E’ con l’aria irrespirabile per via dei miasmi e del caldo che i cittadini di Fegino, San Quirico e Multedo devono combattere ogni giorno: una situazione diventata intollerabile ed esasperante per i residenti.
Quando le temperature salgono aprire la finestra è una delle azioni basilari per poter provare sollievo: questo assunto non è valido per i genovesi dei quartieri sopracitati che da giorni sono vittime di miasmi e puzza definiti “da togliere il fiato” nelle diverse segnalazioni fatte alle autorità.
I quartieri più colpiti, come anticipato, sono Fegino, Multedo e San Quirico, territori diversi ma uniti da un comune denominatore: ovvero la presenza di depositi di idrocarburi e derivati, da anni ormai considerati come colpevoli della creazione di questi miasmi insopportabili.
Anche quest’anno la popolazione è costretta a scegliere tra la puzza e il caldo, sottolineando come le decine di segnalazioni fatte, solo per ci che concerne questi mesi, siano cadute nel vuoto e in tutte e tre le zone colpite dal problema.
Territori nei quali era stata promessa, tra le altre cose, l’installazione di sistemi di misurazione fissi.
Odori insistenti e fastidiosi, quelli degli idrocarburi, impossibili da ignorare per i genovesi, stanchi di non ricevere risposta alle proprie domande e preoccupazioni.
Queste aree, in teoria, dovrebbero essere costituite seguendo ciò che Direttiva Seveso III recepita in Italia con DLgs 105/2015 indica di fare, in modo tale da non rappresentare un pericolo per la cittadinanza e il territorio.
Nel caso venisse accertata l’insalubrità degli impianti, gli stessi potrebbero, per legge, essere chiusi e venire richiesto il ricollocamento dall’autorità sanitaria, in questo caso il Comune di Genova, se venissero dimostrati problemi per la salute attraverso certificati medici o ricoveri in pronto soccorso.
Il problema di quartieri come San Quirico, Fegino e Multedo potrebbero essere risolti se si facesse maggiore attenzione alla normativa vigente. Spesso viene risposto dalle istituzioni che i depositi petroliferi siano esenti da autorizzazioni ambientali specifiche e in particolare per le emissioni. Questo non è propriamente vero: secondo l’articolo 269 del DLgs 152/2006 comma 10 “non sono sottoposti ad autorizzazione gli impianti di deposito di oli minerali, compresi i gas liquefatti. I gestori sono comunque tenuti”, viene sottolineato, “ad adottare apposite misure per contenere le emissioni diffuse ed a rispettare le ulteriori prescrizioni eventualmente disposte, per le medesime finalità, con apposito provvedimento dall’autorità competente”.
E non solo, secondo l’articolo 272-bis del DLgs 152/2006 la Regione stessa può lavorare affinché vengano previste misure per la prevenzione e la limitazione dei miasmi, per tutti quegli impianti o attività che producono emissioni in atmosfera.
Ecco quindi che la Regione Liguria, nel caso specifico, può essere di supporto a livello legislativo dell’autorità competente, ovvero il Comune, disponendo delle linee guida attuative che traccino la via per una azione di contenimento concreta.