Luca Garibaldi (PD): “Per sanità e trasporti liguri la chiave è la riorganizzazione”. Intervista

Abbiamo incontrato Luca Garibaldi, capogruppo del Pd al Consiglio Regionale della Liguria. Diversi i temi toccati e interessanti spunti di riflessioni su diverse problematiche.

Adesso c’è una nuova minoranza in consiglio regionale che è frutto un’inedita alleanza tra il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle, la lista Sansa e altri: è un’alleanza che durerà per tutta la legislatura? vi sentite compatti?

È una dicitura conseguente al fatto che abbiamo presentato una lista che provava a essere più ampia rispetto al Partito Democratico, avendo nelle sue componenti anche esponenti di Articolo 1 e quindi un riferimento ancora più forte alla nostra casa comune europea, il Partito Socialista Europeo. Penso che sia stata un’esperienza positiva quella di aprire il nostro partito ad altre sensibilità che in Europa lavorano insieme a noi. Ed è un percorso che dovrà continuare. – continua Luca Garibaldi – Noi siamo arrivati alla costituzione di questa alleanza dopo un percorso di 5 anni in cui le opposizioni sono arrivate a costituire un accordo politico. Penso che non fosse scontato e non fosse automatica la composizione delle varie forze di opposizione. Ora c’è una opposizione unitaria che si candida a essere un’alternativa, quindi il lavoro che noi dovremmo fare è di rendere più solida e ancora più larga questa nostra alleanza rispetto ai partiti e movimenti che la compongono perché dobbiamo rappresentare un’altra parte della Liguria, quella che non si trova a suo agio con le proposte di Toti e quella visione del mondo.

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Parliamo di sanità e in particolare delle residenze per anziani in Liguria. Com’è ad oggi la situazione nelle RSA? E che cosa si potrebbe fare per migliorare le condizioni dei nostri anziani?

La situazione è grave in tutto il paese: la nostra regione ha vissuto due fasi acute molto complicate. Quella di marzo in cui la gestione delle RSA è stata In molti casi carente, tant’è che lo abbiamo visto anche con il numero di decessi e di casi. in questa ondata c’è una presenza nelle RSA molto forte di casi positivi. Questo è principalmente legato allo stato di queste istituzioni che sono dei luoghi di cura permanente: – precisa Luca Garibaldi – luoghi chiusi in cui il virus se entra circola in maniera molto veloce. Vi è la necessità di ripensare il tema delle strutture private e delle residenze protette sia dal punto di vista degli accreditamenti che dal punto di vista della tenuta. E aggiungo un altro aspetto quello di garanzie per il personale perché sarebbe molto importante stabilizzare, rafforzare e rendere ancora più agevole il tema del personale sanitario. Anche il tema della qualità dei servizi e dell’offerta dovrebbe essere centrale: abbiamo bisogno di ripensare e rafforzare la rete delle RSA e dell’assistenza agli anziani in modo che abbiano le risorse necessarie perché la qualità del servizio sia sempre più alta.

Il tema delle RSA, il tema degli anziani ci ha messo a confronto con un altro tema ancora che è quello della solitudine, cioè il fatto che ci siano tante persone, tante comunità che si sono infragilite. Tante persone si trovano ad affrontare questa situazione senza un contatto all’esterno e senza alcuna rete di tenuta della comunità e questo è un problema politico: se si mette in campo questo meccanismo in cui ognuno vive da solo questa emergenza, rischiamo di uscire più fragili e anche più deboli, non solo fisicamente ma anche psicologicamente.

Come si fa a rompere questo muro della solitudine?

Quello del muro della solitudine è un tema complesso che l’Italia sta affrontando in ritardo. Nel Regno Unito era già iniziato un lavoro simile con l’attività della deputata Jo Cox, uccisa pochi giorni prima della Brexit. Che aveva messo in campo una serie di azioni di comunità per far sì che anche una serie di servizi molto basici, dalla posta, ai farmaci, alla spesa e alla costruzione di comunità anche piuttosto ristrette, portasse le persone ad avere un contatto umano. Il tema del supporto psicologico, della costruzione di piccole comunità, dell’abitare sociale (il cosiddetto cohousing), sono temi che dovranno essere messi in campo in una regione anziana come la Liguria: una regione in cui gli anziani spesso sono anziani soli che non hanno magari bisogno di finire in una RSA. Ma che si trovano da soli ad affrontare questa emergenza.

