Cristina Lodi, capogruppo del PD nel Comune di Genova, commenta con noi le urgenze della città e anche l’atteggiamento del centrodestra nell’affrontare le emergenze.
Fra meno di due anni ci sarà il rinnovo dell’amministrazione al consiglio comunale. L’alleanza PD – 5 Stelle ha funzionato a livello regionale? e quale potrebbe essere un pronostico in chiave comunale?
Penso che la cosa importante è tornare a governare la città. Dobbiamo arrivare a fare sì che il centro-destra non governi più Genova, perché credo che il governo di questo centrodestra abbia levato molto in termini di visione complessiva.
Noi come centrosinistra, abbiamo fatto degli errori e l’elettorato ha sempre ragione, ma credo che quello a cui stiamo assistendo è una distruzione di un modello, a partire dai servizi sociali, dai servizi territoriali, dai modelli di cultura, alla mancata trasparenza.
Quindi l’obiettivo primario è quello di tornare a governare. Sul tema delle alleanze da qui a due anni il mondo può cambiare molto: anche a Roma vediamo come gli scenari politici stanno cambiando molto. Se solo pensiamo al PD, a cosa è diventato, alle sue scissioni, è chiaro che molte cose possono cambiare. Io credo che l’alleanza possa essere un fronte importante, un momento in cui ci si mette d’accordo su quale idea di città abbiamo. Credo che le alleanze fatte con il solo obiettivo di vincere ma che non condividono veramente dei temi siano fragili, soprattutto agli occhi di una popolazione che ha visto realizzare delle cose solo a fronte di grandi tragedie.
I cittadini hanno visto fare delle cose: in gran parte si tratta di provvedimenti dettati dal Governo che sono stati tradotti come “efficienza comunale” , e allo stesso tempo ha visto promettersi delle cose che se il Governo non interverrà non verranno realizzate.
Cristina Lodi quali sono le prime criticità a Genova e come il PD le andrebbe a risolvere?
Intanto mi piace pensare che ci sia un’attenzione a utilizzare delle buone prassi, anche nei modelli amministrativi. Viene in mente il piano di governo del territorio di Milano, che è un piano costruito negli anni con una grande platea, un grande scenario di concertazione con le associazioni, con il territorio, che ha pensato alla città in termini urbanistici ma mai scollegando l’urbanistica dalla cultura, dal sociale e dal territorio, dall’ambiente, dal verde dalla mobilità sostenibile.
Dobbiamo ricreare – spiega Cristina Lodi – delle connessioni: io faccio sempre l’esempio dei Giardini storici e delle ville storiche. Se solo noi provassimo a valorizzare la città di Genova come un museo a cielo aperto, potremmo andare addirittura all’Unesco a chiedere finanziamenti. Oggi abbiamo degli esempi eccellenti, come villa Pallavicini, simbolo di una gestione eccellente anche per i gestori stessi e così va fatto su tutto.
Per non parlare dei servizi sociali che dovrebbero davvero essere ripresi in mano e ricostruiti in termini di connessione.
Il cittadino pensa che il centrosinistra abbia fatto molti danni a Genova. Come risponde?
Io credo che intanto un governo protratto per così tanti anni, sia più esposto a questa critica, ma che il centrosinistra non abbia avuto il coraggio, un coraggio che – continua Cristina Lodi – non deve essere tradotto in quello a cui assistiamo oggi, che è un fare “a prescindere” e “nonostante tutto” che molte volte non si traduce in azioni, perché molte volte viene bloccato dalla magistratura oppure dai ricorsi.
Credo che il PD e il centro-sinistra non abbia avuto il coraggio su alcune questioni, su cui magari vi erano pareri diversi, ma io penso che in politica far contenti tutti sia molto difficile.
Perché adesso il centro-destra si è rafforzato e ha così tanto successo?
Il centrodestra ha avuto da una parte un periodo che, a causa di grandi disgrazie, gli ha permesso di maneggiare parecchie risorse economiche, perché il ponte Morandi ha portato milioni di euro. A Genova, è comunque arrivato un quantitativo di risorse incredibili assieme a una grande libertà di utilizzo di queste risorse. Molto è stato fatto in termini di sostegno alle imprese, piuttosto che sostegno alla portualità, anche se non è ancora chiaro cosa sia accaduto con quei milioni.
Spesso la destra fa grandi annunci, si pone come quelli che “fanno”, ma se non ci fosse stato l’intervento del Governo tutto questo non sarebbe mai accaduto e Bucci non l’avrebbe mai fatto.
