Gianluigi Paragone (ItalExit): L’Italia via dall’Europa. M5S? non è più antisistema

Giornalista, ex cinque stelle, ora Senatore e fondatore di un partito dal nome forte: Italexit. Gianluigi Paragone vuole l’Italia fuori dall’Europa. Una posizione coraggiosa, netta. Alcuni dicono “esagerata”.

Sei passato dal giornalismo alla politica, come ti trovi in questa nuova veste?

Ero tormentato prima come giornalista, tormentato resto adesso. Diciamo che il giornalista si ferma alla fase descrittiva di una situazione, mentre il politico dovrebbe concorrere nell’elaborazione della soluzione. Ma nel momento in cui la politica e le istituzioni vengono svuotate del potere reale, quello attribuito dalla Costituzione, mi sento molto in “Gabbia”, per utilizzare il titolo di una mia vecchia trasmissione.

Come sei passato dal dirigere “La Padania” e condurre “La Gabbia” a militare nei cinque stelle?

Quasi tutte le mie grandi avventure editoriali da direttore e vicedirettore sono state all’insegna di un giornalismo d’attacco, di denuncia. Il Movimento 5 Stelle mi appariva come il contenitore più frizzante, quello che non aveva paura di smontare il sistema di potere.

Quindi nel momento del mio debutto politico ho accettato l’invito del Movimento, anche se quella non fu l’unica forza politica ad invitarmi.

Che rischi e vantaggi avrebbe l’Italia ad uscire dall’Europa?

L’Unione Europea funziona per tutti quei paesi che non sono eccellenze, oppure per l’eccellenza tedesca che ha potuto “costruire” il paradigma dell’Unione Europea, il paradigma dell’Euro. E’ chiaro che la Germania si trova padrona di casa dentro l’Unione Europea. L’Italia, che avrebbe potuto dare disturbo all’economia tedesca, non può beneficiare da regole del gioco che sono costruite per la Germania.

La standardizzazione cui l’Unione Europea tende non può che fare male all’Italia, che è fatta di eccellenze che vedono nel piccolo la loro esaltazione. La Germania odia questa costruzione industriale, economica e sociale dell’Italia, la considera una minaccia.

L’Italia ha sempre avuto bisogno di una moneta debole, anche da poter svalutare in modo tale da concorrere sui mercati globali con posizioni di vantaggio. Per la Germania questa è una bestemmia. Ovviamente non metto in discussione i modelli degli altri, ma difendo il mio. L’Euro non c’entra nulla con i nostri modelli.

Cosa ha sbagliato il governo Conte due?

Sbagliano tutti sulla stessa dinamica, quella di ricalcare le lezioni e le indicazioni che arrivano da Bruxelles. Conte due è un altro governo europeista.

Tria, come già dissi più di una volta durante il governo Conte uno, avrebbe costretto Conte a stare dentro gli schemi della liturgia europeista. E anche la Lega avrebbe obbligato Tria a stare dentro quello schema, schema al quale non credo per nulla.

Io penso che uscendo dall’Europa, l’Italia ha soltanto di che beneficiare. Perché nel momento in cui esci decidi di giocare una tua partita, sia a livello monetario che macroeconomico, che è assolutamente concorrenziale sui mercati globali. Il Made in Italy è qualcosa che tutto il mondo vuole: quando vado in giro a parlare con degli imprenditori, il primo sforzo è far capire che noi siamo un’aquila e non un pollo.

Non ci sono altre forze politiche con una posizione così netta

Nessuno ha una posizione così netta: tutti partono da posizioni nette, perché sanno che il tema c’è, poi hanno paura di spendere fino in fondo la sfida. La Brexit è riuscita perché Farage è andato fino in fondo, eppure le resistenze sono notevoli.

Voglio anche ricordare che Farage è riuscito a ottenere il famoso referendum “leave or remain”, perché gli altri erano convinti di vincere il referendum, erano convinti che i remain fossero la maggioranza e perché il sistema aveva convinto tutti alle ragioni del Remain. Peccato che poi il popolo non l’ha pensata così.

