Abbiamo intervistato Sergio Tancredi, deputato regione siciliana per Attiva Sicilia,
Che cos’è Attiva Sicilia e quali sono i suoi obiettivi?
Attiva Sicilia è un gruppo Parlamentare che nasce ad aprile 2020 da una costola del Movimento 5 Stelle, che vantava 20 deputati nella Regione Siciliana. Noi cinque ci stacchiamo dal gruppo parlamentare per provare a recuperare una parte dei valori fondanti abbandonati nel corso degli ultimi tempi.
Ritenete che siano state abbandonate molte battaglie del Movimento 5 Stelle?
Uno dei primi motivi di frizione – spiega Sergio Tancredi – nasce nel momento in cui il Movimento arriva a gestire il governo nazionale, il primo governo giallo-verde, per quello che riguarda l’aspetto dei fanghi in agricoltura, per cui io cominciai a manifestare insofferenza e arrivai a dire che la stella dell’ambiente andava cancellata perché eravamo obbligati a delle logiche che erano assolutamente dannose per l’ambiente.
Quella fu la prima spia che qualcosa cominciava a non quadrare. Poi verso giugno-luglio, arrivarono provvedimenti estremamente dannosi per il nostro territorio nazionale e da lì in poi è stato un crescendo.
Purtroppo, a malincuore, devo riconoscere che era cambiato un sistema e la visione di quelli che dovevano essere i nostri pilastri. Da lì sono nate altre frizioni, anche personali, e si è creata quella spaccatura che ha portato alla nascita di Attiva Sicilia.
E’ nota la vicenda che ti ha riguardato sui rimborsi. Ma cos’è successo esattamente?
Io sono stato condannato per una presunta diffamazione verso un nostro ex collega, Antonio Venturino, che fu il primo ad allontanarsi dal Movimento in quanto non voleva restituire parte degli emolumenti. Lui denunciò me e Ignazio Corrao per un messaggio su Twitter, ma c’è un piccolo particolare: il tweet che mi venne contestato io non l’ho mai fatto.
Sergio Tancredi non hai mai fatto quel tweet?
Mai. Persino Twitter – afferma Sergio Tancredi – rispose che non c’era alcuna traccia di questo file nei log, ma nonostante questo il giudice, molto a digiuno di conoscenze informatiche, pensò bene di condannarmi. E questo mi ha portato a subire un blocco dei conti che è durato fino a un paio di mesi fa, con l’oggettiva impossibilità di poter restituire quello che non mi veniva corrisposto.
Immediatamente attivai tutti i canali a disposizione del Movimento, mandai tutti gli incartamenti ai probiviri, e per 10 mesi non successe assolutamente nulla. Nel frattempo arrivarono le incomprensioni politiche che mi hanno portato ad assumere una posizione di critica e nel momento in cui sono diventato critico sulla politica del Movimento è stata tirata fuori una questione che per me era assolutamente bloccata.
Io vengo condannato per aver difeso il Movimento, in una causa dove avrei potuto fare istanza di oblazione, come fece Ignazio Corrao, ma non ho voluto interrompere l’iter dando dei soldi a Venturini, confidando pienamente nella Giustizia. Alla fine sono stato maggiormente penalizzato.
Mi aspettavo solidarietà invece di essere colpito dai miei stessi compagni. Gli altri quattro deputati e tutto il gruppo regionale conoscevano perfettamente la situazione ma su 20 solo altri quattro hanno preso le mie difese, e per questo sono stati immediatamente deferiti ai probiviri.
Ma gli altri cosa ti contestavano?
Io ho fatto delle considerazioni – dice Sergio Tancredi – politiche per oltre un anno all’interno del gruppo e all’interno delle chat del Movimento. Essendo all’opposizione ho cercato di dare il mio supporto alla politica nazionale con una serie di istanze che riguardavano sia la Regione sia il sistema nazionale. Mi sono occupato della modifica del Codice degli Appalti nazionali, facendo un lavoro molto importante che fu totalmente accantonato.
Da parte mia un grande rammarico, ma non mi sarei mai aspettato di essere deferito ai probiviri per una questione che tra l’altro era a difesa del Movimento. Una delle prime cose che chiesi era il famoso Scudo della Rete. Una rete di avvocati messi a disposizione del Movimento per aiutare in situazioni analoghe a questa, ma non ho avuto nessun supporto.
Da lì si è scatenata quella sorta di contrapposizione sul piano politico, sono arrivato a prendere una posizione dura e sono stato accompagnato dagli altri quattro in una presa di coscienza del mutato quadro politico, e della volontà di andare altrove.
Siamo ripartiti dall’idea di fare un progetto che fosse a valenza civica, perché Attiva è un progetto civico sia a livello siciliano, ma anche a livello nazionale, e vuole prendere quel contatto con i territori che è stato interrotto.
Quali progetti ci sono per il futuro di Attiva Sicilia e Sergio Tancredi, quali saranno i prossimi passi?
Abbiamo avuto la sfortuna di nascere nel momento in cui è venuta fuori la pandemia, ma già in prima battuta abbiamo visto che c’è una grande voglia di attivismo politico, abbiamo avuto diverse adesioni di ragazzi, soprattutto giovani e universitari, abbiamo ragazzi in tutte le province della Sicilia che si stanno attivando.
