Stefania Pucciarelli, Senatrice ligure della Lega e Presidente della Commissione “Diritti Umani” a Palazzo Madama, è stata ospite della redazione di “Scripta Manent“; abbiamo scambiato due chiacchiere con lei in collegamento da Palazzo Giustiniani, intervistata da Alice Salvatore.
Come sei diventata Presidente della Commissione “Diritti Umani”, ci sono stati un po’ di contestazioni, fino ad arrivare a “Battistessa”. Tu come ti spieghi che ci sia stata tutta questa agitazione?
Tutto nasce da qualcuno che ha molto tempo da perdere e va a guardare i “like” ai commenti nei post sui social. Tutto ha inizio con la riforma dell’assegnazione delle case popolari quando ero alla Regione Liguria. Io – spiega Stefania Pucciarelli – avevo preso parte al percorso di formazione della legge regionale perciò avevo fatto su Facebook un post mio su cui avevo reso nota questa modifica, e all’interno dei commenti al mio post, ci fu il commento di una persona che io conoscevo molto bene perché volontario in Croce Rossa con me nella consegna dei pacchi alimentari alle case delle persone bisognose, sia italiane che straniere, segnalate dai Servizi Sociali del Comune.
Misi un “like” al commento al suo post fidandomi, senza aprirlo tutto e leggerlo fino in fondo, ma l’ultima frase del post che io, ripeto, non vidi, aveva un contenuto inadeguato. Battistini fece lo screen del commento per attaccarmi. Io come al mio solito, mi sono assunta le mie responsabilità, senza cancellare il post e chiedendo scusa, dissociandomi dal contenuto del commento. Ripeto, era un like, ma non era una cosa scritta” ha commentato la senatrice ligure.
Dunque, questa vicenda può considerarsi chiarita e chiusa?
“Chiarita e chiusa, benché ci sia stata una denuncia da parte di Alessandra Matticchi nei miei confronti e della persona autrice del commento. L’autrice del commento è stata condannata, mentre io non sono mai arrivata a processo, nonostante la Matticchi si sia opposta, perché il fatto non è mai stato ritenuto un reato, in quanto non si può condannare una persona per un “like”, non esiste proprio nella giurisprudenza. Ma, questa cosa che nasce dall’odio me la sto trascinando ancora adesso, ed è rivenuta fuori quando c’è stata la mia elezione a Presidente della Commissione per i “Diritti Umani”. Tutto nasce dall’odio che viene scatenato sui social, perché sulla tastiera viene fuori il peggio di ognuno di noi. Sono stata minacciata di morte. Ho avuto persone come Battistessa, la persona che è stata condannata che ha preso la mia foto incollando le parole tra virgolettate del commento incriminato come se le avessi scritte io, facendo una raccolta firme contro di me su Change.org.
E da lì – ha continuato la senatrice leghista – ho fatto querela, perché non posso permettermi che mi vengano attribuite frasi che non ho mai detto, e lui è stato condannato. Tra l’altro, c’è stato anche un tentativo di conciliazione prima di andare in processo, chiedendo al querelato di scrivermi una lettera di scuse e io avrei archiviato il tutto. Ma, in realtà, lui ha risposto all’avvocato che per il ruolo che aveva nel Partito non poteva assolutamente chiedere scusa.
Allora, sono andata fino in fondo e lui è stato condannato. So che sta facendo una raccolta fondi per pagare l’avvocato. Magari raccoglierà più fondi di quello che gli è costata la sentenza, mentre io devolverò il risarcimento del danno subito in beneficenza ai Frati di Gaggiola a La Spezia che hanno una struttura che si occupa di aiutare i bisognosi che aumentano sempre di più in città soprattutto fra le partite iva”.
Ai giorni d’oggi, le donne in politica sono viste come gli uomini o ci sono ancora delle differenze?
Una volta ricoperto un ruolo politico – ha spiegato la Senatrice Pucciarelli – non ho trovato alcuna differenza di trattamento, ma è più difficile arrivare; ma è anche vero che spesso si ha difficoltà a reperire la figura femminile di cui si ha bisogno in un determinato momento, perché noi donne spesso abbiamo il problema di dover conciliare il tutto con il lavoro e con la nostra vita famigliare, problema che non hanno gli uomini e che ci limita di più, soprattutto in una certa fascia di età.
Nel mio percorso, nella prima fase della mia vita, mi sono dedicata solo alla crescita di mio figlio che oggi ha 28 anni, e la politica l’ho iniziata a fare da una certa parte in poi con dinamiche famigliari che ho dovuto fare coincidere col mio impegno politico.
