E’ trascorsa tranquilla ma con accresciuta tensione la notte a Zubin Potok, la località del nord del Kosovo interessata dai blocchi stradali e dalle barricate dei serbi, dove ieri sera si è udita una sparatoria i cui contorni restano ancora da chiarire. Kfor, la Forza Nato in Kosovo, ha confermato gli spari avvenuti non lontano da una propria postazione, sottolineando tuttavia che essi non erano diretti contro i suoi militari dispiegati nella regione per il monitoraggio della situazione. Indagini sono in corso da parte della polizia locale e delle autorità di Pristina per far luce sull’episodio, che ha suscitato grande allarme.
Dopo che il premier kosovaro Albin Kurti ha definito nei giorni scorsi non più tollerabili le barricate, il presidente serbo Aleksandar Vucic ha avuto ieri sera un consulto con la premier Ana Brnabic e i vertici militari. Il capo di stato maggiore serbo, generale Milan Mojsilovic, definendo la situazione molto complessa, si è recato a ridosso del confine con il Kosovo assicurando che l’Esercito adempirà in pieno ai compiti assegnatigli, senza fornire tuttavia particolari.
Da parte loro, gli ambasciatori a Belgrado dei Paesi del Quint – Usa, Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia – hanno chiesto al presidente Vucic di intervenire perchè venga posto fine rapidamente a blocchi stradali e barricate, una situazione che si protrae da 17 giorni e che condiziona pesantemente il sistema di trasporti e comunicazioni nel nord del Kosovo.
La locale popolazione serba protesta contro l’arresto ritenuto ingiustificato di tre serbi, due dei quali ex agenti dimissionari della polizia kosovari, e per la presenza nel nord di ingenti forze della polizia speciale inviate da Pristina per rafforzare la lotta a corruzione e criminalità.