C’è anche un nuovo elemento che sta creando una nuova forma di distanza e di mancanza di contatto sociale, quello della DaD, o didattica a distanza. Quali sono in Liguria le mancanze nella didattica a distanza?

La didattica a distanza – risponde Luca Garibaldi – è uno strumento che si può utilizzare ma non abusarne. Abbiamo in tutto il paese, in tutto il mondo fatto per necessità un salto tecnologico che non facevamo da anni, e abbiamo malamente colmato i ritardi nella digitalizzazione. Come non si fa la quarantena uguale in tutte le case, non è uguale neanche la dotazione di servizi: Internet è un diritto universale e quindi la connessione deve essere un diritto universale. Nelle aree interne e nelle famiglie più povere la disponibilità di un tablet e di una connessione non è scontata e trattare situazioni differenti come se fossero uguali è un problema.

Nella nostra regione abbiamo sbagliato alcuni aspetti: non è solamente il tema dei voucher, ma il fatto di avere demandato solo alle famiglie e non alla scuola verificare le condizioni alla base della costruzione di una rete di servizi. Sono stati dati poi dei messaggi contraddittori rispetto alla scuola. Cosa succederà a gennaio? Come ci si riorganizza? Come si mettono in campo delle modalità di Didattica a distanza che non siano estranianti? In alcune realtà di questo paese si stanno sperimentando dei modelli misti o dei percorsi che consentano la non perdita del rapporto interpersonale che nella fase dell’apprendimento ha una sua valenza.

C’è inoltre bisogno che si ci sia una percezione sempre più forte di sicurezza rispetto alla didattica in presenza e la didattica a distanza, altrimenti il rischio è che chi ha gli strumenti familiari per potere apprendere a casa è avvantaggiato rispetto agli altri. La scuola smette in questo modo di essere uno strumento di emancipazione.


Per la sanità come capogruppo PD hai proposto la soluzione degli alberghi Covid. C’è stato ad esempio un caso di un albergo, anche in centro storico, che ha sollevato molte polemiche perché era molto vicino alle abitazioni e spaventava i cittadini. Perché è preferibile la soluzione degli alberghi Covid rispetto alla riapertura di reparti che sono stati dismessi nelle strutture ospedaliere?

Sono due cose diverse. – precisa Luca Garibaldi – I reparti si riaprono per le persone che hanno bisogno di cure, che hanno bisogno di un presidio medico e quelle persone non possono essere mandate nelle RSA, come invece si sta facendo, anche se sono RSA che magari non hanno pazienti. Per chi ha bisogno di cure anche minime, c’è bisogno di reparti ospedalieri.

Se c’è un caso positivo in un nucleo familiare e quella persona è l’unica positiva di quel nucleo familiare, esso è costretto a fare la quarantena insieme alla famiglia, con il rischio e lo stress emotivo di contagiare i propri familiari. Non tutte le case sono uguali, non tutte le famiglie hanno la possibilità di avere due bagni separati.

Oppure all’interno dell’abitazione si convive con delle persone fragili dal punto di vista fisico come malati oncologici: che risposta dai? Noi abbiamo una grande possibilità, che quella di utilizzare strutture ricettive in cui queste persone possono fare la loro quarantena senza sintomi e nel caso in cui avessero un peggioramento sono monitorabili.

Ci sono casi di personale medico – conclude Luca Garibaldi – che è stato rimproverato perché tornando a casa portava a casa il Covid: questo virus ha anche una capacità disgregativa della solidarietà. Dovremmo ritornare al fatto che siamo una situazione talmente delicata che avremmo bisogno di una maggiore solidarietà tra di noi.

Mentre la soluzione dell’ospedale da campo all’ospedale San Martino, ti sembra adeguata? che cosa ne pensi?

Quando si costruiscono delle strutture temporanee dentro ospedali vuol dire che la gestione della seconda ondata è stata insufficiente. La Regione Liguria, come tante regioni, è una di quelle che ha visto arrivare da fine settembre numeri molto elevati. Quando viene montata una tenda da Campo al San Martino, significa che è saltata la sanità territoriale, è saltato il tracciamento e l’unico punto d’accesso delle persone è il pronto soccorso. Questo significa che il sistema che era stato costruito non era così forte o è stato travolto. È stato un segnale forte di debolezza.