A cosa sta lavorando la commissione d’inchiesta sul sistema bancario?

E’ una commissione dove non ho mai messo piede e non ci metterò piede fino al momento in cui la presidente della commissione non renderà pubblici gli atti che riguardano il fallimento delle banche, quelle su cui la prima commissione indagò e non dice chi sono i debitori che hanno generato il default.

Fintanto che non c’è piena trasparenza da parte di chi voleva “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno” non ci può essere una commissione d’inchiesta. La Ruocco sta facendo meno notizia di Casini, il quale era riuscito ad essere più incisivo di questa commissione, che sembra la commissione del compitino elementare.

Infatti i risparmiatori non sono stati rimborsati e nessuno sa nulla del lavoro di queste commissioni, eppure ci sarebbero tante cose da scoprire.

Bisogna avere il coraggio di mettere le cose in chiaro: l’amministratore delegato di Leonardo, la ex Finmeccanica, è stato condannato in primo grado per una vicenda legata ad MPS quando lui era presidente. Sono stati condannati lui e Viola, che era l’ex amministratore delegato. Questo signore è condannato per avere falsificato i bilanci di MPS e ancora oggi è alla guida di Leonardo.

Loro che, ripeto, erano entrati in parlamento per essere i distruttori del sistema, sono il palo del sistema.

A questo punto ci si chiede se ha senso aprire Commissioni di inchiesta in Parlamento

In Parlamento le commissioni d’inchiesta servono per rendere trasparenti gli atti che producono o hanno prodotto delle distorsioni. Ma alla fine il sistema bancario continua a commettere gli stessi errori e si continuano a proteggere le stesse persone.

A questo punto lasciate ai magistrati il lavoro: la commissione d’inchiesta è una specie di bomboniera inutile, che non sai dove piazzare.

Io non entro nella commissione d’inchiesta, ma mantengo la mia posizione soltanto in attesa che la Ruocco decida di rendere pubblico l’elenco di coloro che hanno generato il default di queste banche.

Sostieni che i 5 Stelle abbiano tradito moltissime battaglie. Quando hai iniziato ad accorgerti che qualcosa non andava?

Non è che sono io a sostenerlo. E’ la verbalizzazione dei loro voti, abbiamo solo l’imbarazzo della scelta.

Ai risparmiatori è stato detto di non accettare l’elemosina, così parlò Di Maio. Oggi di fatto quei poveri cristi sono ancora in attesa dei rimborsi, eppure i voti raccolti dal Movimento nella terra del Veneto, non sono certo arrivati per il reddito di cittadinanza, ma perché volevano “vendicare” l’ingiustizia subita da quei risparmiatori.

Qual è stato il momento in cui ti sei reso conto che nel Movimento non ti ci trovavi proprio più?

Il momento è stato quando hanno deciso di avviare un governo con il Partito Democratico. Il PD, a differenza della Lega, aveva rappresentato il grosso di quello che durante la campagna elettorale, avevamo contestato, cioè gli intrecci con il mondo finanziario.

Dalla tossicità del rapporto tra il PD e l’Europa, al Jobs Act di Renzi ai piani industriali, all’ILVA.

C’è anche la questione della TAV. Il treno ad alta velocità è stato qualcosa che già nel primo governo aveva messo tutti sul chi va là, ed era chiaro che si stava giocando una partita “teatrale”: noi ci sfilavamo dalla votazione e lasciavamo che la Lega votasse insieme a Forza Italia e al PD.

Ormai il Movimento 5 Stelle, non è più il movimento di rottura.

Vogliamo parlare dei Benetton? Dopo quello che accadde a Genova, ricordo ancora gli applausi delle famiglie e della popolazione quando entrarono i rappresentanti dell’allora governo Conte.

Le parole d’ordine erano decisamente diverso rispetto all’azione di oggi. Sappiamo che non è stato revocato un bel niente.

Di cosa hanno paura i 5 stelle?