Ma, anche in questo caso, si sta recuperando terreno rispetto a diversi anni fa. Le donne, comunque sia, hanno dimostrato che quando raggiungono un determinato ruolo sono brave e riescono a farsi valere e a farsi stimare, ricoprendo il ruolo in maniera degna, alla stessa stregua di un uomo. E poi sta a noi donne che raggiungiamo un certo ruolo, permettere ad altre di avere un percorso simile, senza aver paura di un’altra donna che può crescere”.
Per quanto riguarda la faccenda del Biodigestore a La Spezia, in questo momento a che punto siamo? Che sta succedendo?
“Vorrei fare una analisi della situazione, perché sono del Comune di Santo Stefano e nel 2011 ero consigliera di opposizione, – ha puntualizzato Pucciarelli – perciò quelli che fanno oggi gli ambientalisti sul territorio non possono raccontarmi quello che raccontano. In realtà, ora il problema di Saliceti c’è perché esiste Saliceti.
Un’operazione che all’epoca era per 80 euro l’acquisizione di quel terreno, per 80 euro non si era transitati per i voti dei soci, per cui era stata una operazione del Presidente con dietro l’acquisto di questo terreno, tra virgolette dietro cui c’era una speculazione, lì si è costruito questo impianto che tutti abbiamo subito.
L’Acam – l’azienda che si occupa dei rifiuti nello spezzino – aveva all’epoca un debito pari all’Alitalia di 500 milioni di euro, e che non doveva fare altro che andare a riscuotere i crediti sul territorio per un servizio che rendeva. Sono riusciti a fare un buco di 500 milioni di euro per cui l’impianto di Saliceti aveva nei primi anni una scarsa manutenzione e, perciò c’era il problema legato agli odori che si sentivano in tutta la zona perché i filtri non venivano cambiati. Una volta che l’impianto è stato ceduto ad Iren che ha effettuato degli investimenti il problema è venuto piano piano a scemare.
Sono state realizzate una serie di opere che ho voluto vedere di persona, come per il conferimento dei camion quando arrivano, per cui i rifiuti vengono raccolti in un’area che è al coperto, quindi hanno cercato di ridurre il disagio al massimo per gli abitanti locali. Il problema di questo impianto è che è stato realizzato a venti metri dalle abitazioni e nessuno si è preoccupato che potessero avere una svalutazione dalla sera alla mattina.
Nessuno si è preoccupato, all’epoca, della presenza di falde acquifere nelle vicinanze o che quella era una zona agricola. Niente di tutto ciò, ma si sono tutti svegliati oggi. Bisogna essere anche un po’ realistici, io sono contenta che lì c’è un impianto di biodigestione, perché anche quelli che a livello locale si scagliano contro la realizzazione degli impianti di biogas, poi a livello nazionale dicono che devono essere realizzati. Sul fatto di voler scaricare le responsabilità, di volermi coinvolgere, ci tengo a precisare che – ha spiegato la senatrice del Carroccio – io non ho votato un atto per quell’impianto, nemmeno in Regione. In Provincia, quando è stato votato due anni fa, Cepe ha ipotizzato l’impianto di Boscalino; c’è stata poi una modifica con cui l’impianto attuale ha superato Boscalino che, comunque sia, non è nato per fare un impianto che avrebbe dovuto aumentare quello attuale, con anche una certa criticità per raggiungerlo. Altri atti non sono stati votati, tutto ė in mano comunque sia ai tecnici, e secondo me se la politica interviene sul tecnico crea un abuso.
Se si vuol sapere oggi a che punto siamo, c’è da dire che la conferenza dei servizi si è conclusa e io sono rimasta a questo. In ultimo, proprio il giorno in cui si doveva tenere la conferenza dei servizi, in mattinata è arrivata la lettera del ministero, il giorno prima però abbiamo appreso il suo contenuto per mezzo stampa, perché i comitati ambientalisti l’avevano ricevuta prima del Presidente Toti. Tra l’altro io la lettera non l’ho mai vista perché nessuno me l’ha inviata.
Mi sembra venissero richieste maggiori delucidazioni, maggiori chiarimenti, raccomandazioni affinché si tenesse in considerazione la presenza delle falde. Oggi che l’iter è concluso ritengo che se il Ministero avesse delle paure o dei dubbi, perché anche i comitati stessi parlano sempre di atti illegittimi, ma io non sono esperta nella materia quindi non so dire chi ha ragione e chi ha torto, però devo fidarmi anche dei tecnici che sono comunque dei dipendenti pubblici, perciò rischiano anche il posto di lavoro se emettono degli atti illegittimi; ma se i comitati hanno dei dubbi che gli atti sono illegittimi, e credono di avere ragione, hanno tutti gli strumenti per chiedere dei chiarimenti facendo un esposto alla Procura che farà le giuste valutazioni.