Un altro punto dolente nell’organizzazione pubblica è quello del trasporto pubblico locale, che in realtà aveva già tante carenze prima del periodo Covid. Se fossi tu l’assessore ai trasporti in regione Liguria, che cosa faresti per migliorare per cambiare la situazione attuale del trasporto pubblico locale?

Il trasporto pubblico locale – spiega Luca Garibaldi – nella nostra regione ha alcuni vizi di origine, alcuni dei quali dipendono dalla scorsa legislatura e sono collegati principalmente al fatto che noi abbiamo firmato un contratto di servizio con Trenitalia, in cui il potere decisionale della Regione è molto basso. D’altro canto c’è il tema di un parco mezzi che si sta aggiornando ma con grande fatica. La gestione del trasporto pubblico non è facile, però anche in questo caso sono stati lanciati i messaggi alquanto contraddittori: durante l’estate siamo stati una delle prime regioni ad avere fatto saltare la riduzione delle capienze. Soprattutto sui treni regionali non c’era più il limite del cosiddetto 80% ma si viaggiava a piena capienza e poi si è arrivati tardi e male al 50%.

Si è verificata anche la situazione paradossale per cui i treni dalla Liguria ad altre regioni dove invece rispettata la capienza ridotta dovevano fermarsi per far scendere i passeggeri di troppo…

In questo senso noi abbiamo un problema: abbiamo chiesto di utilizzare durante la fase di inizio delle scuole i bus turistici che non si possono utilizzare ovunque. Ma abbiamo 1500 bus inutilizzati che potevano sopperire in parte a questa carenza. Non si è poi provato ad organizzare il tema degli accessi alla didattica e degli accessi al lavoro nelle situazioni dove c’era più presenza di persone, per abbassare la pressione sui mezzi del trasporto pubblico.

C’è la necessità di dotarsi di un mobility manager regionale che aiuti a organizzare i trasporti e favorisca il dialogo tra mondo della scuola, mondo del lavoro e sistemi di mobilità.

Per riuscire ad affrontare il problema attuale degli assembramenti, quale sarebbe la soluzione migliore? La capienza ridotta, aumentare i mezzi: cosa fare?

L’aumento dei mezzi è un tema necessario, quindi ci sono diverse soluzioni, c’è dibattito anche a livello nazionale, c’è il tema dello scostamento degli orari: ad esempio la scuola si potrebbe organizzare in diverse fasce orarie. Gli ingressi scaglionati la mattina e di pomeriggio potrebbero essere una soluzione come avere un meccanismo di intermodalità più forte: perché se tu favorisci percorsi nel trasporto pubblico locale che siano integrati tra bus e metro con un abbonamento unico e tariffe agevolate, rendi possibile trovare una soluzione.

E’ comunque utile che si continui a tenere una capienza del 50% anche nella fase successiva. È un problema di cui bisogna farsi carico sapendo che comunque il viaggio che si fa con i mezzi è a capienza ridotta per cui non è facilissimo per l’utenza da gestire.

Una delle proposte che avete formulato in questo periodo come PD in Regione è quella di accelerare sulle assunzioni del personale medico a tempo determinato e non indeterminato. Perché?

Abbiamo un tema che è quello del cambio e del rinnovamento generazionale degli operatori sanitari. Noi abbiamo bisogno di assunzioni – afferma Luca Garibaldi – di personale medico, di personale infermieristico, di oss e di personale dedicato anche all’amministrazione e alla gestione dei tracciamenti. Purtroppo per la gestione pandemica lo strumento nazionale che viene ancora dato è quello del tempo determinato.

Noi dobbiamo stabilizzare, rafforzare e rendere stabile il personale già assunto. Un errore che è stato fatto da molte regioni, tra cui la nostra, è stato che il personale infermieristico, che è quello che manca, una volta terminata l’emergenza si è spostato nelle strutture private o in altre regioni dove veniva loro offerto un contratto maggiore. Non abbiamo fatto una politica attiva e quindi adesso paghiamo il figlio di questa mancata programmazione.

Perché ti stai opponendo alla privatizzazione di Toti dell’ospedale di Rapallo, che cosa sta succedendo lì?