Ormai hanno paura delle parole che li hanno portati lì, hanno paura degli impegni che avevano preso in campagna elettorale. E’ come se avessero paura di loro stessi, delle modalità con cui sono arrivati al Governo.

Il Movimento venne votato solo perché una grossa fetta di italiani individuò nel movimento e nella Lega le due forze antisistema. La Lega fu premiata dentro la coalizione di centro-destra, come a dire: “Caro Berlusconi, hai rotto un po’ le scatole con il tuo linguaggio e la tua fazione moderata.” Ma la prima forza premiata in quelle elezioni è stato il MoVimento 5 Stelle. Ma ripeto… premiato perché forza antisistema.

Nel momento in cui ha cominciato ad abdicare dal suo essere antisistema ha perso consensi a vantaggio della Lega.

E’ chiaro che la Lega aveva il tema dell’immigrazione e della sicurezza mentre di Maio aveva una crisi industriale e la disoccupazione con cui fare i conti, ma nessuno gli aveva detto di mettere insieme il Ministero dello Sviluppo Economico e del Welfare e di fare il Superministro.

Hai definito l’attuale governo un “Nemico del popolo”.

L’ho fatto perché tutte le volte che bisogna decidere da che parte stare, questo governo sceglie di stare dalla parte del più forte, che non coincide esattamente con quello che serve al popolo.

Sull’Ilva stanno dalla parte del padrone, cioè Arcelormittal, e a Taranto il movimento prese i voti per chiudere l’Ilva. E ricordo che l’Ilva va chiusa. Non c’è un’altra opzione possibile.

Addirittura adesso si genuflettono nei confronti della famiglia Elkann-Agnelli. C’è Patuanelli che va abraccetto con Castellucci.

Il Movimento era contrario all’accelerazione verso il libero mercato dell’energia e invece dal primo gennaio di quest’anno ha costretto le PMI a superare il mercato tutelato per andare sul libero mercato e dall’anno prossimo toccherà a tutte le famiglie.

Ora Patuanelli, come già ha fatto con i piccoli imprenditori, toglierà alle famiglie la possibilità di rivolgersi all’acquirente unico. Questo è un regalo che stanno facendo ad Enel, a Edison, ad A2A.

I cittadini sono sempre all’ultimo posto, sono abbandonati dal governo e sono ricattati, dal ricatto della modernità.

La modernità è quella della didattica a distanza, dove Google ad un certo punto ti dice che devi pagare un abbonamento.

La modernità è la consegna del cibo a domicilio. I ristoratori per fare un po’ di cassa devono accettare le regole capestro di queste piattaforme. Ma fa tutto il ristoratore.

I signori che gestiscono la popolazione dei Raider. Qual è il loro guadagno? quello di avere un algoritmo, ma mica cucinano loro, e per di più danno una multa ai ristoratori in caso di ritardo nella consegna del piatto.

Siamo di fronte ad una tornata elettorale importante per il sindaco di Roma. Ti candiderai o appoggerai qualcuno?

Non c’è soltanto il sindaco di Roma, c’è il sindaco di Milano, di Torino, di Napoli, una serie di amministrative che messe insieme saranno un pezzo di Italia politica.

Noi ci presenteremo sicuramente. Laddove avremo la forza di presentare delle liste ci saremo. Bisogna vedere con quali dinamiche amministrative.

Immagina di inviare un telegramma a Conte

Vattene a casa perché non è roba tua.

Un telegramma ringhiato

Glielo dico in aula, figurati. Gli regalerei il rinoceronte di Ionesco. Il rinoceronte è un lavoro del teatro dell’assurdo, perché lui riesce nel primo atto ad avere paura del rinoceronte, nel secondo atto a trasformarsi nel rinoceronte e nel terzo a dare la caccia a quelli che non si sono ancora trasformati in rinoceronte.

Alice Salvatore

Dopo un'intensa esperienza in politica, metto al servizio del pubblico le competenze maturate per fare vera informazione. Scopriamo insieme che cosa pensano politici e personalità pubbliche. Verba volant, Scripta Manent!

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