Dopo essere stato approvato alla Camera lo scorso novembre e dopo aver passato mesi in commissione Giustizia a causa dell’ostruzionismo della Lega, oggi il disegno di legge Zan contro discriminazioni e violenze per orientamento sessuale, genere, identità di genere e abilismo (cioè quelle verso le persone con disabilità) arriverà al Senato. La seduta è stata convocata per le 16.30, ma non si sa ancora come andrà. C’è la possibilità che oggi non si arrivi nemmeno all’inizio della discussione generale e che il ddl venga rimandato di nuovo in commissione.
Oggi pomeriggio, il presidente della commissione Giustizia del Senato Andrea Ostellari, della Lega e contrario alla legge, potrebbe presentare alla presidente del Senato Elisabetta Casellati la richiesta di avere più tempo in commissione per arrivare ad un testo condiviso. La proposta di rimandare il testo in commissione potrebbe di conseguenza essere messa ai voti e potrebbe passare se Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, e anche il gruppo delle Autonomie, decidessero di votare con il centrodestra.
Se il tentativo di Ostellari non dovesse andare a buon fine, oggi al Senato potrebbe invece iniziare la discussione generale sul ddl. La discussione sarà preceduta dal voto sulle cosiddette pregiudiziali di costituzionalità, con le quali si chiede che un certo argomento non debba essere discusso perché in contrasto con la Costituzione: potrebbero essere presentate da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Il voto sulle pregiudiziali sarà però palese, e si prevede che non passi.
Dopo il voto sulle pregiudiziali e se queste venissero respinte, dovrebbe iniziare la discussione generale sul ddl che potrebbe proseguire almeno fino a giovedì. Poi verrà fissato il termine massimo entro il quale presentare degli emendamenti: e saranno presentati dalla destra, che sull’opposizione alla legge ha investito molte risorse, ma anche da Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, che aveva proposto di cambiare la legge in vari punti, in particolare su quello che inserisce il concetto di “identità di genere” tra i motivi di discriminazione per cui sono previste aggravanti.