Palamara: il Csm decide di radiarlo

È maggio 2019 quando, l’allora pm della procura di Roma, Luca Palamara, è accusato di corruzione. Diventano pubbliche le sue chat e viene coinvolto l’attuale Csm:uno scandalo che sconvolge tutta la magistratura. Oggi, la Sezione disciplinare del Csm l’ha condannato alla sanzione massima prevista, ossia la radiazione.

Il caso Palamara inizia il 29 maggio dell’anno scorso, quando il pubblico ministero della procura di Roma d’allora riceve un ordine di perquisizione in cui gli si contesta l’accusa di corruzione (accusa poi decaduta) e di aver messo a disposizione, dell’imprenditore Centofanti, la sua funzione giudiziaria.

Il suo caso coinvolge l’attuale Csm perché sono state registrate due settimane di conversazioni proprio nel periodo in cui c’era la discussione sul candidato più idoneo a reggere la procura di Roma, dove il capo in carica, Giuseppe Pignatone, cederà l’incarico per andare in pensione. In particolare, oggetto di questa diatriba è una cena all’hotel Champagne di Roma, la sera dell’8 maggio, partecipata da quasi tutta la corrente di destra della magistratura e in particolare anche Luca Lotti, deputato del Pd, inquisito per il caso Consip della procura di Roma (in quel momento rinviato a giudizio). L’inchiesta coinvolge anche i procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio che è costretto a lasciare l’incarico con l’accusa di aver rivelato a Palamara fatti dell’indagine.

Un anno dopo, la procura di Perugia chiude l’inchiesta e deposita gli atti, facendo diventare pubbliche tutte le intercettazioni e le chat di Palamara con i colleghi. Tante conversazioni, anche di anni precedenti, dove l’oggetto erano le richieste d’incarichi al Csm, per i quali i candidati si rivolgevano all’ormai ex magistrato, per avere un appoggio.

Le carte finiscono sui giornali. Si apre la procedura per l’espulsione di Palamara dall’Anm, che viene decisa a luglio 2020 e riconfermata, a seguito del ricorso, il 19 settembre. Gli altri componenti del Csm decidono, invece, di dimettersi. Al Csm parte, a ritmo frenetico, il processo disciplinare che si è  terminato in data odierna; è stata accolta la richiesta della Procura generale della Cassazione: Palamara è il primo ex consigliere del Consiglio superiore della magistratura ed ex presidente dell’Associazione magistrati a essere rimosso dall’ordine giudiziario.

La sentenza è stata emessa dopo due ore e mezza di camera di consiglio: centro del processo è stata, proprio, la riunione notturna all’hotel Champagne dove, a detta dell’accusa, si discussero le strategie sulle future nomine ai vertici delle procure. Per l’accusa, l’ex magistrato ha “pilotato la nomina del procuratore di Roma” e ha creato una strategia per nominare un procuratore, a Perugia, “addomesticato”, rendendo concreto “un indebito condizionamento” del Csm. Comportamenti gravissimi che per l’accusa comportano la radiazione.

La difesa, dal canto suo, ha chiesto l’assoluzione perché Palamara avrà potuto tenere condotte inopportune, ma mai illecite. Per l’avvocato Guizzi, le interlocuzioni con i consiglieri del Csm erano pienamente legittime, poiché sia Palamara sia Cosimo Ferri erano riconosciuti come leader delle correnti. La difesa ha commentato, subito dopo il verdetto, affermando che la sentenza non è una decisione politica.

Durante la conferenza nella Sede del Partito Radicale, l’ex magistrato ha ribadito la sua intenzione di ricorrere alle Sezioni Unite e alla Corte Europea per i diritti dell’Uomo. Palamara dice di non aver mai fatto “alcun accordo con alcun parlamentare”, precisando come per lui “le relazioni con la politica sono funzionali alle problematiche che deve affrontare”. Dice, poi, che “il sistema delle correnti, in Italia, domina da molto tempo” e che “i Trojan non hanno scoperto fatti di corruzione”, infatti, le stesse accuse sono cadute. Il software “ha registrato colloqui, avvenuti in una notte, ma fotografano parzialmente l’accadimento dei fatti”.

Sono state poste alcune domande dai pochi giornalisti lasciati entrare. In particolare, gli è stato chiesto se poteva fare qualche altro esempio dei contatti che sono avvenuti tra lui, e più in generale tra la magistratura, e la politica. Palamara ha precisato che lui non vuole fare accuse contro qualcuno, ma che semplicemente racconta dei fatti: le cariche che ha presieduto portano a interloquire con la politica e in quell’ambito e in quel contesto, per lui, è stato normale confrontarsi con quella parte, proprio perché non l’ha mai considerato isolata, la magistratura.

“Sono state pubblicate le chat, perché il mio cellulare è stato oggetto di provvedimento di sequestro. La pub delle chat ha infastidito molto all’interno della magistratura perché poteva rappresentare il sistema correntista all’interno della stessa. Io penso che quello che è venuto fuori, è uno spaccato di quello che è la magistratura, di come si decidono le nomine,ecc. Nel Csm c’è la prassi che i segretari di correnti entravano e davano le indicazioni su chi bisognava sostenere e per che cosa.” Continua Palamara, “La situazione mi ha visto protagonista e so che pago per tutti.”

Alessandro Capuano

Romano d’adozione, mi occupo di digitale da quando, a 12 anni, mi hanno regalato la prima console. Sono un fotografo incompetente ma curioso. La politica economica mi appassiona da sempre.

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