Ospedale di Rapallo

Durante la presentazione delle linee di mandato di Toti e il consiglio straordinario sulla sanità che abbiamo chiesto subito per fare il punto pandemia, Toti ha detto che non avrebbe spostato un reparto, o che non avrebbe mai utilizzato questa pandemia per fare delle operazioni di cambio delle destinazioni d’uso gli ospedali: tre giorni prima aveva autorizzato la messa in affitto di un piano dell’ospedale di Rapallo dove potevano starci fino 53 posti letto, secondo quanto diceva la ASL, a dei privati per generiche prestazioni sanitarie.

Un’azione sbagliata nel metodo e nel merito perché dopo il Covid noi dovremmo ripensare molto di più il tema della centralità della sanità pubblica, non solo ospedaliera, ma anche territoriale: è il bene più prezioso che abbiamo. E inoltre nel momento in cui si ha carenza di posti opzionare ai privati è una scelta insostenibile. Non si può organizzare così la sanità come se fosse un garage con dello spazio.

In diversi imputano a Montaldo, che era assessore con Claudio Burlando nel governo regionale del PD, l’avvio dell’opera di privatizzazione nella sanità in l Liguria. Cosa cosa risponderesti a queste considerazioni?

È abbastanza singolare: – spiega Luca Garibaldi – si mette in campo sempre questo meccanismo per cui se gli altri hanno fatto male, anche noi non l’abbiamo fatto bene. Gli errori nella gestione del sistema sanitario nazionale sono figli di stagioni, se noi guardiamo quasi tutte le amministrazioni pubbliche fino al 2010-2015, c’è stata una scelta di esternalizzare i servizi e di ridurre la presenza dello Stato e della spesa pubblica in tanti settori tra cui la sanità. un conto è che il pubblico faccia la regia, e il privato diciamo stia in questo percorso sapendo che il privato è il privato che sta sul mercato. Il convenzionato nei fatti è una forma di pubblico, in cui il pubblico paga il privato per fare servizi che il pubblico potrebbe elargire.

Credo che questa emergenza abbia messo in moto diversi meccanismi: un meccanismo di consapevolezza rispetto alla qualità dell’offerta sanitaria e il fatto che ci sia bisogno di una nuova centralità del pubblico nella sanità. Il tema delle risorse rispetto agli anni di Montaldo è completamente cambiato: gli investimenti in sanità, in questi due anni hanno compensato i tagli fatti nelle negli anni precedenti.

Una battaglia che ti sta molto a cuore è quella della nazionalizzazione del parco di Portofino. Che cosa si può fare adesso per accelerare i tempi e quali possono essere i vantaggi per il territorio nell’avere questo parco nazionale?

Noi siamo una regione strana: in tutto il paese si cerca di aprire spazi al tema ambientale: noi siamo l’unica regione che ha la possibilità di fare di uno dei luoghi più conosciuti al mondo un parco di grandi dimensioni che rilanci quel comprensorio e il Levante Ligure e lo riduciamo a un meccanismo burocratico che si contrasta perché non si è d’accordo.

Penso che sia una grande opportunità che va inserita in una strategia di sostenibilità della nostra regione che è fatta di tutela ambientale, di riconversione verde dell’economia e di valorizzazione del territorio.

Sarebbe una grande opportunità: la nuova giunta dovrà affrontare questo. Abbiamo fatto delle proposte su una perimetrazione che consenta di mettere anche a sistema zone più premiate dal punto di vista economico con zone meno fortunate: un modo per ridistribuire e riattivare la ricchezza nel territorio.

Facciamo l’ultima domanda Immagina di scrivere un telegramma virtuale a Toti, che cosa gli diresti in questo momento.

Direi a Toti – conclude Luca Garibaldi – che la campagna elettorale è finita, che quindi risulta anche un po’ stucchevole il fatto che si cerchi tutte le volte di dimostrare di essere migliori quando non lo si è. Da grandi poteri derivano grand responsabilità e si dovrebbe esercitarle senza cercare un nemico. Perché nei momenti di crisi si vede chi ha la capacità di guardare oltre il consenso sul breve termine. Ne va della Liguria: c’è bisogno di senso di responsabilità e di terminare questa fastidiosissima ricerca del nemico e della polemica.

Alice Salvatore

Dopo un'intensa esperienza in politica, metto al servizio del pubblico le competenze maturate per fare vera informazione. Scopriamo insieme che cosa pensano politici e personalità pubbliche. Verba volant, Scripta Manent!

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