Crisi Covid, apre nuovo social market a San Fruttuoso

Sono molte le persone che hanno perso il lavoro o guadagni nel corso del lockdown imposto dalla pandemia di coronavirus. Ed è per loro, che non riescono più nemmeno a fare la spesa, che nasce a San Fruttuoso un nuovo social market.

Sono tanti i nuovi poveri causati dalla crisi legata al covid-19: a partire da ex dipendenti di piccole imprese che hanno chiuso fino ad arrivare alle partite Iva che non fatturano più e coloro che aspettano ancora la cassa integrazione.

L’iniziativa del social market nasce dal municipio Bassa Val Bisagno, il quale, quando ha toccato con mano la difficoltà dei propri abitanti, ha deciso di fare qualcosa di concreto: donare generi alimentari a chi proprio non ce la fa ad arrivare a fine mese.

Il primo social market è nato in via Centurione Bracelli a Marassi, di fronte ai giardini Lamboglia: dato il numero di disperati in aumento, orq il municipio ha deciso di raddoppiare con una nuova “sede” a San Fruttuoso.

Come spiega il presidente del municipio Bassa Val Bisagno, Massimo Ferrante, sono circa 700 le famiglie della zona in difficoltà in questo momento. “Utilizzeremo la vecchia anagrafe di via Vitale, dietro piazza Martinez, o altri spazi che stiamo valutando, perché agli anziani” sottolinea, “spesso persone vedove che con le pensioni sociali sempre più basse riescono appena a pagare affitto e bollette, si sono aggiunte tante famiglie monoreddito che sono rimaste nel giro di pochi mesi senza un lavoro“.

Il social market è nato grazie alla solidarietà biprtisan di tutti i consiglieri del municipio che hanno donato i loro gettoni di presenza per avviare l’attività. Un esempio che continua ad essere autofinanziato anche grazie all’appoggio di alcune catene della GDO.   Sono decine le persone che ogni giorno si mettono in fila per ricevere aiuto: per evitare assembramenti e rispettare le norme anticontagio covid e per tentare di assecondare tutte le richieste, il municipio ha deciso di aprire anche a San Fruttuoso.

Il servizio, per tentare di aiutare tutte le famiglie, è stato organizzato a rotazione: “Al massimo possiamo sostenerle per quattro- cinque mesi“, spiega Ferrante a Repubblica, “perché il servizio è a rotazione e poi tocca ad altre famiglie usufruirne. A chi può chiediamo un aiuto, una sorta di volontariato, per esempio pulire le biblioteche o sistemare il verde dei giardini“.

 

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