Ovviamente il Covid ci impedisce di fare attività in piazza, ma nonostante questo cerchiamo di portare avanti le nostre idee. Ci stiamo muovendo online: grazie alla possibilità del gruppo Parlamentare che ha un minimo di risorse e di collaboratori molto bravi, stiamo cercando di radicarci ulteriormente sul territorio, sono nati diversi hub a Mazara, a Castelvetrano, a Trapani, nel messinese.
Si può dire che molti del Movimento si stanno avvicinando, ma anche soggetti che militavano in altre formazioni politiche, che si sono staccati perché delusi.
Come si prende contatto con Attiva Sicilia?
Noi abbiamo creato due siti: abbiamo il sito del gruppo parlamentare che è attivasicilia.it, dove veicoliamo quello che viene fatto come attività parlamentare, i nostri comunicati stampa, i disegni di legge; e poi c’è attiva.org, che ha l’ambizione di diventare un progetto politico che possa radicarsi un po’ dappertutto.
Piano piano stiamo tirando fuori la voglia di attivismo delle persone e speriamo che questa cosa, uscendo dalla pandemia, possa diventare una pianta molto rigogliosa. È come un seme che sta crescendo piano piano – conclude Sergio Tancredi.
Come è stato gestito il Covid a livello di Regione Siciliana?
In Sicilia ci sono problematiche legate a un piano di rientro sanitario che affonda le radici già nel 2010. Siamo una regione che deve recuperare un gap economico. E questo ha determinato una certa difficoltà di base del sistema sanitario. Ovviamente con l’avvento del Covid queste difficoltà si sono accentuate, ma devo dire che nonostante questo la regione ha tenuto abbastanza bene.
Perché di fatto non siamo mai scesi sotto i parametri critici, quelli dati dal livello nazionale. Bene o male abbiamo tenuto botta, anche perché l’incidenza, rispetto ad altre parti del paese, è stata molto inferiore. Abbiamo la fortuna di avere un clima favorevole. Oggi siamo almeno a dicembre inoltrato e ci sono 16/17 gradi: la temperatura ci favorisce, e questo probabilmente ha permesso di evitare grossi problemi.
Sotto questo profilo c’è stata una richiesta di aiuto trasversale da parte del governo regionale e anche noi del gruppo parlamentare siamo stati sollecitati a dare una mano per quello che era possibile, per le nostre competenze, e complessivamente abbiamo tenuto. Certo si può sempre fare meglio, ma tutto è legato alle risorse e alla mancanza di personale.
Abbiamo dei dati che parlano di circa 5.000 operatori in meno di quelli che servirebbero per essere a regime, e questo è legato al blocco dei concorsi che dura da 8/10 anni.
Vuoi fare un commento sulle sorti dei pescatori che erano stati rapiti in Libia?
Sicuramente – afferma Sergio Tancredi – è una vicenda che per tre/quattro mesi ha messo in apprensione tutta la città. La cosiddetta guerra del pesce è qualcosa che noi mazaresi viviamo da sempre. Questa vicenda, secondo il mio modesto parere, è stata gestita dall’inizio in maniera superficiale: probabilmente si pensava che la situazione potesse risolversi in breve tempo ed è stata sottovalutata.
Poi è venuto fuori che la valenza e le motivazioni erano sostanzialmente di carattere politico.
E lì si è complicata la situazione, perché di fatto abbiamo subìto un ricatto. Il tema era la legittimazione di questo generale, che negli ultimi mesi della scorsa estate non era stato considerato dalla nostra diplomazia, e probabilmente questo ha scatenato una reazione.
Ovviamente il mezzo di pressione più semplice per i libici è sequestrare un peschereccio italiano, e siccome in quell’area delle acque internazionali lavorano i pescherecci della flotta mazarese è chiaro che siamo la vittima predestinata di un’operazione di ritorsione.
Ho cercato nel mio piccolo di capire, di avere notizie sullo stato di salute dei rapiti e su come stava andando la situazione. Debbo dire che il riserbo era dovuto, ma è chiaro che c’è stato un momento in cui le famiglie si sono sentite abbandonate, e questo è stato un po’ difficile da accettare.
Immagina di inviare un telegramma a Nello Musumeci, che cosa gli diresti?
Io ho grande stima del presidente Musumeci, perché lo considero un politico onesto che ha voglia di far ripartire questa regione. Chiaramente paga lo scotto di essere il leader di una coalizione molto eterogenea, che ha all’interno delle frizioni continue.
Il nostro fine primario è quello del bene comune e quindi il telegramma è questo: “Noi di Attiva Sicilia, abbiamo voglia di lasciare un segno importante e lasciare, entro la fine di questa legislatura, una regione migliore di come l’abbiamo trovata.
Passare 10 anni – conclude Sergio Tancredi – da semplice opposizione senza ottenere nulla, senza vedere il miglioramento dei processi sociali, sarebbe veramente difficile da accettare e quindi chiediamo a Musumeci di sfruttare le nostre competenze, perché nel mio gruppo ci sono persone molto preparate. Gli chiediamo di sfruttare la nostra voglia di fare bene perché sicuramente è equivalente a quella che ha lui di far ripartire la Regione.”