Zone rosse, movimenti limitati e coprifuoco: è questo il piano di emergenza contro l’aumento dei contagi da Coronavirus deciso dal sindaco Marco Bucci. Quella di Genova è una situazione che si evolve di ora in ora.
Zone rosse e limitazione movimenti notturni
Palazzo Tursi ha individuato quattro zone rosse, due aree del centro storico, una a Certosa e una a Sampierdarena dove i contagi sono saliti esponenzialmente nelle ultime settimane e dove il rischio di assembramenti è troppo alto per non agire. L’ordinanza è stata firmata dal sindaco Marco Bucci, dopo un confronto con il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e con il prefetto di Genova Carmen Perrotta ed è attiva dalle ore 21 del 22 ottobre 2020 fino al prossimo 13 dicembre.
Le zone interessate dal coprifuoco sono nel centro storico comprese tra via Prè e via della Maddalena e fra via San Bernardo e via dei Giustiniani, mentre a Sampierdarena ad essere coinvolta è la zona che include via Cantore, via Buranello, via Sampierdarena e le strade limitrofe. Il coprifuoco sarà attivo a Certosa nell’area tra la stazione della metropolitana di Brin e piazza Petrella. Questo porta le quattro aree interessate dalla nuova ordinanza a coincidere al 90% con quelle individuate nella precedente: in particolare il centro storico è interessato a est e ovest, escludendo una porzione centrale che comprende via San Lorenzo e piazza delle Erbe.
Le misure prese per limitare i contagi a Genova
Il coprifuoco per le quattro zone sopracitate, dalle 21 alle 6 del mattino, è stabilito seguendo le possibilità previste dall’ultimo decreto emanato dalla Presidenza del Consiglio. In questo caso le persone potranno circolare solamente se andranno in un bar o in un ristorante o staranno facendo ritorno a casa propria o di amici e parenti: non sarà però possibile fermarsi all’esterno o sostare in qualsiasi via tra quelle comprese nell’ordinanza.
Non verranno creati posti di blocco ma verranno eseguiti controlli, affidandosi anche al buonsenso dei cittadini genovesi.
La difficoltà nel gestire la sicurezza, causata dai continui assembramenti nei quartieri sopracitati, ha reso necessario intraprendere una strada più dura di contenimento nella speranza di evitare un nuovo lockdown. Il sindaco Marco Bucci ha sottolineato, nel corso della conferenza stampa tenutasi per annunciare e spiegare l’ordinanza, che dopo un primo weekend dove si tenterà di avere comprensione per la difficoltà di messa in atto delle misure, vi sarà poi tolleranza zero nei confronti di chi sarà scoperto a violare le regole.
Bar, ristoranti e attività di ristorazione
I bar e i ristoranti possono ancora accogliere clienti, anche dopo le 21, in base a quelle che sono le modalità stabilite dal Dpcm del 18 ottobre: questo significa che i locali che eseguono servizio al tavolo potranno rimanere aperti fino alle 24, orario nel quale sarà possibile anche ritirare il cibo di asporto. Non vi sono limitazioni per la consegna di cibi a domicilio.
La riapertura non potrà avvenire però fino alle 5 del mattino. Ogni locale dovrà segnalare, attraverso l’esposizione di un cartello all’ingresso, il numero massimo di persone ammesse all’interno secondo le linee guida e i protocolli stabiliti per l’emergenza da Covid-19.
Per ciò che concerne tutte le attività legate al settore della ristorazione come pub, gelaterie, pasticcerie, bar e ristoranti è prevista la possibilità di consumo al tavolo dalle 5 alle 24 e dalle 5 fino alle 18 senza consumo al tavolo.
Per sostenere gli esercizi pubblici che per aumentare gli spazi all’aperto e i posti a sedere hanno allestito dehors, Palazzo Tursi ha deciso di consentire, in aggiunta alle agevolazioni già concesse, l’installazione di protezioni temporanee in vista dell’inverno. Per ottenere tale possibilità è sufficiente compilare e inviare al Comune di Genova un’autocertificazione, rispettando nella scelta delle protezioni le indicazioni suggerite dal municipio.
Le reazioni all’ordinanza di coprifuoco
La reazione dei proprietari di attività nelle zone rosse individuate da palazzo Tursi, non si sono fatte attendere: per loro una chiusura di questo genere e l’impossibilità di sostare rappresentano un ulteriore spinta verso il baratro del collasso economico. C’è chi si lamenta di un calo nei consumi per via delle limitazioni precedenti: il rischio in questi giorni, e nel prossimo futuro nel caso divenisse realtà un eventuale lockdown, è quello di non riuscire più a sostenere le spese ed essere costretti a chiudere.
In zone come il centro storico, in particolare, si sente l’effetto dello smart working e del mancato passaggio dei lavoratori pubblici operanti in sede: in molti temono, pur ritenendo giusto l’intervento, che l’impossibilità di sostare stabilita dal coprifuoco possa far calare ancora di più gli incassi, nemmeno lontanamente comparabili a quelli dello stesso periodo dello scorso anno.
A Certosa, commercianti e comitati di residenti sottolineano come si tratti di “un incubo senza fine”: l’economia della zona è sofferente fin dal crollo del ponte Morandi del 2018 e l’emergenza coronavirus, a partire dal marzo, non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Il comitato “Oltre il ponte c’è” lamenta la mancanza di notizie certe da parte delle amministrazioni sui contagi del quartiere e di linee guida per la gestione di giovani e anziani, basilari per stabilire delle strategie di contenimento, accompagnate dall’ulteriore insufficienza di una medicina territoriale efficiente per la gestione dei tamponi.