Il Parlamento europeo condanna – in una pesante relazione – l’Ungheria di Viktor Orban per i suoi “sforzi deliberati e sistematici del governo ungherese” contro i valori dell’Ue e chiede sia alla Commissione che al Consiglio di adoperarsi con maggiore impegno per affrontare la questione.
La relazione è stata adottata con 433 voti favorevoli, 123 contrari e 28 astenuti. L’Ungheria ha già reagito definendo “un insulto” il voto e facendo notare che il governo di Viktor Orban è “già stato votato quattro volte” dagli elettori.
Ma La coalizione di centrodestra ancora una volta si è spaccata in un voto riguardo a Orban. Tra i voti contrari ci sono infatti quelli di Fratelli d’Italia e Lega, compatti nei loro gruppi di Ecr e Id. Forza Italia, invece, ha votato a favore (in linea con il gruppo del Ppe). E Pd e Movimento cinque stelle ne approfittano per l’affondo.
Gli eurodeputati sostengono che la mancanza di un’azione decisa da parte dell’Ue ha contribuito all’emergere di un “regime ibrido di autocrazia elettorale” in cui si tengono le elezioni ma che non rispetta gli standard democratici. In sostanza per loro l’Ungheria “non si può più considerare pienamente una democrazia”.
Giudizio che va nella direzione di quella che ha portato il Parlamento ad avviare la procedura legata all’articolo 7 nel 2018, facendo il punto su una situazione preoccupante, secondo il Parlamento, in 12 settori.
Tra questi, il funzionamento della Costituzione e del sistema elettorale, l’indipendenza della giustizia, la corruzione, i conflitti di interesse, la libertà di espressione, compreso il pluralismo dei media. Anche la libertà accademica, la libertà religiosa, la libertà di associazione, la parità di trattamento, compresi i diritti delle persone Lgbtiq, i diritti delle minoranze, nonché quelli dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati, sono ritenuti problematici.
Per le delegazioni di Pd e M5s, Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno scelto chiaramente “di stare con Orban contro l’Europa, di difendere i regimi illiberali”. Fratelli d’Italia si difende: “La relazione si basa su opinioni soggettive e affermazioni politicamente distorte, come in alcuni punti nei quali solleva casi che sono stati risolti molto tempo fa dagli organi competenti, o che riguardano questioni che sono di esclusiva competenza degli Stati membri”.