Che cos’è il Mes e la riforma. Le opinioni

E’ giunta finalmente al voto la tanta attesa e discussa riforma del Mes. Ed ha superato la prova di Camera con 314 sì, 239 no e 9 astenuti e Senato con 159 sì, 129 no e 4 astenuti. Tra discussioni, mediazioni, timori e tensioni è arrivata l’intesa su una risoluzione di maggioranza. Sarà duratura? Questo è un’incognita, ma la certezza è che per ora è servita a far superare il voto al Parlamento sul mandato al Presidente del Consiglio Conte in vista del Consiglio europeo del 10 e dell’11 dicembre.

Poiché il Mes è un trattato internazionale, la sua approvazione dovrà successivamente passare attraverso il sì dei Parlamenti di ogni singolo Stato aderente.

L’argomento che ha spaccato l’Italia negli ultimi mesi, e continua a far parlare di sé, ha diviso la linea politica nazionale. Con scontri anche all’interno della maggioranza di governo. Ma che alla fine, in Aula, ha raccolto numeri tali da non far cadere l’esecutivo.

Che cosa è il Mes

Il noto Mes, acronimo di Meccanismo Europeo di Stabilità, è un organismo intergovernativo.

Nasce nel 2012 come sostituto del Fesf, cioè il Fondo europeo di stabilità finanziaria, istituito due anni prima a seguito all’esplosione della crisi dei debiti sovrani in Europa. Lo scopo era quello di dare assistenza agli Stati dell’area euro finanziariamente in difficoltà, con una capacità di prestito massima di 500 miliardi di euro.

Il Mes viene costituito per trattato dagli Stati membri della zona euro per creare un’organizzazione internazionale la cui sede si trova a Lussemburgo.

In cosa consistono questi aiuti? Il Mes si avvale di una serie di strumenti che sono:

  • prestiti economici. In questo caso, il Paese aiutato deve accettare, in cambio, un programma di riforme previamente concordato
  • acquisti di titoli di Stato sul mercato primario o secondario
  • linee di credito precauzionali
  • prestiti per la ricapitalizzazione indiretta delle banche
  • ricapitalizzazioni dirette

Da quando è operativo il Mes ha erogato prestiti: a Irlanda, Cipro, Portogallo, Spagna e Grecia ben ben tre volte.

I contributi al Mes sono stabiliti in proporzione al Pil degli Stati. L’Italia è il terzo contributore dell’Eurozona, dietro alla Germania e alla Francia

La bozza di riforma del Mes

E’ dal 2017 che in sede europea si ventila l’ipotesi di revisionare il Mes. Quindi, ciò che anima tanto i dibattiti politici non è tanto l’organo stesso del Mes, ma sono le modifiche al trattato già esistente.

I Paesi hanno trovato un preliminare accordo politico sulle correzioni da presentare, ma per entrare in vigore serve la ratifica finale dei vari parlamenti di ogni singolo stato.

Nel giugno 2019 c’è stato una prima bozza di riforma del Mes. L’accordo è stato sostenuto dall’Eurogruppo, la riunione dei ministri delle Finanze dei 19 Stati dell’Unione Europea che hanno aderito all’euro. In Italia il governo era di Conte, sostenuto dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle.

In sostanza la riforma prevede la semplificazione e il rafforzamento degli strumenti a disposizione prima del salvataggio di un Paese. Quindi le linee di credito da utilizzare in via precauzionale in caso di un crollo economico e per evitare le speculazioni dei mercati finanziari. In più era stato inserito il backstop, ovvero una rete di sicurezza finanziario, al fondo salva-banche Srf per aiutare le banche in difficoltà.

Ma la riforma del Mes è in realtà un passaggio verso una meta più ampia e ambiziosa. Quella cioè di completare l’Unione bancaria degli Stati che fanno parte dell’Eurozona e nello stesso tempo di consolidare l’Unione monetaria.

Mes: le parole del Premier Conte

“Devono essere riconsiderate in modo radicale la struttura e la funzione del Mes, affinché sia trasformato in uno strumento completamente diverso“. Queste sono state le prime parole del Premier Conte per chiedere l’appoggio del Parlamento.

Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio

Il presidente ha voluto rimarcare il motivo del voto: la volontà di apportare una riforma al Mes e non la sua eventuale attivazione. Non ha lasciato margine a chi avrebbe voluto attingere subito al fondo. “L’Italia si farà promotrice di una proposta innovatrice per superare la natura del Mes come accordo intergovernativo, per integrarlo nel quadro dell’intera architettura europea“.

“L’obiettivo è quello di raccordarlo alle altre istituzioni dell’Ue, che offrono maggiori garanzie di trasparenza e democraticità“.

Ha così stemperato i nervosismi interni. Il Movimento 5 stelle ha infatti trovato un’intesa dopo un’infinità di controversie e Italia Viva ha appoggiato solo all’ultimo momento dopo giorni di forti contrasti.

Le opinioni sul Mes

Matteo Renzi infatti, se da un lato ha parlato di una “buona riforma” accompagnata dal sostegno nel merito, dall’altro ha messo un allarme sull’altro tema che ancora scuote l’esecutivo: la ripartizione dei fondi del Recovery Plan.

“Siamo pronti a discutere, ma non a usare la manovra come veicolo di quello che abbiamo letto sui giornali, compresi i servizi. Se c’è una norma che mette la governance con i servizi votiamo no”. Dice Renzi che è anche “pronto a ritirare le ministre se è un problema di poltrone”.

E’ stato un No invece da parte di Silvio Berlusconi che ha rivendicato il dissenso di Forza Italia al voto sulla riforma del Mes come uscita dall’Eurogruppo, ma un consenso alla richiesta di Mes sanitario da parte dell’Italia e un accordo sul Recovery Plan.

“Il Mes così com’è non è controllato dal Parlamento Europeo e neppure dalla Commissione”, afferma il leader di Forza Italia. “E’ un meccanismo tecnocratico svincolato da ogni controllo, ma congegnato in modo tale da assicurare ad altri Paesi, e non all’Italia, un sostanziale diritto di veto sugli impieghi. Un governo autorevole avrebbe trattato in Europa in modo da modificarlo, da farne un vero Fondo Monetario europeo, a condizioni uguali per tutti. Siamo contro questo Mes, frutto di un cattivo accordo fra Stati, proprio perché siamo convintamente europeisti”.

Ha parlato anche Matteo Salvini: “Mes è il Robin Hodd al contrario, toglie soldi a chi ha bisogno per salvare le banche tedesche”. Quanto al Mes sanitario, Salvini ha ribadito il suo “no”: “Stiamo morendo di tagli, basta austerità”.

Non è soddisfatto nemmeno Giovanni Toti, governatore della Liguria, che si assesta sull’astensionismo. “Se ci danno dei soldi per la sanità li prendo volentieri. Dopodiché se prendiamo dei soldi a prestito, abbiamo comunque dei vincoli perché li dobbiamo restituire“, commenta Toti. “Avevo le idee confuse e me l’hanno confuse ancora di più”.

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