Sennò si tratta solo di fare uscire delle notizie che possono creare allarme fra la popolazione, senza affrontare realmente il problema”.
Pensi che a questo punto sia la magistratura a dover intervenire perché la politica è fuori dai giochi?
“Per quanto mi riguarda – ha dichiarato Stefania Pucciarelli – la politica è fuori dai giochi. A questo punto, chiedo ai comitati, se intendono continuare ad uscire in questo senso, di fare un esposto in Procura che non ti porta nessuna conseguenza, altrimenti perdono anche loro di credibilità, anche perché la Procura fatte le sue valutazioni, se riterrà che ci sono degli atti illegittimi, partirà di sua iniziativa”.
Nell’ambito del tuo ruolo hai denunciato le condizioni critiche degli “hot spot” di Lampedusa. Dopo la denuncia è cambiato qualcosa? C’ė stato un miglioramento?
“Io ho avuto modo di fare due visite a Lampedusa, una a fine settembre e una a metà novembre. A settembre ho trovato l’ “hot pot” vero e proprio con più di 800 persone e in aggiunta avevano aperto un’altra struttura di proprietà della diocesi dove c’erano 315 persone. Faccio presente che nella struttura principale dell’ “hot pot” c’ė una capienza ufficiale di 190 persone in periodi pre – Covid, mentre l’altra struttura non so che capienza ha perché è improvvisata. La seconda volta, a Novembre, la struttura della Diocesi non era più aperta, mentre era aperto l’ “hot pot” principale dove c’erano circa 650 persone.
Sia a settembre, sia a novembre ho trovato una situazione di forte promiscuità con uomini, donne, bambini e minori non accompagnati. Per comprendere bene la situazione, – ha continuato la senatrice ligure della Lega -basti pensare che le persone trovavano riparo sotto le piante, dormendo su materassi di gomma piuma che quando ci sta la sostituzione delle persone vengono semplicemente lavati e lasciati asciugare per poi essere riutilizzati.
A settembre i minori non accompagnati erano circa 200, c’erano molti bambini di 4-5 anni con le famiglie, ammassati in promiscuità in uno spazio largo come un corridoio dove gli operatori stavano facendo i tamponi alle circa 200 persone arrivate alcuni giorni prima. Una volta eseguito il tampone, se negative, erano libere di circolare insieme alle altre”.
Quindi non c’era una separazione fra chi aveva effettuato il tampone e chi non lo aveva fatto?
“Esatto. L’unica separazione c’era per i quindici che erano risultati positivi che erano in una palazzina a sé, ma quando ero lì, ho visto dalla strada che erano dei ragazzi che tramite una rete scendevano lo stesso di sotto. Lì è fatto tutto così. Gli ospiti mangiavano in mezzo alla strada perché non c’erano i tavoli su delle panche.
A novembre, poi con la pioggia e il freddo, c’era la “lotta al piumino”. Quindi, mi viene da dire che questa è falsa accoglienza. A novembre, al largo c’erano anche due navi in quarantena. Io ho telefonato ai comandanti delle navi in quarantena che si sono stupiti perché di fatto nessuno li aveva contattati prima”.
Da quanto tempo erano presenti le due navi?
“Le navi – ha spiegato Stefania Pucciarelli – avevano iniziato da settembre a fare trasferimento dei migranti dalla terra ferma a bordo nave. Una nave aveva più di 100 persone a bordo, un’altra più di 800 con 85 positivi. Ho chiesto se a bordo avessero rappresentanti delle forze dell’ordine. Ma a bordo non c’era assolutamente presenza delle forze dell’ordine, ma ci stavano solo i membri dell’equipaggio e una trentina di volontari della Croce Dunque, la situazione diventa critica se scoppia una rissa perché difficile mantenere l’ordine a bordo.
Io ero stata lì anche ad ottobre se non sbaglio, quando era morto un ragazzino di quindici anni che si chiamava Bu; di fatto lui era stato accolto a bordo dalla “Open Arms”, dopo essere stato recuperato insieme ad altri 3-4 minori, ed il giorno dopo che era salito a bordo, aveva cominciato ad avere dei disturbi, come febbre, dolore addominale e dalla descrizione era in uno stato evidente di denutrizione con dei segni di tortura datati.
Gli hanno effettuato subito un tampone che ha dato esito negativo e gli hanno prescritto un antibiotico. Il giorno dopo, gli hanno rifatto il tampone che ha ridato esito negativo, però il ragazzo aveva questi problemi. Fatto sta che dopo due giorni lo trasferiscono con la flebo al braccio dalla “Open Arms” alla nave quarantena.
