data ufficiale di Brexit, il 30 marzo 2019, al 31 dicembre 2020. Londra avrebbe voluto che la transizione durasse fino al 29 marzo 2021, ma Bruxelles vuole che la fine del periodo coincida con la fine del bilancio comunitario 2014-2020. La transizione deve servire a rendere Brexit più morbida e consentire alle parti di negoziare con relativa calma il futuro accordo di partenariato, da applicare dal 2021 in poi.
Ekaterina Zaharieva, vice premier bulgaro, il cui Paese è attualmente presidente di turno dell’Unione, ha detto di sperare in una «rapida» trattativa tra Londra e Bruxelles sul periodo di transizione, tenuto conto che ieri le linee-guida negoziali sono state approvate in una riunione ministeriale a Ventisette nel giro di appena due minuti. La partita rischia invece di essere difficile. Nell’establishment inglese, c’è chi teme che la Gran Bretagna diventi «uno Stato vassallo» dell’Europa.
Secondo le linee-guida, durante la transizione il Regno Unito continuerà a rispettare l’acquis communautaire: non solo le norme già entrate in vigore, ma anche «i cambiamenti all’acquis che verranno adottati dalle istituzioni, autorità, agenzie e uffici europei» senza la partecipazione della Gran Bretagna. Il Paese dovrà poi rispettare le competenze della Corte europea di Giustizia. Da Londra un portavoce ha detto che le parti dovranno trovare una intesa su come gestire le norme contrarie all’interesse inglese.
Sul fronte commerciale, il Regno Unito continuerà a partecipare al mercato unico e all’unione doganale, rispettando le quattro libertà di circolazione (capitali, persone, merci e servizi), così come l’impegno a raccogliere dazi e tariffe, e a controllare le frontiere esterne dell’Unione. Durante i 21 mesi di transizione, il Paese non potrà sottoscrivere accordi internazionali di competenza comunitaria, a meno che non vi sia una autorizzazione dell’Unione.
Quanto alla partecipazione di Londra alle istituzioni comunitarie, il Regno Unito verrà considerato Paese terzo dal 30 marzo 2019 in poi. Non potrà quindi partecipare ai lavori delle istituzioni comunitarie, così come ai diversi gruppi di esperti o comitati tecnici. Tuttavia, «eccezionalmente, sulla base di una analisi caso per caso, il Regno Unito potrà essere invitato a partecipare a queste riunioni, ma senza avere diritto di voto». In particolare, discussioni tecniche potranno aversi sulle quote nel settore della pesca.
Al di là di questi casi molto particolari, dettati dal semplice obiettivo di facilitare l’applicazione concreta dell’acquis communautaire, le linee-guida con le quali la Commissione sarà chiamata a negoziare con il Regno Unito sono particolarmente esigenti. Non vi è desiderio alcuno di offrire a Londra facilitazioni particolari. Da un lato non si vuole mettere a repentaglio il mercato unico; dall’altro si vogliono rispettare le condizioni già concesse ad altri Paesi terzi.
A proposito di commercio, sempre ieri il portavoce della Commissione Margaritis Schinas ha risposto alle recenti minacce protezionistiche americane. L’Unione, ha detto, «è pronta a reagire rapidamente a in modo appropriato nel caso in cui le esportazioni europee siano danneggiate da misure restrittive» prese a Washington. In una intervista domenica alla rete ITV, il presidente Donald Trump aveva accusato l’Unione di trattare gli Stati Uniti «in modo molto ingiusto» in campo commerciale.