E poi – conclude Cristina Lodi – quelli del centrodestra si pongono come quelli che rompono gli schemi, che rompono gli stereotipi, ma creano sempre conflitti tra i cittadini e dove non lavori per costruire una comunità ma per creare contrasto. Credo che questo per una amministrazione sia sostanzialmente molto squalificante.
Perché il centrodestra sta tardando nell’aumentare il trasporto pubblico? si parlava di utilizzare i bus turistici
Mi scappa un po’ da ridere su questa notizia: “Genova ha avuto l’idea di utilizzare i bus turistici”. Intanto, le istituzioni si sono subito attivate, ma cosa è successo? che molte regioni tra cui la Liguria non volevano che queste risorse venissero date per un implementazione di questo tipo. Perché in realtà abbiamo delle aziende come AMT che sono in difficoltà economica e il comune preferirebbe avere risorse, non tanto per implementare il servizio privato e pubblico, ma – spiega Cristina Lodi – per sostenere le proprie aziende. Quindi la Regione è molto indietro nell’utilizzo dei mezzi privati.
Finalmente si sono convinti, e noi come Partito Democratico abbiamo votato all’unanimità, e abbiamo ricordato che il Governo dà finanziamenti per questo. Il fatto di poter utilizzare anche il mezzo privato risolve due problemi: da una parte il numero dei mezzi, dall’altra parte il sostegno a queste imprese di trasporto privato che sono in ginocchio.
Sta facendo battaglia per l’assunzione di 27 collaboratori scolastici nelle scuole genovesi. Qual è la situazione?
Il Comune ha fatto un piano atipico: fa un primo piano a febbraio con mille comunicati stampa. Dopodiché ne fa altri due o tre e cambia completamente il piano. Quindi a novembre ci siamo trovati con una modifica inserita a giugno e abbiamo scoperto che l’impegno che si erano presi a settembre, di assumere a tempo indeterminato i collaboratori scolastici, non era stato assolto.
E guardate che il tema è delicato, perché è quella professionalità che non solo gestisce il bambino in termini di cura primaria, come portarlo ai servizi o cambiare il pannolino, ma è anche quella persona che tiene il rapporto con il genitore.
Queste persone dovevano essere assunte a tempo indeterminato a settembre, hanno modificato il piano di assunzioni, hanno prorogato le assunzioni a tempo determinato e hanno assunto per 20 giorni, tramite selezione interinali, persone che si sono presentate all’agenzia.
Questa cosa – dice Cristina Lodi – è molto preoccupante perché a parte le assunzioni, che forse avverranno nel 2021, assumere delle persone addette alla cura dei bambini di cui non si sa il percorso, con un curriculum che viene verificato da un’agenzia interinale, ma non tramite concorso, è qualcosa di pericoloso perché l’accudimento dei bambini e dei minori ha sempre delle delicatezze.
Allora credo che la scelta di usare questo tipo di assunzione per questo tipo di servizio sia ulteriormente deplorevole: non solo dimostra che non hanno mantenuto le promesse ma hanno messo anche a rischio un sistema dove deve esserci sempre un altissimo livello di competenza.
Il Covid ha acuito anche l’emergenza della violenza domestica. Che interventi servono e come hai celebrato la giornata della violenza sulle donne?
Io faccio delle dirette alla domenica sera, alle 19, perché è l’unico modo per riuscire a trasmettere e a informare. E proprio per la giornata abbiamo organizzato un incontro con i centri antiviolenza per registrare tutte le loro difficoltà.
Durante la giornata stessa abbiamo organizzato un evento in diretta con la UISP parlando della “Carta Sport e Donne” supportata da una mozione del PD di cui sono stata prima firmataria.
Genova è entrata a far parte delle città che hanno aderito a questa carta, e ho discusso del legame che può avere la prevenzione e il recupero con lo sport.
Una grossa criticità in questo momento di pandemia è che i centri antiviolenza hanno dovuto ricreare e rivedere le proprie modalità operative, tenendo conto che c’è stato un aumento delle violenze proprio per la maggiore convivenza all’interno delle abitazioni.
Una cosa molto delicata è la gestione, all’interno delle case rifugio, delle donne positive al Covid. Per motivi di sicurezza nessuno deve sapere dove sono le case rifugio, ma se c’è qualche donna positiva, le case non sono organizzate per gestire la quarantena e la quarantena in un altro luogo non così protetto poteva mettere a rischio la sicurezza della donna.
Di questo ovviamente nessuna amministrazione pubblica, né regionale né comunale, se ne occupa: questo vuol dire come ci sia una distanza tra le parole che si dicono in alcune giornate e la concretezza dei problemi che questi centri di violenza affrontano tutti i giorni
Immagini di inviare un telegramma a Bucci
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