Da allora, quando poi è tutto precipitato, sono passati una decina di giorni, dove di questo ragazzo non se n’è più parlato, fin quando gli amici fanno presente al medico che il ragazzo non si cibava da due giorni, lamentando questo dolore al ventre, finché decidono dopo altri due giorni di trasferirlo a terra all’ospedale di Palermo, dove muore dopo due giorni.
Io – ha aggiunto Stefania Pucciarelli – sono andata dal Prefetto di Palermo a chiedere spiegazioni anche perché volevo capire il motivo per cui dopo due tamponi negativi è stato trattenuto su una nave quarantena, con dei sintomi come la denutrizione che lo dovevano fare sbarcare immediatamente, come avveniva fino a quando noi della Lega eravamo al governo (e come confermato anche dalla sua “tutrice”), cosa che dopo non è stata più fatta. Sulla morte del ragazzo dovrebbe esserci una indagine aperta per individuare chi ha sbagliato.
Qualcuno ha sulla coscienza la sua morte e non vorrei che si tenti di insabbiare tutto velocemente. Ho presentato una interrogazione al ministero, senza aver avuto ancora nessuna risposta, ripercorrendo un po’ tutto quello che è avvenuto e voglio dei chiarimenti, perché se vogliamo spalancare le porte a tutto il mondo, dobbiamo garantire determinate cose, sennò smettiamo di essere ipocriti e facciamo venire solo persone che possiamo accogliere e curare senza far morire. Vorrei capire che relazioni fanno enti come “Save the Children” perché la situazione non va bene”.
Torniamo alla Regione Liguria. Secondo te, come è stato gestito il Covid-19 nella seconda ondata? A funzionato la gestione della Regione Liguria?
“Per quanto riguarda la situazione ospedaliera, secondo me ha funzionato. Ad esempio, nella mia provincia, quella di La Spezia, sono riusciti a fare l’ospedale Covid, mentre quello che è stato più difficile è il discorso dei tamponi sul territorio. Però mi sembrava che quella è un po’ una difficoltà a livello nazionale. Probabilmente, con l’alto numero di tamponi che si ha da fare, col personale insufficiente rispetto alla mole di lavoro che si è presentata, si ha un problema oggettivo. Quello che è importante, è avere una struttura che funziona bene sul territorio che può intercettare quello che è il paziente che può avere i sintomi Covid, che fa arrivare le persone nei pronto soccorso e mantiene gli ospedali puliti, perciò bisogna investire sul territorio proprio a livello preventivo”
In conclusione, immagina di inviare un telegramma al Presidente Conte, cosa gli diresti?
“Ho avuto modo di avere una audizione in Commissione “Diritti Umani” con Conte, dove gli abbiamo presentato una risoluzione approvata alla unanimità sul tema delle disabilità, visto che abbiamo fatto un percorso di circa un anno su questo tema, affrontato in tutte le sfaccettature che può essere la famiglia, il mondo del lavoro, la scuola, l’inclusione in generale, affrontato come diritto, perché deve essere chiaro che la disabilità deve essere affrontato dal punto di vista del diritto, perché non può essere solamente legata all’assistenza, cioè il disabile ha diritto ad essere incluso, a poter lavorare, ad andare a scuola, ad avere il proprio spazio all’interno della famiglia.
A tal proposito, abbiamo fatto una serie di richieste al Presidente Conte, proprio facendo riferimento a quelle che sono state le audizioni. Le due richieste che abbiamo maggiormente sottolineato sono sul tema del caregiver e l’altro sulle persone con disabilità che chiedono l’aggiornamento del nomenclatore tariffario su tutte quelle che sono le apparecchiature per i disabili, ma chiedono in maniera specifica di avere un badget personale per comprare loro stessi quelli che sono gli ausili di cui abbisognano.
Vediamo troppo spesso che gli ausili non sono adatti, specialmente per i bambini e per i ragazzi, per cui c’è bisogno di ausili innovativi che possono garantire la normalità della vita quotidiana, mentre con quello che viene distribuito dalle Asl, troppo spesso sono ausili datati, non aggiornati; con più budget il paziente può direttamente scegliere l’ausilio più adatto alle proprie caratteristiche senza incremento di spesa, si stabilisce un budget che una persona può spendersi come vuole.
Sulla questione del caregiver bisogna dare dignità a quelle persone, anche tante donne, che devono rinunciare a lavorare per accudire un proprio caro. Per quale motivo, non dobbiamo riconoscere qualche cosa di stabile, proprio per questa figura che è importante” ha concluso la Sen. Stefania Pucciarelli.